Matteo Guadagnini non sarà più l’allenatore delle slalomiste azzurre
Il sito internet della rivista Sciare ha pubblicato una notizia bomba: Matteo Guadagnini non è più il responsabile tecnico delle slalomiste azzurre. Lo ha annunciato lui stesso in una lunga intervista a Marco Di Marco, facendo presente che è stato chiamato dal direttore sportivo di tutto lo sci alpino italiano Massimo Rinaldi che gli ha detto testualmente che bisognava cambiare, senza dare ulteriori motivazioni, peraltro proponendogli altre mansioni, che Guadagnini non ha rivelato ma che evidentemente erano squalificanti per la professionalità di Matteo che infatti ha rifiutato.
Una scelta quantomeno sorprendente, per usare un eufemismo, visto che manca ancora un anno all’appuntamento olimpico di Pechino 2022 e visto che negli ultimi due anni la squadra delle giovani specialiste delle porte strette, che dalla prossima stagione saranno orfane della veterana Irene Curtoni, è gradualmente migliorata e ha cominciato a fare qualche buon risultato. Certo, è mancata la continuità e soprattutto Marta Rossetti e Lara Della Mea si sono fatte male al ginocchio, senza contare che Martina Peterlini è stata tormentata per gran parte della stagione dal mal di schiena.
Guadagnini, 58enne trentino di Predazzo, ha cominciato a collaborare con la Fisi nel 1995 nell’Italjet di Ghedina, Runggaldier, Perathoner, Vitalini e Fattori. Nel 2002 entrò a far parte dello staff tecnico dei gigantisti, di cui fu responsabile dal 2005 al 2011, gli anni migliori del dopo Tomba per gli azzurri delle porte Larghe, con gente come Blardeone, Simoncelli, Schieppati e Ploner.
Nel 2016 è stato capoallenatore del settore femminile, posto occupato per un triennio, con gli strepitosi risultati che tutti gli appassionati ricordano. Infine, dal 2019, l’approdo alla squadra femminile di slalom, con la quale stava per vincere un’altra scommessa cercando di porre fine ad anni di crisi irreversibile del settore. Se non è un suicidio privarsi di un allenatore del genere non sappiamo cosa lo sia. Ma non è il primo tecnico di tale livello a fare questa fine in Fisi, e temiamo che non sarà l’ultimo.
Foto: FISI Pentaphoto