Impianti aperti e tanta voglia di tornare in pista
Con il ponte dell’8 dicembre si è aperta ufficialmente la stagione invernale 2022/23. Assosport, Associazione Nazionale fra i Produttori di Articoli Sportivi (oltre 130 aziende in Italia, 300 brand, 12.000 addetti e un fatturato aggregato di 4,5 miliardi di euro), fa il punto della situazione attraverso la voce del Consigliere Corrado Macciò, Presidente di Pool Sci Italia, e della Presidente Anna Ferrino.
Molti i dubbi che nei giorni scorsi hanno alimentato discussioni e generato polemiche e che sembrerebbero destinati a gettare un’ombra sinistra sulla ripartenza: da una parte gli umori altalenanti del meteo con la neve che si fa attendere, dall’altra lo spettro del caro energia e i costi eccessivi di gestione degli impianti. Spiega Corrado Macciò: «L’incognita del meteo è una costante con la quale chiunque faccia il nostro lavoro è inevitabilmente costretto a scontrarsi ogni anno. Si tratta di una variabile che le stazioni sciistiche fortunatamente sono perfettamente in grado di gestire. Discorso a parte va fatto invece per altri due fattori cruciali che potrebbero pesare maggiormente sull’andamento di questa specifica stagione: in primis il rebus legato alla condizione economica degli italiani, ovvero se la loro ridotta capacità di spesa nella vita quotidiana inciderà o meno sulla frequenza in pista. Poi c’è il nodo relativo all’aumento delle tariffe energetiche e alla “questione acqua”, visto che il 2022 purtroppo è stato segnato dalla siccità. Le stazioni assorbiranno i costi in eccesso applicando un piccolo incremento sul prezzo degli skipass. Questo ha creato qualche malumore, ma a mio avviso si tratta di un falso problema, giacché le maggiorazioni non saranno eccessive e riguarderanno principalmente gli skipass giornalieri, mentre incideranno in misura assai minore sugli abbonamenti plurigiornalieri o stagionali».
Un dato, quest’ultimo, confermato anche da Valeria Ghezzi, Presidente di ANEF, l’Associazione Nazionale Esercenti Funiviari che rappresenta il 90% del mercato per oltre 1500 impianti dislocati in tutto il paese: «I prezzi degli skipass sono aumentati in ragione dell’inflazione, ma solo una minima parte dei maggiori costi sostenuti dalle aziende verrà trasferito sui clienti. I ritocchi, infatti, non coprono neppure la singola voce degli aumenti energetici: in caso contrario avremmo dovuto aumentare le tariffe del 30%, mentre i rincari si situano tra il 5 e il 12%». Le criticità non mancano, dal caro energia, ai costi lievitati di acciaio e carburante, fino all’impennata degli oneri di gestione per la sicurezza degli sciatori; è stato chiesto a gran voce di annoverare le aziende funiviarie tra le imprese energivore affinché possano beneficiare di eventuali aiuti che consentano loro di affrontare al meglio questo periodo delicato senza impattare troppo sugli utenti finali. Intanto, in attesa di risposte, gli impianti non si sono comunque tirati indietro dichiarandosi pronti a garantire la qualità delle piste, anche mediante l’innevamento programmato qualora si rendesse necessario, proprio in virtù della consapevolezza che una stagione senza neve penalizzerebbe l’intera filiera.
Parlando più nello specifico di prodotti, le prime impressioni raccolte a caldo dagli addetti ai lavori in queste settimane di “prove generali” sono state decisamente incoraggianti. Commenta ancora Macciò: «i negozianti ci stanno restituendo feeling positivi: c’è voglia di sciare e appena le temperature si abbassano gli store tornano a riempirsi e le vendite ingranano; si è partiti dall’alto di gamma ovviamente, perché i primi a comprare sono sempre gli appassionati che non aspettano certo l’Immacolata per scendere in pista. Poi, con l’apertura ufficiale della stagione, ci attendiamo acquisti massivi in tutte le fasce di prezzo. I trend sono sempre gli stessi del resto con una buona crescita nella richiesta di articoli back country touring, un settore tradizionalmente “dormiente” risvegliatosi per effetto del covid. Parliamo di quello che un tempo si definiva sci-alpinismo e che se da una parte è soggetto a limitazioni perché richiede un livello di preparazione tecnica non indifferente, dall’altra è stato definitivamente sdoganato durante l’emergenza sanitaria, quando gli impianti erano chiusi e alle piste, per forza di cose, si poteva accedere solo a piedi».
Che tirasse una buona aria di ripresa lo avevano in parte già indicato i risultati della passata stagione invernale, trainati anche dai successi olimpici di Pechino e dalla voglia di riprendere in mano gli sci dopo più di un anno di stop forzato a causa dei continui lockdown. Anche se i numeri registrati allora erano ancora ben lontani dai valori medi dell’era pre-pandemica, il calo fisiologico di presenze non aveva comunque superato il 10% nonostante la quasi totale assenza di turisti stranieri. Quest’anno, archiviate le restrizioni, si prevede che torneranno anche loro, per quanto la presenza di sciatori esteri sembra avere comunque un peso alquanto relativo, dal momento che circa il 75% dei praticanti che affollano le piste italiane sono comunque autoctoni. Tra questi, la percentuale che potrebbe essere maggiormente condizionata dalle criticità, è quella dei cosiddetti sciatori di prossimità che popolano le stazioni nei weekend e che, proprio per questo, risentono più facilmente di eventuali allarmi meteo e sono più propensi alla rinuncia anche per motivi economici. Chi ha una seconda casa in montagna o ha prenotato la settimana bianca, di contro, difficilmente penserà di annullare la prenotazione. «In Italia il “popolo della neve” conta circa 3,4 milioni di persone tra aficionados e nuove leve. Si tratta di un’utenza specifica con una capacità di spesa medio-alta, per cui la sensazione ottimistica che mi sento di poter condividere è che, con la neve giusta, questa stagione sarà più che soddisfacente» prosegue Macciò.
«La Sport Industry è pronta all’avvio della nuova stagione – conclude Anna Ferrino, Presidente di Assosport – nonostante le imprese del nostro settore combattano quotidianamente contro il caro bollette e con la paura che l’ombra della crisi economica possa in qualche modo scoraggiare la pratica. Per fortuna ottimismo e voglia di montagna sembrano prevalere. Un po’ perché i grandi eventi spronano all’attività sportiva, un po’ per merito delle aziende stesse del mondo neve che continuano a investire in ricerca e sviluppo e si dimostrano lungimiranti, ascoltando le richieste del mercato e assecondando le tendenze in corso, in primis il richiamo alla sostenibilità con azioni concrete di economia circolare sempre più apprezzate dai consumatori. Dal mio costante confronto con gli addetti ai lavori riporto il messaggio positivo di una filiera che si sta facendo in quattro per garantire la riuscita della stagione, sebbene i ritardi nelle consegne e i problemi di approvvigionamento non siano certo svaniti. In Italia abbiamo delle montagne stupende e non a caso siamo stati scelti come futura sede Olimpica e Paralimpica. Se il 2021/22 è stato l’anno della ripartenza, ora ci aspettiamo che il 2022/23 si traduca nell’anno del definitivo riscatto».
Comunicato Stampa