L’allenamento mentale nello sci alpino. Prospettive e strumenti dal mondo dell’educazione
Come magazine dedicato al mondo del turismo bianco siamo oltremodo attenti alle proposte e alle novità che riguardano il settore dello sci.
Già a inizio anno avevamo notato l’uscita di un libro che rappresentava una novità nel mondo della neve, titolato: “L’allenamento mentale nello sci alpino. Prospettive e strumenti dal mondo dell’educazione” (BMS, novembre 2020). Qui sotto il link di descrizione dell’opera.
http://www.bmsitaly.com/prodotto/allenamento-mentale-nello-sci-alpino/
Incuriositi da quello che si presentava come un “manuale d’istruzioni rivolto a professionisti della neve, atleti, figure di supporto agli staff, amatori attivi”, abbiamo iniziato a seguire il lavoro dell’autore, Enrico Clementi e a cercare di capire il senso della sua proposta – come il lettore sa ci occupiamo sì di turismo, ma seguiamo da vicino anche il mondo dell’agonismo e l’attualità.
È un amico e collaboratore di chiara fama della nostra rivista, Claudio Ravetto, che ci ha segnalato degli articoli di Clementi, reperibili on-line (alcuni dei quali scritti a quattro mani con Ravetto stesso), che introducono nel nostro mondo temi innovativi e che muovono al crocevia tra educazione, formazione, allenamento mentale e prestazione agonistica.
Abbiamo allora chiesto al dott. Clementi di introdurci nel suo lavoro con l’intento di sviluppare, a partire da questa breve presentazione e in articoli a cadenza regolare, un discorso sulle tematiche accessibile al lettore non specialista.
Lasciamo la parola all’autore, dandogli il benvenuto nella nostra famiglia.
Ringrazio la redazione per questa opportunità di collaborazione e sono ben felice di divulgare tematiche troppo spesso ritenute specialistiche ma che, a mio modo d’intendere, riguardano da vicino anche lo sciatore non professionista o, come io lo chiamo, l’amatore attivo.
Come giustamente detto mi muovo in un crocevia di argomenti che vanno dall’educazione di base (l’aspetto mentale nell’avviamento allo sci e alla pratica agonistica) alla formazione (rivolta a professionisti della neve), dalla alfabetizzazione (mental training) alle attività di coaching mentale con atleti evoluti.
Il presupposto del mio ragionamento e del mio lavoro è molto semplice: lo sci alpino, al pari di altre discipline sportive, è un apprendimento; come tale, quindi, soggetto a una serie di variabili che includono:
– processualità e tempistiche (l’apprendimento è un processo e ognuno di noi apprende in modi e tempi diversi, dovute alle caratteristiche soggettive);
– assenza di linearità (non necessariamente a un antecedente segue un conseguente e possono bene darsi battute d’arresto nell’apprendimento, stalli, regressioni in alcune fasi, piuttosto che scarti in avanti);
– interferenze tra dimensioni diverse (cognitivo-emotiva, relazionale-sociale, ambientale);
– aspetti di carattere metodologico a carico del maestro/allenatore o di altre figure di tipo tecnico.
Il mio percorso professionale e di studi è legato al mondo dell’educazione (oltre a una laurea in filosofia ne ho una in scienze dell’educazione e della formazione, con un master in psicologia dello sport) e ho lavorato in contesti formali (scuola, università) e non formali (ambito socio-educativo), tra i quali quello sportivo in genere e sciistico in particolare.
La convinzione forte e che orienta il mio lavoro è che a cambiare non sono le logiche educative o formative, cioè il modo in cui un professionista dell’educazione svolge il suo lavoro (e il maestro di sci, l’allenatore, l’istruttore sono a tutti gli effetti degli “educatori”), ma i contesti applicativi.
Il libro sull’allenamento mentale nello sci alpino muove da queste premesse ed è pensato come una sorta di “prontuario” per il professionista della neve, piuttosto che per l’agonista o per l’amatore (è infatti indicato come un “manuale d’istruzioni”), sulle componenti mentali che condizionano, qualitativamente, la realizzazione di quel particolare gesto atletico.
Sono proprio queste componenti quelle sulle quali ci soffermeremo nei prossimi articoli e che riguardano, per dare qualche esempio: il rapporto tra sensazione e percezione (si usa molto la parola “sentire” nello sci); tra attenzione e concentrazione (i due termini, spesso utilizzati come sinonimi, di fatto non lo sono); tra attivazione e attenzione (si sente spesso parlare di riscaldamento in pista, ma poco di attivazione); di aggressività in senso agonistico (da ad-gredior, “andare verso” un obiettivo, un risultato); di errore e di gestione dell’errore (sappiamo della sua rilevanza in sede agonistica, ma non solo: non esiste la prestazione perfetta!); di percezione di sé in termini di autoefficacia (come influiscono sulla prestazione la percezione generale che ho di me e le capacità sciistiche che penso di avere?) ecc.
L’approfondimento delle tematiche, come evidente, richiede un certo impegno da parte del lettore e farò del mio meglio per rendere le stesse accessibili a tutti, con il fine di permettere, al neofita come allo sciatore evoluto, di approcciare la disciplina con qualche consapevolezza in più sul proprio modo di essere, di “funzionare” sia in fase d’apprendimento, che dimostrativa o prestazionale.
Enrico Clementi – Educatore, Formatore, Consulente e trainer educativo in ambiente sportivo
Per info, contatti, attività formative: enricoclementi017@gmail.com