Incessante lavoro e tanta Italia gli ingredienti del trionfo di Petra Vlhova
Il trionfo di Petra Vlhova nella classifica generale di Coppa del Mondo arriva da molto lontano, ancora da prima che Livio Magoni assumesse la guida tecnica della fuoriclasse slovacca nella primavera del 2016. Nel 2014, due anni dopo il bronzo di Roccaraso, Petra vinse l’oro in slalom ai Mondiali juniores di Jasna, a due passi da casa sua. Il 29 dicembre 2012 aveva già esordito in Coppa del Mondo arrivando undicesima col pettorale 39 nello slalom di Semmering, poi, il 13 dicembre 2015 nello slalom di Are (con Mikaela Shiffrin assente perché infortunatasi il giorno prima), colse la prima delle sue, al momento, 20 vittorie in Coppa. A quel tempo Petra è già una ragazzona dal fisico imponente che si cimenta quasi esclusivamente in slalom nel massimo circuito, con qualche sporadica incursione in gigante.
Ma è, appunto, nella primavera del 2016, che c’è la svolta, con l’arrivo di Magoni, che intuisce che quella ragazzona può diventare una polivalente in grado di puntare alla classifica generale. E il tecnico bergamasco di Selvino, dopo aver invece fallito con le slalomgigantiste azzurre nel biennio 2013-2015 perché fu cacciato prima di poter completare il programma per colpa di dissidi con le veterane della squadra, vince un’altra scommessa, facendo scalare piano piano le classifiche alla sua allieva uno al trionfo finale, esattamente come aveva fatto con Tina Maze, che prese sotto la sua ala in un momento in cui si stava riprendendo da annate piuttosto complicate, e che portò a vincere la sfera di cristallo nel 2013 con un punteggio record, 2414 punti.
Lo staff attuale per tre quarti è uguale a quello del 2016, con Magoni head coach e preparatore atletico, Matej Gemza secondo coach e fisioterapista, e Boris Vlha, il fratello di Petra, tuttofare nel periodo invernale, mentre allo skiman di allora, Stanislav, sono subentrati Matteo Baldissarutti e Gigi Parravicini, entrambi anche coach. Un team, quindi, che parla sempre di più italiano, e che nella stagione appena conclusa ha inanellato 234 giorni di sci, 25532 pali da gigante, 31890 da slalom, 6490 da superG e 171 prove di discesa, 3880 chilometri percorsi con gli sci lungo 920 ore, 37200 km di viaggio. Nelle classifiche di specialità Petra ha chiuso prima in parallelo, vincendo l’unica gara stagionale a Lech/Zuers, terza in slalom, sesta in gigante, ottava in superG e dodicesima in discesa.
Il bilancio di questo quinquennio con Magoni parla di 19 gare vinte in Coppa del Mondo, la sfera di cristallo assoluta quest’anno e quelle di slalom e di parallelo l’anno scorso, un oro (in gigante nel 2019), tre argenti e un bronzo mondiali, uniche medaglie della Slovacchia dello sci alpino nella storia dei campionati del mondo. “Non abbiamo solo vinto la generale ma abbiamo dimostrato che anche un piccolo gruppo può fare in qualsiasi mestiere delle grandi cose e avere grandi risultati – ci dice Magoni -. L’importante è mettere sempre la passione che si ha dentro di sé e spero che abbiamo dato una spinta a chi ha tanta voglia di lavorare e fa tanti sacrifici in ogni settore. Ognuno di noi ha sacrificato molto per arrivare qua, molto forse troppo. Grazie mille per il sostegno”.
“Non avete idea di cosa sta succedendo in Slovacchia – aggiunge Livio -. Mercoledì il governo ha organizzato un treno da Bratislava che farà il giro di tutte le più grosse città della Slovacchia con Petra, presidente, ministro interno e dello sport per salutare tutta la popolazione slovacca”. Ed effettivamente quello di Petra è un trionfo storico che ha fatto impazzire un paese intero: ormai la Slovacchia si ferma più per seguire le sue gare che per il suo sport nazionale, l’hockey su ghiaccio, e lei è molto più popolare del tre volte campione del mondo di ciclismo Peter Sagan.
Del resto questo entusiasmo popolare è comprensibile, visto che nello sci alpino, prima di Petra, solo due donne slovacche e nessun uomo avevano vinto in Coppa del Mondo: Jana Soltysova, vincitrice in discesa ad Altenmarkt nel 1980 quando c’era ancora la Cecoslovacchia, e Veronika Zuzulova, trionfatrice in un city event e quattro slalom, dei quali il primo fu quello già citato di Semmering dell’esordio di Vlhova, e l’ultimo a Zagabria il 3 gennaio 2017. Un miracolo sportivo, quello di Petra e del suo staff, fatto di tanta Italia e incessante lavoro, che sa tanto di vittoria di Davide contro Golia, dove Golia sono le grandi e tradizionali nazioni dello sci alpino.