Effetti dell’età nello sci alpino: combinazione dell’età relativa e dell’età biologica sulla selezione dei talenti
di Enrico Clementi
L’influsso del RAE sulla selezione dei talenti
Romann e Fuchslocher (2010) in un articolo titolato Gnade der frühen Geburt https://www.researchgate.net/publication/281113997_Gnade_der_fruhen_Geburt_oder_Chancengleichheit (traducibile, anche se non alla lettera, come “Vantaggi della nascita precoce”) analizzano l’effetto dell’età relativa nelle nazionali giovanili del calcio svizzero.
Ricordiamo che l’età relativa (Relative Age Effect o RAE) è quel fenomeno presente in vari sport, incluso lo sci alpino, per il quale gli atleti nati nei primi mesi della loro fascia d’età, hanno un vantaggio competitivo sui loro coetanei e maggior probabilità di selezione e accesso all’alto livello.
Rimandiamo per una panoramica del fenomeno e per approfondimenti ad un precedente articolo – scritto con Pietro Poletti – su Scimagazine al link https://www.scimagazine.it/effetti-delleta-nello-sci-alpino-linflusso-delleta-relativa-rae-sulla-selezione-del-talento/
Tuttavia, la selezione o meno dei talenti non dipende soltanto dall’età relativa; durante la pubertà, infatti, ossia tra i 10 e i 14 anni per le donne, e tra i 12 e i 16 nei maschi, influiscono sulla selezione anche le differenze a livello di età biologica (EB).
Nella maggior parte delle discipline sportive che abbiamo approfondito, in Svizzera come in Italia, le giovani leve vengono suddivise in base all’età cronologica (ad es. calcio, hockey su ghiaccio, sci alpino ecc.). I ragazzi nati nei primi mesi dell’anno all’interno di queste fasce d’età, sono fisicamente avvantaggiati rispetto ai loro coetanei nati più tardi (Musch & Grondin 2001; Carling, le Gall, Reilly, & Williams, 2009).
Questo fenomeno è particolarmente diffuso nelle discipline sportive nelle quali le condizioni fisiche e psichiche influiscono considerevolmente sulle prestazioni momentanee, e devono essere superati vari livelli di selezione.
Nel loro articolo, Romann e Fuchslocher, spiegano i meccanismi e le conseguenze del RAE, secondo una progressione a spirale che conduce, a seconda dei casi, a prestazioni elevate e a feedback positivi, oppure, al contrario, a prestazioni inferiori, feedback negati, demotivazione/abbandono.
Quindi, secondo questo schema, una giovane leva con un’età relativa elevata può beneficiare di una spirale positiva. Viceversa, un atleta con un’età relativa inferiore può subire gli effetti di una spirale negativa.
Sul piano della selezione si promuovono talenti presunti, con il rischio però di perdere atleti che non hanno ancora espresso il loro potenziale, in specie negli sport di forza e di situazione.
I fenomeni studiati nell’ambito della sociologia e dalla pedagogia sono di grande rilevanza in questo contesto. L’effetto di Matthäus (i successi chiamano sempre nuovi successi) e l’effetto Pigmalione (le aspettative influenzano il risultato) sono meccanismi noti, che influiscono sulle prestazioni attuali e sulla promozione e crescita del talento.
Le selezioni non vengono effettuate soltanto da allenatori e società sportive. La popolarità, la pressione sociale e gli stereotipi legati a uno sport (lo sci alpino, al pari di altri, ha una sua retorica, più o meno sana) inducono il giovane a fare una prima selezione personale (Romann e Fuchslocher, 2014).
Anche i genitori hanno un ruolo determinante sull’età del debutto dei loro figli in una società sportiva, piuttosto che sulla scelta d’un orientamento nei programmi d’allenamento; infatti, è ormai diffusa da parte degli sci club la prassi di proporre ad inizio stagione programmi orientati o meno all’alto livello, e quindi di maggiore o minore intensità e costi corrispondenti.
Non solo, in assenza di indicazioni chiare da parte di allenatori e dirigenti a giovani e famiglie sul progresso delle prestazioni agonistiche del giovane – indicazioni non semplici da produrre, ma per le quali ci sarebbero comunque metodologie, strumenti previsionali e indicatori sovente disattesi – assistiamo ad abbandoni precoci, date le età di picco della performance, o, al contrario, ad una permanenza che andrebbe giustificata diversamente.
È assolutamente formativo fare agonismo, restare nel circuito gare, anche in assenza di risultati; ma a questo punto dovrebbero essere chiare, per genitori e atleti, le ragioni di questa permanenza (crescita personale, miglioramento delle abilità tecniche, orientamento alla professione e simili), non coltivando aspettative illusorie di risultato che generano confusione, frustrazione, rabbia, e rischiano di vanificare gli effetti di un’esperienza nel suo complesso positiva.
Andrebbero poi considerati i costi economici di questa esperienza e i benefici di crescita che essa apporta, secondo un rapporto non semplice da definire, perché molte le variabili soggettive.
Ma anche qui, a mio avviso, sarebbe possibile accompagnare in modo sano giovani e famiglie verso una decisione sufficientemente chiara e motivata, pro o contro la prosecuzione delle attività di gara, evitando quelle dinamiche di stagnazione nelle quali sovente rimangono impigliati.
