La pazza idea di una discesa Zermatt-Cervinia
L’idea di un opening di velocità in ghiacciaio a cavallo tra Svizzera e Italia è sicuramente affascinante, oltre ad avere un che di futuristico. Si è iniziato a parlare con più insistenza di questa possibilità nel corso della scorsa estate, e oggi la Federazione Italiana tiene a ribadire, con una nota ufficiale, che i lavori stanno proseguendo a spron battuto verso l’organizzazione del primo Speed Opening già nell’autunno del 2023.
E’ tutto oro ciò che luccica? Probabilmente no. Ogni qual volta la pazza idea di una discesa Zermatt-Cervinia torna alla ribalta non manchiamo di sottolineare l’impossibilità di organizzare quanto venduto come la nuova frontiera della velocità, dal comunicato stampa di turno, puntualmente ripreso da tutta la stampa di settore.
Riporto alcuni stralci del comunicato con cui, questa volta, la Fisi ha argomentato la questione: “L’idea di ospitare gare di Coppa del Mondo ai piedi del Cervino non è nuova. Ma la nuova funivia tra Testa Grigia e il Piccolo Cervino, attualmente in costruzione, la renderà possibile a partire dal 2022.”
A parte il fatto che, parlando con gli operai che stanno lavorando alla costruzione della nuova funivia, pare che inaugurare l’impianto nel 2022 sia un’ipotesi sempre più remota a causa dei ritardi accumulati sulla tabella di marcia dei lavori, che a oggi pesano per circa sei mesi, il problema di raggiungere la sede della partenza non esiste. Infatti alla Gobba di Rollin si arriva già con gli impianti svizzeri, ben conosciuti da chiunque sia stato a sciare almeno una volta sul ghiacciaio di Zermatt.
Piuttosto i problemi potrebbero risiedere nel fatto stesso di partire a 3899 metri per una discesa record, se così la possiamo definire, lunga ben cinque chilometri.
Di questi poi circa la metà si sviluppano in piano, infatti due tratti dalla pendenza praticamente nulla si trovano in prossimità del confine di Stato e alla fine della gara, a Cime Bianche Laghi. Già, Cime Bianche Laghi, perché tutto lo spettacolo (se ci dovesse mai essere) finirebbe lì, nel bel mezzo del nulla, come non accade in alcun altra tappa nel calendario di Coppa del Mondo. La sede di arrivo pare perfetta in tempi di Covid, anche a porte aperte ben pochi avventurieri arriverebbero ad assembrarsi sugli spalti.
E’ sempre la Fisi a spiegarci come “Si sono già svolti diversi incontri tra rappresentanti di FISI e Swiss-Ski, Regione Autonoma Valle d’Aosta, impianti di risalita e organizzazioni turistiche. Ispezioni sono state già effettuate da Bernhard Russi e dai due direttori di gara FIS insieme all’ex campione olimpico Didier Defago, che ha disegnato la pista.”
Anche se, a dire il vero, come ci aveva già spiegato il nostro Andrea Cappelletti quasi un anno fa, era stato proprio il velocista elvetico, che si occupa della Fis di disegnare i nuovi tracciati veloci, a massacrare la sparata di una discesa a quasi 4000 metri di quota.
Bisogna anche ricordare come la partenza sia collocata in un posto in cui il vento e la nebbia siano di casa e riescano spesso a coesistere rendendo difficoltoso scendere verso Testa Grigia anche a velocità “turistiche”. Già, a 3900 metri succede anche questo.
Tanti sono stati anche i tecnici locali e non, a esporsi in senso contrario a qualcosa che più che un’idea concreta sembra una trovata di marketing ispirata al principio del “purché se ne parli”, la cui paternità è stata da qualcuno attribuita addirittura a Napoleone.
Un’altra chiave di lettura per spiegare una simile scempiaggine è quella delle elezioni Fis 2022. Chissà che gli amici svizzeri non abbiano, finalmente, capito il meccanismo che porta i nostri politicanti italiani a rispolverare l’idea del ponte sullo Stretto di Messina nel corso di ogni campagna elettorale degli ultimi trent’anni.
E’ infatti il presidente della Federazione Svizzera, nonché papabile candidato alla presidenza Fis Urs Lehmann a presentare questa “cattedrale sul ghiacciaio” come grande opportunità: “Le gare sul Cervino porterebbero numerosi vantaggi per lo sci. Da un lato si potrebbe accorciare il divario tra la partenza della Coppa del Mondo a Soelden e le prime gare di velocità; dall’altro, gli atleti di velocità di tutto il mondo avrebbero in anticipo le migliori opportunità di allenamento nel cuore delle Alpi”.
Forse tra qualche anno ci troveremo a commentare una discesa molto spettacolare che avrà unito Italia e Svizzera, o forse, passate le elezioni, l’entusiasmo verso questa cosa scemerà. Sicuramente anche questa volta il tempo sarà galantuomo e farà chiarezza fra cosa è una grande idea e cosa assomiglia molto a una Corazzata Potemkin dello sci alpino.
Mattia Laudati