Lady Dada
Una vita da mediano, 3 brutti infortuni, 14 stagioni in Coppa del mondo. Storia di un’atleta che non si arrende mai
Per fortuna non ha smesso 11 anni fa oppure questa storia sarebbe stata comunque bellissima, ma troppo corta. E sarebbe stato un vero peccato. Lei è Daniela Merighetti e dal 2003, quando pensò di attaccare gli sci al chiodo, è cresciuta e, pur andando di corsa, ha saputo attendere la sua occasione.
Ma, soprattutto, vivere sempre ad alta velocità: sci ai piedi e giù dai precipizi, non le ha tolto né il senso della realtà né lo humour, merce rara nel mondo dello sport ad altissimo livello. Così è lei a rompere il ghiaccio e a dare la prima definizione di se stessa: “Mi reputo una buona atleta, ma non sono un fenomeno. Per questo ho sempre faticato il doppio”. Già, modestia sì, ma anche un pizzico di vanità per un record che altri, forse, nasconderebbero e lei, invece, si tiene ben stretto. E, anzi, pretende che venga messo subito nero su bianco: “Insieme all’austriaca Elizabeth Goergl e alla spagnola Caroline Ruiz Castillo sono, da quest’anno, la più vecchia sciatrice a lanciarmi in Coppa del Mondo. La più anziana in casa Italia!”.
Potere a Dada, classe 1981 e classe da vendere. Una che, all’alba dalla sua quattordicesima stagione nel massimo circo bianco, non nasconde che ad avanzare non sia solo l’età ma anche la saggezza. Con una vittoria e 3 podi “over 30”, non chiamatela “cougar”, anche se lei, delle nevi, è dal 2001 una pantera. Sì, di quelle che sanno aspettare perché prima o poi, a forza di non arrendersi e sfiancarsi con gli allenamenti, l’alba giusta arriva. Quella in cui ti svegli, ti alzi e tutto funziona perfettamente, così per pranzo ti ritrovi sul podio, sul gradino più alto, quello che hai atteso una vita. A “Dada” da Brescia è successo a Cortina il 14 gennaio 2012. “Si, però la mia storia non comincia da li, ma molto prima”.
E allora … C’era una volta?
“Intanto sono fiera di essere una brava sorella e una brava zia e direi anche una brava amica e voglio esserlo sempre di più in futuro quando finalmente starò più a casa.”
Dada, tutto qui? E le oltre 200 gare in coppa del mondo?
Già, e pensare che da piccola odiavo andare a sciare, lunghi viaggi in auto, poi il freddo… e tra mie sorelle non ero nemmeno la migliore.
Di sciuro la più tenace..
“Si, io ho continuato!”.
Uno su mille ce la fa?
Io penso più a “Una vita da mediano”. Son stata “sempre li” e ci starò “finché ne ho”, parafrasando il Liga.
Dada perché pensare al domani quando hai ancora un presente goloso da mordere?
Infatti penso a quest’anno: ho buone sensazioni e il passaggio a Fischer mi ha molto motivato, è stato uno stimolo in più per mettermi alla prova.
La schiena invece da tempo è un freno…
Si, ma devo dirle grazie che mi sorregge ancora. In compenso quest’anno abbandono lo slalom per le combinate e mi dedico solo alla velocità: devo dosarmi.
Ormai la metamorfosi è completa per una che ha centrato il primo podio in gigante 11 anni fa.
Peggio: ho esordito slalomista!! Poi quel podio in gigante ad Are: era il 2003. Non me lo sono goduta per nulla, poco dopo ho subito la terza operazione ai crociati.
Lì rischiavamo di perderti…
Esatto: volevo smettere. Mi ero fatta già troppo male. Capisci? Non ho mai preso parte ai Mondiali junior perché ero sempre ko.
Senti di avere un conto in sospeso con il destino per tutti questi infortuni giovanili?
Mi è mancata la possibilità di essere costante perché ero spesso sotto i ferri. Ma a 25 anni son rinata convinta e discesista. Dopo Torino nel 2006, ho detto, “ancora due anni” e invece eccomi qui. Credo di esserci arrivata più col cuore che con le gambe!.
