Il “capitale sociale” in ambiente FISI
Il “capitale sociale” in ambiente FISI.
Appartenenza, identità e relazione come volano di cambiamento e azione.
[…] la fiducia è l’aspettativa che nasce all’interno di una comunità,
di un comportamento prevedibile, corretto e cooperativo, basato
su norme comunemente condivise, da parte dei suoi membri.
(Fukuyama, 1996)
Questo articolo è il prosieguo di un mio precedente, pubblicato sull’edizione cartacea di Scimagazine (15 Dicembre 2021, n. 42) e titolato L’ambiente sciistico come “comunità di pratiche”.
L’ambiente sciistico è a tutti gli effetti un ambiente comunitario, che ha l’obiettivo di produrre conoscenza organizzata e di qualità, alla quale ogni membro ha libero accesso.
In questo ambiente gli individui mirano a un apprendimento continuo, attraverso la consapevolezza delle proprie conoscenze e di quelle degli altri.
La tesi di fondo è che il passaggio da una visione individuale ad azioni di sistema, passa da una rilettura comunitaria del settore stesso; dove a giovarne saranno, oltre all’innovazione di teorie e modelli, la cooperazione organizzativa, la partecipazione, la crescita e il benessere personali, la democraticità.
Il “capitale sociale”
Il capitale sociale può essere bene definito come una forma di azione, che nasce dalla relazione di individui in determinati contesti sociali.
Le sue caratteristiche sono molto prossime a quelle della coscienza collettiva, così come teorizzata nella comunità di pratiche; dove centrali sono: la fiducia nelle persone e nelle norme che regolano la convivenza, le relazioni sociali, le strutture istituzionali formali e gli organi di governo.
Ora, nello sci alpino, vi è un senso forte d’appartenenza comunitaria che ha luoghi, tempi e modi di aggregazione e valorizzare questo capitale significa intessere reti di relazioni, nel rispetto di valori e identità.
Comunità e capitale sociale, dunque, si nutrono di elementi affini, e vivono e sopravvivono grazie all’azione, all’impegno, alla lealtà, delle persone che aderiscono a questo patto.
La misurazione del capitale sociale
Date queste premesse, sarebbe importante, credo, individuare indici di lettura e di valutazione del capitale sociale, inteso appunto come sintesi e volano di cambiamento e azione.
Sono indicatori di valutazione, che andrebbero rilevati nelle varie strutture organizzative e integrati (Lochner, Kawachi, Kennedy, 1999. Cit. in S. Gheno, L’uso della forza. Il self empowerment nel lavoro psicosociale e comunitario, 2005):
- l’efficacia collettiva – che presuppone coesione sociale e quindi fiducia nelle relazioni, e controllo sociale, cioè rispetto delle regole;
- il senso psicologico di comunità – che implica appartenenza, integrazione dei bisogni (ricevere e dare benefici, sostegno), connessione emotiva condivisa, ossia storia, retaggio comune;
- la coesione – ossia quell’insieme di fiducia, cultura e solidità economica e sociale che caratterizzano la dimensione comunitaria;
- la competenza di comunità (v. par. successivo).
Sviluppare “competenza di comunità”
È da quest’ultimo punto che ogni azione di rinnovamento, in ambiente sciistico e federale (dalle scuole sci alla formazione/aggiornamento dei tecnici, dagli sci club alle squadre nazionali, dalle infrastrutture al mondo dell’educazione sportiva), dovrebbe muovere.
Una comunità competente è capace di sviluppare una lettura critica su stessa, tale da individuare bisogni e mobilitare risorse umane, politiche, economiche, per soddisfare tali bisogni.
Agire secondo questa prospettiva significa produrre condizioni di benessere generale, in grado di mirare a uno stato auspicabile da sviluppare, piuttosto che limitarsi a rimuovere una condizione negativa (Presentazione di G. Lavanco al vol. cit.).
La comunità competente è retta dal suo stesso impegno, ossia dalla volontà dei singoli ad aderire ad un certo modello in modo consapevole e volontario.
Quindi, nel nostro settore, alla base sociale e ai tecnici la volontà di aderire ad un modello di Federazione “misurato” e democratico; ai vertici, alla dirigenza, il compito di garantire quelle forme di sostegno sociale dai risvolti economici, emotivi, strumentali, comunicativi ecc., necessari al vivere della comunità.
La rilevanza della “competenza a convivere”
Sembra scontato dirlo, ma a differenza del capitale privato, il capitale sociale non è appannaggio di una o più persone che ne traggono vantaggio, materiale o immateriale che sia.
Il capitale sociale, inoltre, non appartiene a chi, poco o tanto, si è impegnato per costruirlo, ma a tutti quelli che in qualche modo e a vario titolo appartengono o approdano a quella comunità.
Quella comunitaria, quindi (Cooley, 1909. Ivi), è una rete di relazioni che si strutturano come un campo dinamico di forze e contro-forze presenti in uno spazio, che prima di ogni cosa è “mentale” [oltre che fisico, territoriale] a cui individui e gruppi sentono di appartenere, intrattenendo tra loro rapporti di mutuo scambio.
Elementi intangibili come fiducia, amicalità, valori, consuetudini e altri, regolano e alimentano la dimensione collettiva, permettendo la valorizzazione delle risorse individuali, gruppali e di comunità.
È quella che viene definita come competenza a convivere (Lavanco e Novara, 2002), dalla quale non possiamo prescindere e che organizza relazioni adeguate a contenere la “distruttività” che ogni contesto, e in definitiva ogni singolo, a tratti esprime.
Enrico Clementi