Scandalo qualificazioni olimpiche: intervista esclusiva a Vietti, l’atleta accusato
Il bubbone è scoppiato. Prima sottotraccia, poi con grande fragore dopo un lungo pezzo pubblicato da Repubblica. Ecco i fatti.
Per stabilire quanti pass sono a disposizione di ogni nazione che partecipa a un’Olimpiade o a un Mondiale occorrono calcoli complessi e non sempre immediati da capire. Fatto sta che l’Italia, per Pechino, ha a disposizione solo 7 posti tra gli uomini (il tetto massimo è di 11) proprio a causa di questi calcoli complessi. Il che ha portato a esclusioni dolorose, come quelle di Casse e di Tonetti, atleti di ottimo livello ma che non hanno trovato spazio nella spedizione azzurra. Fin qui, comunque, nulla da obiettare. Queste sono le regole.
Peccato, però, che Repubblica ha sollevato sospetti pesanti su alcune gare organizzate in località non proprio Alpine (Dubai, Montenegro, Liechtenstein) che sarebbero servite, sempre a detta di Repubblica, a far qualificare atleti “esotici” che mai probabilmente sarebbero riusciti a strappare un pass olimpico e togliendo così posti a concorrenti ben più forti di loro. Come? Invitando a queste gare atleti con punteggi bassi e facendoli scendere con il freno a mano tirato. Si è parlato anche di compensi in denaro e, addirittura, di minacce a chi non fosse stato alle regole.
Insomma, una brutta storia. Anche perché c’è dell’altro. Il 24 gennaio il Comitato Olimpico Internazionale (Cio) divulga una nota con cui comunica di aver aumentato di quattro, da 153 a 157, il numero degli sciatori ammessi a Pechino. Di questi posti aggiuntivi ne hanno beneficiato l’Austria (2), la Francia (1) e la Germania (1), che però non ha utilizzato. Decisione, quella del Cio, che ha destato altre perplessità in una vicenda dai contorni certamente poco chiari.
Specialmente pensando che alla fine, magari, le gare in questione potrebbero non essere state truccate, ma se lo fossero non sarebbero probabilmente le prime. Un esempio di gare quantomeno sospette sono le discese Fis andate in scena in Cina nel gennaio 2020 i cui alcuni atleti cinesi, che non avevano mai partecipato a gare Fis, hanno confermato 38 punti, che valgono un piazzamento nei migliori 150 al mondo con relative qualifiche, “battendo” atleti italiani e austriaci che uscivano dalla Coppa Europa. Alcuni di questi si sono poi confrontati in gare Fis in Europa, non riuscendo a scendere sotto i 100 punti.
Noi di Scimagazine abbiamo allora deciso di andare a fondo della questione e di contattare chi è stato tirato in ballo da Repubblica, Federico Vietti, che ha accettato di buon grado di spiegarci come sono andate le cose dal suo punto di vista.
Ciao Federico, tuo malgrado sei diventato famoso da quanto il tuo nome è apparso nel sommario dell’articolo in questione uscito su Repubblica. Vorremmo conoscere il tuo punto di vista e darti la possibilità di spiegare la tua posizione. Cosa puoi dirci a proposito delle gare a Dubai, in Montenegro e in Liechtenstein?
«Ho partecipato alle gare in Montenegro e Dubai, in Liechtenstein non sono andato, e quella è l’unica gara sotto indagine. A Dubai ero presente sotto una doppia veste, allenatore di un ragazzo che corre per l’Ungheria, che aveva già assolto il requisito dei 160 punti per andare alle Olimpiadi, avendone intorno ai 100 in slalom. Già che ero lì ho sfruttato l’occasione, visto che non avevo effettuato allenamenti estivi e autunnali per fare quattro gare; quello che posso dire sulla competizione nel capannone è che le differenze tra chi è più bravo e chi meno si appiattisce, perchè la pista è piatta, la neve è molle e il tracciato facile. Al minimo errore sei morto. Io ho fatto quel che riuscivo in quel momento.
In Montenegro, sono entrato in più di una gara nei 5 migliori punteggiati al traguardo,abbassando di 15 punti il mio punteggio in gigante, quindi ho fatto una grande performance per i miei standard e nessuno può sostenere che abbia frenato».
