Sofia Goggia proiettata verso Lenzerheide
Non lo dice esplicitamente ma Sofia Goggia, in un lunghissimo post pubblicato sui social network, lascia intendere, dopo il via libera ricevuto dai medici della Fisi per tornare sugli sci e dopo tre giorni di allenamento a Livigno, di essere ormai pronta per le finali di Coppa del Mondo di Lenzerheide dopo un incredibile recupero dall’altrettanto incredibile frattura al piatto tibiale del ginocchio destro che si è procurata lo scorso 31 gennaio a Garmisch-Partenkirchen. Nella località del Canton Grigioni Sofia, se le sensazioni durante le prove cronometrate di lunedì e martedì saranno buone (sempre che si facciano dato che è previsto maltempo), sarà a pronta a difendere la leadership di discesa nella gara di mercoledì dagli assalti delle svizzere Corinne Suter e Lara Gut, staccate da lei di 70 e 97 punti. Un ritorno che avrebbe del clamoroso e che lei stessa soltanto tre giorni fa avrebbe negato a un importante media nazionale. Ecco il testo del post.
PER ASPERA AD ASTRA (“attraverso le asperità sino alle stelle”, ndr)
Entrai nella stanza e subito ci abbracciammo: versai qualche lacrima sul sui camice e poi, per darmi una sorta di contegno, mi adagiai sul lettino, pronta a ricevere l’imminente trattamento osteopatico. Iniziò la seduta in rigoroso silenzio, ma ebbi l’impressione che si comportò proprio così per rispettare quella dimensione di vuoto mista a dolore che mi portavo appressa e che ancora non riuscivo a scrollarmi di dosso.
D’improvviso però mi chiese: “cosa desideri?”
Corrucciai il sopracciglio: mi sentivo talmente paralizzata e sopraffatta dalla situazione da non sentire la mancanza di nulla e, tantomeno, la voglia di propendere verso qualcosa.
Gli risposi: “Nulla, Paolo. Io non desidero nulla”.
Non mi addentrai nel discorso ma dentro di me lo sapevo: stavo mentendo, fors’anche a me stessa.
Si. Avevo tremendamente bisogno di tornare a desiderare qualcosa nel mio cuore, perché la vita senza un desiderio vero che ci guida, che sia una persona, una meta da raggiungere, un obbiettivo, o una stessa stella non è vita anzi, è un disastro, e io avevo la necessità di levarmi da quest’ultimo e da quel suo limbo stagnante in cui ero incappata e in cui non mi riconoscevo più.
Desiderare si. Ma cosa?
Scesi dal lettino riuscendo finalmente a estendere la gamba… che miracolo. Mi sentii davvero meglio e lui mi salutò dicendomi che, per come l’aveva percepito lui, con le sue mani (che mi conoscono da anni), il ginocchio gli era sembrato stabile.
Il giorno dopo mentre camminavo sotto il sole di Bergamo per la prima volta completamente senza stampelle, composi il numero del Dott. Schonhuber: ‘Herbert, ce la posso fare per le finali?’.
Era martedì. Era il 2 marzo. Ed è stata la prima volta dal 31 gennaio che nel mio cuore ha albergato nuovamente un desiderio”.
Foto: Instagram Sofia Goggia