Tomba e Compagnoni: “Milano-Cortina 2026 Giochi sostenibili che riavvicineranno allo sci”
Chi meglio di Alberto Tomba e Deborah Compagnoni poteva lanciare i Giochi di Milano-Cortina 2026, di cui sono ambasciatori molto speciali? E’ quello che hanno fatto in una serata tutta a dedicata a loro al Festival dello sport di Trento, nella quale hanno anche rievocato le loro innumerevoli vittorie, soprattutto i due ori olimpici conquistati ai Giochi di Albertville il 18 febbraio 1992 a poche ore di distanza l’uno dall’altra, Deborah in superG e Alberto in gigante.
A proposito di Milano-Cortina 2026, Deborah dice: “Sarà un’edizione nuova per la sua sostenibilità economica, sociale e ambientale. Si adatterà al territorio, verrà valorizzato ciò che già esiste”. Alberto aggiunge: “Vorrei fosse un’Olimpiade di sport al cento per cento, che tanta gente si possa avvicinare di nuovo allo sci. La pandemia sarà finita, è ora di darci dentro per dare lustro all’Italia”.
Per quanto riguarda invece i Giochi di Pechino 2022, che si svolgeranno nel prossimo febbraio, i due campionissimi dello sci alpino italiano fanno le carte alle attuali squadre azzurre: “De Aliprandini e Vinatzer qualcosa possono fare, poi c’è la velocità. Però occorre arrivare in forma a febbraio. Chi parte forte ora, a gennaio ha un calo” spiega Alberto. “Con le ragazze siamo forti, Goggia, Bassino e Brignone possono darci soddisfazioni”, aggiunge Deborah.
Ma c’è spazio anche per i ricordi e i momenti emozionanti vissuti grazie agli atleti azzurri dei Giochi di Tokyo. “Che grande messaggio ha mandato Tamberi con il suo oro dopo l’infortunio. Mi rivedo in lui”, dice Deborah, che poi confessa: “L’ho visto in albergo qui a Trento ma non ho avuto il coraggio di andarlo a disturbare”. Alberto invece si inventa uno dei suoi slogan per spingere la gente ad andare a sciare: “Vieni in seggiovia che è finita la pandemia”.
Poi inverte il logo dei Giochi di Milano-Cortina, Futura, e il 26 stilizzato diventa un 92 “come Albertville, vedrete che porterà bene”. Infine, il momento nostalgia: “Io mi sono ritirato nel 1998, lei nel 1999, abbiamo smesso troppo presto. Lei ha detto ‘Senza Alberto non mi diverto’ (ancora uno slogan, uno dei tanti dell’inesauribile fantasia del bolognese, ndr), e pensare che poteva andare avanti fino a Torino 2006…”.
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