Ma cosa ti ha spinto a partecipare a gare tanto lontane da casa, affrontando anche trasferte molto costose?
«Come ti spiegavo, la trasferta di Dubai era a carico dell’atleta che alleno ed ero li primariamente per motivi di lavoro. Per quanto riguarda, invece, il Montenegro, dopo tanti anni passati nel mondo Fis, il fatto di farmi un bel viaggio mi stimolava. Non ho più vincoli non facendo parte di alcun team, sono io con me stesso e le gare sono anche l’occasione per fare un viaggio interessante».
Come sei venuto a conoscenza di queste gare? Sei stato invitato da qualcuno?
«Sono venuto a conoscenza delle gare di Dubai grazie al ragazzo di cui ero allenatore in quell’occasione, e una volta lì ho sfruttato l’occasione per partecipare a 4 gare di “allenamento”. Le Fis del Montenegro le ho viste sul calendario e conoscendo già il posto, perchè ci ero stato la stagione precedente, ho voluto ripetere l’esperienza. Assolutamente nessuno mi ha contattato o invitato».
Quindi escludi categoricamente di aver mai ricevuto pressioni, pagamenti o qualsiasi tipo di condizionamento esterno?
«Lo escludo categoricamente e ho anche le prove circostanziate da ricevute e pagamenti, che dimostrano come nessuno abbia contribuito nemmeno alle mie spese di viaggio, eccezion fatta per la trasferta negli Emirati, di cui si è fatto carico il ragazzo per il quale ho lavorato».
Ti ritieni danneggiato dall’articolo di Repubblica? Dopo essere stato tristemente accusato di essere uno sciatore prezzolato hai ricevuto più insulti o più solidarietà dal mondo dello sci?
«Dal mondo dello sci ho ricevuto tanta solidarità, invece da chi non ne fa parte, e ha letto probabilmente solo l’articolo di Repubblica, ho ricevuto parecchi insulti e accuse volgari e infamanti, accuse che dal mio punto di vista sono assolutamente infondate. La cosa che mi dispiace è che i due giornalisti si siano basati su un report inviato alla Fisi e al Cio senza sentire il mio punto di vista».
Repubblica scrive di avere in mano documenti esclusivi che provano che le gare in questione erano false. Di che tipo di documenti pensi si possa trattare? Magari chat o telefonate registrate?
«Non ne ho la più pallida idea, ho dei video delle competizioni che ho disputato dai quali penso emerga evidente che stavo facendo la mia gara senza alcun condizionamento».
Riguardo le presunte minacce di morte all’atleta minorenne, reo di essere andato troppo forte, ne sai qualcosa? Hai motivo di pensare che queste siano realmente esistite? Eventualmente chi sarebbe stato l’autore?
«Non ho notizia di alcuna minaccia di morte nei confronti di un atleta. Ovviamente non posso escludere che queste siano realmente state fatte, ma per quanto mi riguarda non ne so nulla».
Converrai che i risultati di queste gare hanno permesso di qualificarsi alle Olimpiadi atleti dal trascorso agonistico quantomeno oscuro. Data per assodata la tua buona fede, pensi che altri atleti presenti possano, invece, avere la coscienza un po’ meno pulita?
«Per quanto mi riguarda Dubai e il Montenegro erano tutte gare regolari, in cui nessuno ha offerto la sponda ad altri in ottica Giochi Olimpici. La gara in Liechtenstein è l’unica messa formalmente sotto indagine. Lì non ero presente, però andando a vendere le classifiche si può notare come ci fossero davvero pochi partecipanti; so che è stata sentito il Delegato Fis e su quelle gare nutro qualche dubbio, ma non essendoci stato non mi voglio esprimere».
Considerando che stiamo parlando di gare Fis e che generalmente i quotidiani nazionali trattano lo sci come un argomento secondario, come pensi sia possibile che ora Repubblica abbia sollevato uno scandalo in stile Calciopoli? Credi ci possa essere stata l’imbeccata di qualcuno, di qualche addetto ai lavori?
«Sicuramente i due giornalisti di Repubblica hanno utilizzato un report inviato al Cio come spunto;ho forti dubbi che l’iniziativa dell’articolo parta da loro, ma non sono in grado di dire chi potrebbe averli stimolati».
Mattia Laudati