Il talento nello sci alpino: per un approccio ponderato, multifattoriale e complesso – 2ª parte
di Enrico Clementi
È questo, per la rubrica dedicata al mentale nello sci alpino, il nostro ultimo appuntamento stagionale. Altri ne seguiranno, a cadenza irregolare, nel periodo estivo; suggerendo didattiche, attività, strumenti, che possano favorire la programmazione degli atleti e la preparazione estiva.
Ringrazio Pietro Poletti, che ha messo a nostra disposizione una serie di dati e di analisi derivate da dati FIS, poi presentate e raccolte in un lavoro per l’Università degli Studi di Torino titolato Analisi della prestazione e RAE nello sci alpino: differenze tra genere, disciplina, e performance a livello giovanile assoluto, e Claudio Ravetto, con il quale pure abbiamo scritto nell’arco della stagione alcuni articoli della rubrica.
È questo il momento per capitalizzare le diverse acquisizioni, sia come atleti, che tecnici, dirigenti o genitori, e tornare a definire finalità e obiettivi di categoria, certamente sfidanti ma realistici. E, come si dice, “basati sul tempo” (time-based): non ci mancano, infatti, a questo punto, elementi concettuali per definire modi e tempi di sviluppo dell’atleta, a partire dall’ampio numero di evidenze raccolte.
Gli articoli apparsi su Scimagazine in questa stagione sono stati dedicati al tema dell’individuazione, tutela e sviluppo del talento. Fornendo al settore, ai tecnici, alle federazioni, strumenti critici di lettura, di gestione delle attività e dei progetti rivolti “all’altro livello”, e non da ultimo strumenti previsionali dei trend di sviluppo (l. tasso di miglioramento).
Le domande che ci hanno accompagnati e che abbiamo ripreso in momenti diversi del nostro percorso sono: su chi investire per l’alto livello? Perché? Sulla base di quali indicatori? In quali fasi nevralgiche dello sviluppo? Tenendo conto di quali variabili?
Queste domande ci sembrano essere rilevanti in termini di sostenibilità dei progetti e di allocazione delle risorse da parte delle federazioni e degli altri organismi coinvolti; ma anche in termini di differenziazione ulteriore dei percorsi di crescita degli atleti, dei modelli tecnici federali, delle prassi (apprendimento, allenamento, competizione) e della finalizzazione dei percorsi stessi.
A partire dalla raccolta dati sopra indicata e per un totale di 3537 atleti (44,4% F; 55,6% M), abbiamo quindi analizzato:
- l’andamento delle prestazioni. Cfr. https://www.scimagazine.it/andamento-della-performance-e-trend-di-sviluppo-nello-sci-alpino-indicazioni-di-metodo-risultati-e-ambiti-dapplicazione/
- le differenze prestative in relazione al genere, all’età, alla disciplina;
- le carriere dei migliori atleti a livello giovanile e assoluto;
- l’età nella quale avviene la prestazione di picco (Peak Performance) in relazione al genere, alla disciplina e ai gruppi indagati. Cfr. https://www.scimagazine.it/la-prestazione-di-picco-nello-sci-alpino-linee-di-studio-precisazioni-differenze/
- la presenza e l’effetto dell’età relativa o RAE (Relative Age Effect) in relazione ai gruppi indagati e alle discipline. Cfr. https://www.scimagazine.it/effetti-delleta-nello-sci-alpino-linflusso-delleta-relativa-rae-sulla-selezione-del-talento/
Siamo convinti, infatti, che un approccio di questo genere all’individuazione, tutela e sviluppo del talento abbia una serie di implicazioni pratiche che esuberano quelle individuate, tra le quali abbiamo indicato:
- informative chiare sui metodi di selezione in considerazione dei risultati, dell’età in cui vengono prodotti, della specialità, del genere, del tasso di miglioramento e dell’età relativa degli atleti;
- lo sviluppo di nuovi programmi di ricerca da parte delle federazioni nazionali a partire dai dati così prodotti;
- la definizione di obiettivi a medio e lungo termine, al fine di monitorare la crescita sportiva e l’andamento di carriera;
- la possibilità di fornire ad allenatori e tecnici coinvolti non solo un’idea, ma riferimenti chiari sul livello da raggiungere e a quale età andrebbe raggiunto, e in quali discipline;
- la possibilità di capire meglio quali annate sono cruciali, e adattare il lavoro, i programmi, l’intensità di conseguenza;
- la possibilità di fare riferimento a un’età di picco il più possibile attendibile, al fine di non escludere prematuramente atleti con del potenziale inespresso;
- la possibilità di rivedere, con criterio, le età di selezione nei Gruppi Sportivi e nelle Squadre Nazionali;
- la possibilità di considerare il RAE e l’età biologica nei processi di lettura, selezione e tutela del talento.
Evidenze sono state raggiunte in merito ad alcuni aspetti che, per praticità, andremo a riassumere, ossia:
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nello Sci Alpino l’età in cui viene raggiunta la massima performance varia, a seconda della disciplina, del gruppo e del genere, indicativamente dai 20,5 ai 29,9 anni. Il genere femminile generalmente tende a raggiungere il picco prestativo prima di quello maschile: le differenze maggiori tra i due generi si notano nel gruppo Senior nel quale le donne tendono a raggiungere il picco mediamente più di due anni prima e nel Super G addirittura più di tre.
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I dati ad ora raccolti e analizzati fanno capire come dai 18-19 anni fino ai 21-22 anni nel Super G e nella Discesa maschile, e fino ai 22-23 anni nel Gigante e nello Slalom maschile, e dai 18-19 anni in poi in campo femminile, sia fondamentale continuare a migliorarsi per arrivare ad essere competitivi anche da Senior.