Dada, se dovessimo sintetizzare la tua carriera in due giorni diremmo Cortina nel 2012 quando hai vinto in discesa la prima gara della vita a 30 anni e due anni dopo in febbraio a Sochi quando hai perso un bronzo olimpico in discesa per un soffio: nemmeno in questo caso c’entra il destino?
A Cortina nel 2012 venivo da un buon periodo: mi veniva tutto facile e ci credevo. Dicevo “succederà e succederà presto”. In Russia l’anno scorso son caduta in prova. Questo può avermi tolto un pizzico di serenità su una pista che, invece, mi piaceva. Ma non venivo da una grande stagione e quindi quello è stato un quarto posto guadagnato non un bronzo perso: lo ripeterò per sempre.
Sappiamo un tuo segreto: come fa una discesista a non amare il superg?
Succede! E’ una disciplina che non ho mai capito fino in fondo, però a Bansko son salita sul podio nel 2012, quindi… ce lo facciamo piacere. Vedi? Il destino dà e toglie!
In campo maschile il nuovo direttore Markus Waldner ha detto di voler puntare sulla spettacolarità soprattutto in discesa, anche modificando certi salti: sei d’accordo?
Se serve ed è sicuro per me va bene. Basta che un salto “butti bene” e poi puoi farlo lungo anche 40 metri. Io però a favore della Tv punterei più sull’innovazione nelle riprese, ma è una mia idea!
Dicono che sei un animale da gara: spiega…
In allenamento magari sono ultima. Ma la mattina della gara una volta al cancelletto mi trasformo. E non ho nemmeno molta ansia. Insomma, l’idea del cronometro mi esalta, anche oggi che passa il tempo. Ormai lo sanno anche gli allenatori: “Si, si Dada, poi vediamo in gara”…
E’ l’adrenalina che ti tiene in pista? O credi che i lunghi anni da atleta ti abbiano tolto qualche cosa nella tua vita di ragazza?
Credo che viaggiare così tanto ti renda più sveglio e consapevole. Sia di quello che hai e non hai, sia di quello che c’è intorno. Per esempio, è vero che andiamo e viviamo sempre negli stessi posti, ma oggi io mi fermo a guardare e mi accorgo di quanto è bello un ghiacciaio, di quanto è magica un’ alba. Un tempo pensavo solo ad allacciarmi gli scarponi e a calare la maschera sugli occhi.
Ma la vita in squadra non ti pesa?
No, non ancora: quando sono in giro mi diverto. Indubbiamente comincio anche io a sognare una vita più tranquilla.
Come sono le matricole di oggi viste da una veterana?
Sono un po’ più irrispettose di un tempo e se ne fregano un po’ dei punti di riferimento. Diciamo che rimpiango un pizzico di “nonnismo” quello di senso positivo, ma si sa i giovani…!
E’ sempre colpa delle mamme se in Italia non nascono nuove discesiste?
Chissà: è sempre vero che mancano le piste per allenamenti adeguati, e che un pizzico di paura c’è. Ma è anche vero che in discesa conta molto allenare il carattere.
Una tua erede?
Di già? Marta Bassino. Una sorpresa positiva. Un gran carattere
Pensi mai all’ultima gara?
Penso che arriverà presto, ma non prestissimo, e mi piacerebbe concludere la carriera come la svizzera Fraenzi Aufdenblatten che lo scorso anno ha chiuso sul podio!
Andando così forte nella vita pensi di esserti persa qualche cosa del mondo?
Sono un po’ preoccupata per tutto quello che leggo sull’inquinamento. Io, poi, amo Brescia, amo vivere vicino alla città, alle sue luci, ma non vorrei dover rimpiangere l’aria fresca dei monti.
Giura che non te ne andrai dall’Italia!
L’Italia è il più bel paese del mondo e il peggio sfruttato dai suoi abitanti. Questo mi preoccupa ma, tranquilli, una volta “in pensione” mi accontento di visitare Canada, Australia e Nuova Zelanda e poi torno a vivere qui.
Con chi?
Con la mia famiglia, e dei figli. Mi vedo mamma e finanziera. Ho sempre amato le divise e vorrei poter lavorare in Finanza dopo aver avuto la possibilità di fare l’atleta ad alto livello.
Allora hai già le idee chiare: ma si cucca nello sci?
Ehm…si, volendo si, ma che domande, ormai ho una certa età!
Chapeau, lady Dada.