“Grazie neve programmata”
“Nei mesi invernali con la neve programmata il mio panificio, qui a Livigno, dà lavoro a otto persone. La neve è importante per le nostre famiglie.” “Abbiamo molti maestri di sci a La Thuile e solo grazie alla neve programmata riusciamo a lavorare da novembre ad aprile. Vogliamo vivere in montagna ed abbiamo bisogno di questa neve.” “In qualità di comparto alberghiero, qui a Moena, possiamo solo che ringraziare che ci sia la neve programmata che ci fa aprire al più presto a dicembre e ci permette di chiudere a Pasqua”.
I veri beneficiari
Sono queste solo alcune delle migliaia di voci che all’unisono intonano un “Grazie neve programmata”.
“E sono loro, infatti, insieme ai turisti ovviamente, i veri beneficiari del nostro grande impegno per rendere sempre sciabili le piste dei nostri comprensori – spiega Valeria Ghezzi, presidente di ANEF, l’associazione che riunisce le imprese funiviarie – Sono loro, albergatori, ristoratori, artigiani, baristi, noleggiatori, commercianti, panifici, negozi di abbigliamento, i maggiori fruitori del nostro impegno e dei nostri costanti investimenti. Loro prima ancora dei nostri impiantisti.”
Una polemica assurda
C’è ancora molta polemica sulla neve tecnica e programmata, gli impiantisti vengono additati sovente come nemici della montagna. “Una definizione che ci amareggia e che ci offende – replica Ghezzi – perché riteniamo di rappresentare non un problema, ma una soluzione. Sia per la questione sempre più drammatica dello spopolamento, che grava come un macigno sulle terre alte, sia per chi la montagna, diversamente da noi, la vive sporadicamente da turista, la conosce poco, la vuole bella ed incontaminata. Ma se non ci fossimo noi, chi se ne prenderebbe cura?”
Programmare
Neve programmata, ma perché? “Qualche anno fa, con una stagione completamente priva di precipitazioni nevose – precisa la presidente di ANEF – le uniche località turistiche capaci di sopravvivere furono proprio quelle con impianti di risalita e produzione di neve tecnica, perché il turista invernale, italiano e straniero, vuole sciare. Si muove dalla città, organizza le ferie, programma le uscite solo se sa che la neve c’è. E noi, con la nostra tecnologia e i nostri investimenti, la garantiamo su oltre il 90% delle piste attualmente esistenti. Le altre attività (passeggiate, ciaspolate, sci di fondo, sci alpinismo, etc.) sono residuali, fanno da contorno, ma non hanno un peso specifico per garantire lavoro e vita ai residenti in montagna.”
Costo o investimento?
Si dice che la neve programmata rappresenti un costo eccessivo a carico della collettività, uno spreco. “Noi lo vediamo come un investimento che genera ricchezza e consente di vivere alla gente nelle nostre valli, che altrimenti andrebbero ben presto deserte. Poi, per quanto riguarda la produzione di questa neve, ci tengo a precisare che si usa solo acqua ed energia elettrica; l’acqua poi viene reimmessa nell’ambiente a fine stagione, a primavera, nel momento del disgelo, nulla si disperde, tutto rientra nel ciclo naturale; gli invasi realizzati, inoltre, hanno anche una funzione di stoccaggio dell’acqua, così da contenerla ed evitare inondazioni e disastri ecologici. Poi i nuovi mezzi battipista sono dotati di tecnologia snowsat, in modo che è possibile misurare la profondità della neve restituendo una serie di dati che permettono di adattare la produzione e l’intensità dell’innevamento programmato, garantendo così una copertura costante ed una gestione ancor più sostenibile dell’innevamento, producendo una quantità di neve mai superiore al reale fabbisogno; e la maggior parte delle nostre società ha investito in sistemi di ammodernamento, automatizzazione ed efficienza dell’impianto di innevamento programmato per la gestione della produzione di neve in funzione delle condizioni meteo; laddove è possibile, infine, si usa energia elettrica proveniente da fonti di energia rinnovabili.”
Impianti non invasivi
Gli impianti di risalita deturpano la bellezza della montagna? “In realtà, ad essere oggettivi, gli impianti di risalita – commenta Valeria Ghezzi – sono ecologici poiché usano trazione elettrica; non sono invasivi, perché se dopo qualche decennio di servizio si decide per qualsiasi ragione di chiuderli, il bosco in due o tre anni riconquista naturalmente quello spazio. Poi rappresentano un reale e concreto servizio di mobilità intervallivo, diminuendo drasticamente il traffico automobilistico, anche nella stagione estiva, per raggiungere le alte vie e programmare passeggiate, escursioni, scalate; e rappresentano per i residenti, turisti e visitatori un concreto miglioramento infrastrutturale onde limitare importanti flussi di traffico su gomma.”
Critiche ingiustificate
“Come proprietari e gestori degli impianti di risalita, siamo abituati ormai da tempo ad essere oggetto delle critiche più disparate, ma desideriamo che su un tema così importante sia corretto ascoltare diversi punti di vista. E soprattutto porsi la vera domanda: ‘Chi beneficia della neve programmata?’. Nella consapevolezza data dai numeri (e non dalle opinioni) che, dal punto di vista prettamente economico, non esiste attività invernale di montagna che garantisca lo stesso fatturato e soprattutto lo stesso numero di posti di lavoro dello sci da discesa.”
Grazie neve programmata
“Rappresento una società territoriale con 250 soci – spiega un altro testimonial nel video – e ci siamo riunti proprio per sostenere gli investimenti sulla nostra area sciabile, compreso l’innevamento programmato, senza il qualche il turismo invernale morirebbe e noi saremmo costretti a lasciare le nostre valli.” “Rappresento il consorzio turismo Bardonecchia: grazie all’innevamento programmato riusciamo a garantire il lavoro continuativo per tutti i nostri soci, che sono tantissimi. Per noi è davvero essenziale.” “Grazie alla beve tecnica siamo riusciti ad aprire per tempo la stagione ed a garantire ai nostri ospiti di sciare in sicurezza e in condizioni ottimali.”
Comunicato Stampa