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Ancora, sulla base degli stessi dati si può notare che i risultati dai 16 ai 19 anni non sono così predittivi per poter arrivare al top tra i Senior, ma sembra essere più importante l’andamento delle prestazioni nella fascia 18-22 sia nei maschi che nelle femmine. Le età differiscono leggermente in base alla disciplina indagata.
Abbiamo inoltre dati e parametri rilevanti per comprendere meglio, contenere e governare alcuni fenomeni, per quanto riguarda:
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l’età di uscita, ossia l’età media in cui gli atleti sono scomparsi dalle liste FIS. Questo dato è stato calcolato per i quattro gruppi (Junior, Junior e Senior, Senior e Altri), per ogni disciplina e per entrambi i generi.
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L’età media in cui è stata raggiunta la migliore prestazione personale, calcolata per ognuno dei tre gruppi (Junior, junior e Senior, Senior) e per tutti gli altri atleti del campione, per ogni disciplina e per entrambi i generi.
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Il valore medio della performance, che fa riferimento alla media dei FIS Points ed è stato calcolato per ognuno dei tre gruppi (Junior, Junior e Senior, Senior) e per tutti gli altri atleti, per ogni disciplina e per entrambi i generi.
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L’andamento delle prestazioni di ogni singolo atleta (la sua traiettoria), in relazione ai punteggi ottenuti al termine delle diverse stagioni agonistiche e all’età, a livello maschile e femminile. Gli atleti sono stati suddivisi in tre gruppi per ogni specialità: quelli che sono stati nei primi 50 migliori punteggi solo a livello Junior, i 50 migliori solo a livello Senior e chi si è esibito nei primi 50 sia a livello Junior sia a livello Senior.
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Le variazioni della performance valutate tramite l’incremento o la diminuzione in percentuale dei valori medi dei FIS Points da un anno all’altro fino ai 24 anni, calcolate per ognuno dei tre gruppi (Junior, Junior e Senior, Senior), per tutti gli altri atleti, per ogni disciplina e per entrambi i generi.
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La significatività e la presenza del RAE (Relative Age Effect), analizzata per ognuno dei tre gruppi (J, J/S e S) sia per il campione femminile che per il maschile.1
Anche se appropriato distinguere l’uscita dalle liste FIS dall’abbandono giovanile, abbiamo inteso approfondire quest’ultimo aspetto con due articoli contigui, ai quali rimandiamo, cercando di analizzare le ragioni che inducono atleti, genitori e tecnici ad imputare ad alcuni aspetti e non ad altri le cause del drop-out. Cfr. https://www.scimagazine.it/per-una-federazione-consapevole-il-fenomeno-dellabbandono-giovanile-nello-sci-alpino/
Infatti l’abbandono giovanile è sovente imputato, nello sci alpino, ai costi elevati che le famiglie sostengono per il percorso agonistico dei figli.
Altri fattori intervengono a motivare l’allontanamento dei giovani dal circuito gare, e non da ultimi l’erronea convinzione che tutti debbano poter accedere all’alto livello, e che la selezione dei talenti avvenga sui grandi numeri.
È così che in assenza di indicazioni chiare da parte di organizzazioni, dirigenti, allenatori a giovani e famiglie sul progresso delle prestazioni agonistiche – indicazioni non semplici da produrre, ma che pure in questa stagione ci siamo premurati di definire nella serie di articoli anzidetti – assistiamo ad abbandoni precoci, date le età di picco della performance, o, al contrario, ad una permanenza nel circuito gare che andrebbe giustificata diversamente. Cfr. https://www.scimagazine.it/sciare-per-la-vita-strumenti-di-prevenzione-e-contenimento-del-drop-out-giovanile-nello-sci-alpino-2a-parte/
Il presente articolo, che riassume il percorso svolto con i lettori nella stagione che si sta per concludere, intende preparare un prossimo libro dedicato all’individuazione, crescita e tutela del talento, in via di progettazione grafica e revisione dei testi. Un’integrazione/aggiornamento de Lo sci alpino, tra vocazione educative e tensione agonistica, presentato su questo stesso magazine. V. al link https://www.scimagazine.it/enrico-clementi-presenta-il-suo-nuovo-libro/
Lavoro che vada oltre l’aspetto genetico o la retorica dell’impegno, pure importanti, ma che tenga conto dei dati fin qui acquisiti, senza disattendere quella combinazione di competenze intrinseche (fattori fisici, tecnici, psicologici) ed estrinseche (pratiche d’allenamento, genitori, contesto) che facilitano la crescita del talento e il raggiungimento dell’eccellenza nello sci alpino.2
1 Il test del Chi Quadro (χ²) ha evidenziato la presenza di un RAE significativo nel gruppo Junior a livello maschile (χ²=14,20, p=0,0026). Negli altri gruppi non sono stati trovati valori statisticamente significativi (p>0,05). La significatività e la presenza del RAE è stata analizzata anche per ogni disciplina, sia per il campione femminile che per il maschile, indipendentemente dai quattro gruppi. Il livello di significatività è stato fissato a p < 0,05. Il test del Chi Quadro (χ²) ha evidenziato la presenza di un RAE significativo nella Discesa (χ²=8,310, p=0,0400) e nel Super G (χ²=13,43, p=0,0038) a livello maschile. Negli altri gruppi non sono stati trovati valori statisticamente significativi.
2 Una buona sintesi è stata proposta da Paolo Borio nel 2019 ad un workshop rivolto ai genitori dello Ski Team Alta Badia, del quale abbiamo tenuto conto in queste note, che valorizzeremo e che – perché reperibile in rete – segnaliamo ai lettori https://ec.europa.eu/programmes/erasmus-plus/project-result-content/0b4d939c-0335-441a-8bab-167cf5bf1349/P._BORIO_-_IL_TALENTO_SPORTIVO.pdf