I grandi della neve sui moderni metodi d’allenamento
Oggi a Milano si è tenuto un interessante seminario dal titolo “Il percorso dell’atleta”. Come indicato nell’invito riservato agli addetti ai lavori, si è trattato di due tavole rotonde dedicate al mondo della neve con interpreti d’eccellenza.
L’anima dell’evento, organizzato da Energiapura, è stato Stefano Maldifassi, ex azzurro dello skeleton che ha lavorato in FISI, al CONI, in Ferrari e a Milan Lab e che è cofondatore insieme a Luca Temperini di “High Performance Method” (HPM), un progetto che, come dice il sito ufficiale, “prima di definire un piano di allenamento analizza e valuta l’Individuo, attraverso lo studio di ogni parametro che contribuisce al raggiungimento della performance individuale e di supportare l’atleta in tempo reale attraverso la digitalizzazione dei parametri e dei singoli piani di allenamento, integrati all’interno di nuove generazione di device indossabili. HPM si propone anche di far recuperare all’atleta la propria piena efficienza fisica dopo un infortunio”.
Molti di questi concetti sono emersi durante l’incontro di oggi. Protagonisti della prima tavola rotonda sono stati Temperini, Max Blardone, che per gli appassionati di sci non ha bisogno di presentazioni, che ha parlato della sua esperienza di allenamento avendo sott’occhio tutti i parametri che gli hanno permesso man mano di migliorare le sue prestazioni durante la sua ultima stagione agonistica, Riccardo Montolivo, ex calciatore di Atalanta, Fiorentina, Milan e Nazionale e vittima di due gravi infortuni, e Claudio Ravetto, ex ct della Nazionale azzurra.
Quest’ultimo come sempre è stato il più perentorio nei suoi giudizi, prima comparando il video dell’ultima vittoria in Coppa del Mondo di Alberto Tomba a Crans-Montana e uno contemporaneo di Henrik Kristoffersen, sottolineando la differenza abissale tra le due manche per tutta una serie di motivi, neve e materiali in primis, poi confrontando lo stile in gigante di Ted Ligety e quello di Marcel Hirscher, evidenziando che quello dell’austriaco è puro esercizio fisico, non certo un modello di stile tra le porte larghe come quello dello statunitense. Come al solito non è mancata la solita punzecchiatura da parte sua verso l’ambiente italiano dello sci, che in confronto ad altre nazioni fa ancora molto poco in chiave di ricerca e sviluppo e sottolineando come, per vincere, non bisogna seguire gli altri ma arrivare prima di loro a tagliare certi traguardi.
La seconda tavola rotonda ha poi visto altri protagonisti come Stefania Belmondo, fuoriclasse dello sci di fondo, Vittorio Micotti, preparatore atletico per tanti anni in FISI, e il medico sportivo Davide Tornese. Nel complesso un incontro molto interessante e illuminante su tutto quello che c’è dietro e prima delle gare disputate da uno sciatore.