Ma lo sapevate che negli altri Paesi si scia?
Per il nostro Governo lo sci è una sorta di “male assoluto”, da bloccare senza indugi. Lo hanno detto a più riprese Conte e i suoi ministri, dimostrando ormai da mesi una sorta di avversità verso il mondo della montagna, disegnandolo come un gruppo di irresponsabili che pensano solo a divertirsi quando il mondo soffre.
Però, basterebbe aprire gli occhi e guardare al di là del proprio naso per rendersi conto che nel resto del mondo le cose vanno diversamente.
Partendo dall’Europa, gli impianti girano regolarmente in Svizzera, così come in Austria (seppur solo per i residenti e questo nonostante il lockdown sia stato prorogato fino al 7 febbraio), mentre la Germania (che ha “davvero 4 piste”) per adesso non sembra voler aprire.
In Scandinavia gli impianti funzionano nonostante i dati della pandemia non siano confortanti. Si scia in Svezia (con Åre in testa, dove il comprensorio è tutto aperto), in Finlandia (a Levi, ad esempio, girano 18 impianti su 27 e la stagione pare lunga) e anche in Norvegia. Il sito norvegese www.visitnorway.it rimanda a un altro link dove le regole anti-Covid vengono spiegate nel dettaglio: in coda si raccomanda di stare almeno “a una distanza di un bastoncino da sci dalla persona che sta davanti, dietro e a lato” e alle partenze è sempre presente personale che vigila sul rispetto delle norme. Aperte anche qui le scuole sci, che organizzano lezioni private o in gruppi di massimo 10 persone; nei noleggi l’attrezzatura viene sempre sanificata con acqua e sapone e i caschi, dopo l’uso, se necessario sono messi in quarantena!
Cambiando zona, vediamo che in Spagna si scia a Sierra Nevada, a Baqueira-Beret in Catalogna e a La Molina sui Pirenei. Si va avanti invece tra aperture e chiusure nell’Est Europa: in Repubblica Ceca, dopo la partenza del 18 dicembre, il 27 è arrivato lo stop per l’incremento dei contagi; in Polonia si era dato il via già a novembre, ma a fine dicembre si è fermato tutto e a oggi non ci sono impianti aperti. Così come in Slovenia.
C’è poi la Francia, dove Macron ha deciso di tenere chiuso almeno fino al primo di febbraio, in compenso ha subito aperto le tasche, garantendo veloci e adeguati ristori a tutte le categorie penalizzate.
Dulcis in fundo ecco l’Italia, l’unica nazione alpina di una certa tradizione (non è certo paragonabile a Germania o Slovenia) che potremmo definire “cornuta e mazziata”: niente sci e (per adesso) niente ristori.
Ma non è finita. Facciamo un salto oltreoceano e vediamo che in Canada e negli Stati Uniti si scia alla grande. E l’organizzazione pare perfetta. Un video sulle maggiori stazioni del Colorado (Aspen, Snowmass e Winter Park) realizzato da Quarta Repubblica su Rete 4 e diffuso poi in rete, ha mostrato che qui il distanziamento è rigoroso: il personale addetto al controllo delle code impartisce istruzioni efficaci e sugli impianti salgono assieme solo i familiari. Regole ferree e organizzazione militaresca anche per lezioni di sci e affitto dell’attrezzatura. Ci hanno impiegato sei mesi per fare in modo che tutto funzioni in sicurezza e il risultato, come testimonia il video, soddisfa tutti.
Insomma, guardando cosa accade nel mondo qualche domanda viene spontanea. In Italia si poteva fare di più? Certamente, diciamo noi. Servivano, però, buona volontà, competenza e il coraggio di prendere delle decisioni. Ma Conte e compagni hanno preferito latitare, inculcandoci che non c’erano alternative. Che, invece, sono sotto gli occhi di tutti.
Luca Laudati
Foto: 4actionsport.it