La prestazione nello sci alpino: “essere in fiducia” o “entrare in fiducia”?
In una mia recente intervista a Christian Thoma sul mentale nello sci alpino, reperibile online sulle pagine di Scimagazine https://www.scimagazine.it/?s=enrico+clementi il tecnico della femminile svedese sintetizza uno degli aspetti che caratterizzano la disciplina nel modo seguente: «L’aspetto mentale nello sci alpino è fondamentale, pensando che il lavoro di tutto l’anno dev’essere compresso in 10 gare di specialità che durano max 2 min. e 30 s. ciascuna, con poche possibilità di correggere. Tanti atleti di Coppa del Mondo hanno a disposizione solo una, o due discipline. Già questo fatto crea tanta pressione. […]».
Quindi, ad ogni stagione, si riprogramma il lavoro d’allenamento, per quel numero circoscritto di gara che, prese singolarmente, durano un numero limitato di minuti e nelle quali, a vari livelli, ci si gioca tutto e si capitalizza il lavoro fatto.
Abbiamo già detto, in altri articoli, come il mentale nello sci alpino sia inteso sovente come insieme di tecniche, finalizzate all’ottimizzazione della prestazione. Si lavora allora su aspetti motivazionali, sulla concentrazione, sull’attivazione, sulla gestione della componente energetica, di quella emotiva ecc. cercando di aumentarne l’efficacia.
La suddivisione di questi aspetti in altrettante aree di lavoro è una suddivisione didattica, che ogni educatore o psicologo della prestazione, metodologicamente, organizza nel modo che ritiene più opportuno, o a partire dalla rilevazione dei bisogni dell’atleta.
Per cui l’idea di fondo è che si acquisiscono tecniche per entrare in un certo stato mentale, in una certa “zona” che, con Csikszentmihalyi, viene detta “di flusso” (Flow Zone). Alcuni psicologi della prestazione, inoltre (Vercelli tra questi), utilizzano anche l’ipnosi, con il fine di genera uno stato di coscienza capace di amplificare le caratteristiche e le risorse dell’atleta.
Non entro nello specifico del rapporto tra prestazione richiesta e livelli di attivazione; che, se sfidante ma realistica – quindi ne sotto, ne sopra-dimensionata – determinerebbero l’accesso alla Flow Zone.
Ma voglio rilevare la macchinosità di tale costruzione, se rapportata al nostro sport che, come detto, si consuma negli esiti in un numero ridottissimo di prestazioni, per altro di durata minima.
Si pensi alla differenza, ad esempio, con uno sport come il tennis, dove i tempi per “entrare in fiducia” o “in prestazione” sono assolutamente dilatati; tanto che potremmo dire che il problema, per il tennista, è di natura inversa!
Per queste ragioni è mia convinzione che nello sci alpino è più conveniente lavorare sulle caratteristiche di personalità dell’atleta, che non su un insieme di tecniche finalizzate a regolare il rapporto tra mente, corpo e situazione/ambiente.
Lavorare sulle caratteristiche di personalità, significa appunto misurarsi con punti di forza e fragilità di un atleta, che non sono molto lontane da quelle di ognuno di noi, a meno che non si vogliano abbracciare retoriche diverse: la società ha bisogno di “eroi”, ma una visione più evoluta dello sport, forse, ci permetterebbe di tutelare diversamente gli atleti.
Atleti che, per ragioni varie quali l’età anagrafica, le esperienze, da un lato ricche, ma dall’altro molto povere rispetto ai loro coetanei, perché circoscritte all’ambito sportivo, la generosità (che presta spesso il fianco all’ingenuità) ecc., rischiano di essere strumentalizzati dal sistema e di ritrovarsi, a fine carriera, se non impreparati alla vita, con una serie di irrisolti difficili da integrare.
Da qui il titolo dell’articolo e da qui la domanda se più che entrare in fiducia prima o durante una gara di sci alpino, non sia più conveniente monitorare, sul piano prestativo, se quell’atleta, in quanto persona, ha una reale stima di sé, tale da condizionare positivamente la percezione di quello che fa.
Detto in modo diverso, se la sua autostima (al di là delle affermazioni mediatiche) è tale da condizionare positivamente il senso d’autoefficacia percepita, non a singhiozzo, ma in modo costante.
A scanso di equivoci, sottolineo che non nego l’importanza del “funzionare”, in specie per un atleta professionista, ma certamente contrasto l’idea che “funzionare”, sul piano prestativo, significhi negare le proprie difficoltà, o essere sordi a fragilità e bisogni.
Se da un lato è suggestiva, ma discutibile, l’idea che un professionista è tale perché riesce ad essere performante a prescindere dal suo stato emotivo, dall’altro, tale stato emotivo, è quello che condiziona e governa una serie di variabili capaci di “generare risultato”.
Affermare quanto sopra, cioè che il professionista è tale perché riesce ad essere performante a prescindere dalle sue insicurezze personali, equivale a negarne i vissuti, con il rischio concretissimo che: egli non sviluppa una serie di competenze emotive utili alla vita sociale, relazionale, affettiva e al suo divenire come persona; quelle stesse fragilità emergeranno in momenti inaspettati e in modo apparentemente non conseguente, inficiando la prestazione sportiva, ma anche risultati di natura diversa.
Lavorare sulla persona (“saper essere” e “saper divenire”), non esclude l’acquisizione di tecniche per l’ottimizzazione della performance (“sapere” e “saper fare”), ma richiede, per lo sci alpino, tempi, modi, dinamiche e contesti diversi da quelli di allenamento o di gara. Con competenze, modalità relazionali e alleanze formative pure diverse.
Da qui la grande responsabilità di allenatori, tecnici, dirigenti, genitori, nel conoscere, documentarsi, capire, offrire opportunità di crescita ai giovani, sperimentare, modulare risorse, valutare e semmai (sic!) tornare a quelle convinzioni e pratiche così radicate e difficili da intaccare.
Enrico Clementi – Educatore, Formatore, Consulente e Trainer educativo https://enricoclementi.it/
Autore de: L’allenamento mentale nello sci alpino. Prospettive e strumenti dal mondo dell’educazione (BMS, 2020) http://www.bmsitaly.com/prodotto/allenamento-mentale-nello-sci-alpino/
Per info, contatti, attività formative e di orientamento: enricoclementi017@gmail.com