L'”attività di ripresa” nello sci alpino
Sono varie le ragioni che fanno del tema della “ripresa” un asset fondamentale nello svolgimento dello sci alpino.
Queste ragioni sono riconducibili al fatto che, anche a livello professionale:
– è uno sport stagionale e che comunque (pure includendo le trasferte estive) non si pratica in modo continuativo;
– è uno sport di scivolamento e destrezza che prevede infortuni;
– è uno sport che, in specie per chi non vive sull’arco alpino o sugli Appennini, richiede la gestione (spesso oculata) di risorse economiche rilevanti,
– è uno sport dove in qualche modo le “buone sensazioni” vanno ricercate giorno per giorno, settando quei delicati equilibri che rendono efficace ed efficiente (cioè economico) il gesto atletico.
Quest’ultimo aspetto, ovvero la ricerca costante di “buone sensazioni” è forse uno dei più affascinanti nella pratica dello sci e riguarda tanto l’amatore di buon livello, che l’atleta professionista.
È bello ad esempio sentir dire da una Federica Brignone (atleta e persona che amiamo molto per le sue caratteristiche e le sue scelte) che il suo rapporto con quelle che io ho chiamato “attività di ripresa” è cambiato nel tempo e che oggi, rispetto al passato, il suo feeling e la sua confidenza con gli sci, con la superficie innevata e l’ambiente, sono buoni fin da subito.
Evidentemente, nonostante lo spessore di questa atleta, le sue doti tecniche, la quantità di allenamenti ecc., in passato non era così! Ed è una cosa che fa riflettere e in un certo senso “normalizza” le nostre eventuali difficoltà d’approccio.
Ricevo a volte richieste di supporto su questo delicato aspetto, in specie là dove l’atleta o l’amatore sono incorsi in infortuni e oltre al disagio fisico, all’eventuale cronicizzazione del dolore (che diventa esso stesso un elemento da conoscere e gestire mentalmente), si sentono come bloccati sul piano motorio o non in grado di ritrovare in sé quella “aggressività” necessaria nello svolgimento della disciplina.
Credo che la capacità di approcciare in modo “elementare” la pratica sportiva, ad esempio lavorare sul facile, a bassa velocità, “a secco” sui fondamentali e recuperando in qualche modo un atteggiamento da neofita (ovvero abbassando l’autocritica, le aspettative e disponendosi ad imparare sempre e nuovamente), sia una caratterizzazione importante per lo sciatore.
Tra le apicalità delle attività di ripresa – attività che dopo il lockdown ci riguardano un po’ tutti – sottolineo la rinnovata disponibilità ad apprendere e l’abbassamento della critica, auto o etero-indotta: il giudizio severo su sé, la critica fine a se stessa (frequente in noi adulti), non sono mai state buone alleate degli apprendimenti!
“Imparare a imparare” e “sospensione del giudizio” (che non significa assenza di valutazione), infatti, sono competenze strategiche per ogni sportivo e a maggior ragione là dove mutate condizioni personali o di contesto impongono rinnovati equilibri e adattamenti.
Un’indicazione che amo molto e che va nella direzione delle cose fin qui dette, derivata dalla pratica Zen, è quella di coltivare una “mente di principiante”.
Come scrivo nel mio L’atleta Zen. Una proposta per “menti illuminate” (BMS 2021) «Non ci sono quindi [nella “mente di principiante”] né aspettative, né alcuna idea di conseguimento. Non esiste nulla che sia propedeutico a qualcos’altro.»
Nell’approcciare una disciplina come lo sci alpino, che si sia un professionista o un amatore «Non si è né migliori, né peggiori di quello che si è, ma […] si è e basta!»
Enrico Clementi – Educatore, Formatore, Consulente e Trainer educativo in ambiente sportivo
Autore de: L’allenamento mentale nello sci alpino. Prospettive e strumenti dal mondo dell’educazione (BMS, 2020) http://www.bmsitaly.com/prodotto/allenamento-mentale-nello-sci-alpino/
Per info, contatti, attività formative: enricoclementi017@gmail.com