Effetti dell’età nello sport: Età biologica e stato di sviluppo
Durante la pubertà si manifestano grandi differenze a livello di sviluppo degli atleti. Nella selezione dei talenti, gioca un ruolo decisivo anche lo stato di sviluppo biologico, determinato dal rapporto tra età anagrafica ed età biologica.
Le differenze fisiche tra i giovani sportivi sono imputabili all’età relativa all’interno di una fascia d’età, ma soprattutto all’età biologica.
Analizzare l’età biologica momentanea e quindi la ripartizione degli stati di sviluppo all’interno dei gruppi è un’operazione molto più impegnativa e complessa rispetto all’esame dell’età relativa; eppure, è un’operazione che andrebbe tentata in modo contestuale e considerata, sul piano della programmazione e su quello della valutazione della performance.
Diversamente dalla lettura dei trimestri di nascita, l’età biologica non è semplicemente una cifra che può essere rilevata in qualsiasi momento. Per classificare l’età biologica, occorre invece prendere in considerazione vari aspetti, come ad esempio l’età dello scheletro o lo stato di sviluppo sessuale o antropometrico.
Per determinare lo stato di sviluppo sessuale, in passato sono stati elaborati e implementati vari metodi (Malina et al., 2004; Mughal, Hassan, & Ahmed, 2014; Romann & Fuchslocher, 2016). Nella pratica si ricorre spesso all’analisi delle radiografie della mano sinistra per valutare la maturazione sessuale. In Europa, è molto diffuso il metodo Tanner-Whitehouse 3 (TW3) (Tanner et al., 2001).
Confrontando le caratteristiche ossee e gli indicatori di sviluppo delle radiografie con immagini di riferimento, gli specialisti riescono ad accertare l’età sessuale e quindi l’età biologica. Gli atleti per i quali viene stabilita un’età biologica antecedente alla loro età cronologica, sono più avanti nello sviluppo biologico (EB > EC). Viceversa, gli atleti la cui età biologica risulta inferiore rispetto alla loro età cronologica, evidenzieranno un ritardo nello sviluppo biologico (EB < EC).
Per dare un esempio del modo in cui si potrebbe procedere per processare i dati raccolti, nei contesti di selezione del talento (ad esempio già a partire dai gruppi Osservati e/o dalla composizione delle squadre C) si potrebbe distingue tra: sviluppo precoce (1 < EB-EC), forse precoce (0.5 < EB-EC ≤ 1), normale (-0.5 ≤ EB-EC ≤ 0.5), forse tardivo (-1 ≤ EB-EC < -0.5) e tardivo (EB-EC < -1).
Slittamento individuale delle curve di crescita e suo successivo appianarsi
L’avvio della spinta di accrescimento o di crescita si situa mediamente durante l’undicesimo anno di età, con l’inizio della pubertà. Il picco di velocità di crescita (PHV = Peak height velocity) si raggiunge a tre anni circa dall’inizio della spinta puberale. A partire dal 19° anno di età, non dovrebbero più essere registrati importanti tassi di crescita (conclusione della fase di crescita).
Possono manifestarsi slittamenti individuali delle curve fino a due anni e mezzo prima (EB – EC = -2.5) o dopo (EB – EC = 2.5). In questi casi si parla di ragazzi dallo sviluppo precoce (EB – EC < -1) o tardivo (EB – EC > 1).
In funzione dello slittamento dell’inizio della spinta di accrescimento tra giovani della stessa età cronologica (EC), possono verificarsi differenze fino a cinque anni nello sviluppo biologico (Malina, Bouchard, & Bar-Or, 2004).
Con l’inizio anticipato della spinta puberale nei ragazzi dallo sviluppo precoce durante il nono anno, l’influsso dell’età biologica si riduce costantemente.
Un fenomeno che si spiega soprattutto con l’incremento della produzione di testosterone e la conseguente accelerazione della crescita fisica e dello sviluppo della massa muscolare.
Nei maschi la differenza relativa raggiunge l’apice a 13,8 anni, dopodiché le differenze a livello di età biologica iniziano a ridursi.
La diminuzione è dovuta al fatto che i ragazzi dallo sviluppo precoce sono già molto avanti a livello di sviluppo, mentre quelli dallo sviluppo tardivo iniziano a recuperare con l’inizio della loro crescita posticipata.
All’età di 20 anni, la differenza nell’età biologica è praticamente scomparsa, essendo i ragazzi dallo sviluppo precoce e tardivo entrambi cresciuti.
Analogamente all’età relativa, si presume che le differenze dell’età biologica abbiano influssi analoghi nella selezione degli atleti di sci alpino nelle squadre giovanili. Grazie ai suoi vantaggi fisici, un ragazzo maturato precocemente gode di un vantaggio a livello di prestazioni, rispetto a un suo coetaneo che matura successivamente (Till, Cobley, O’Hara, Cooke, & Chapman, 2013).
Sovrarappresentazione dei ragazzi a maturazione precoce
Questo vantaggio temporaneo a livello di prestazioni del momento (vantaggio che, perché “del momento”, successivamente tende a scomparire) aumenta le possibilità, come evidente, di essere selezionati.
Va quindi preso atto che la quota di ricambio generazionale dallo sviluppo precoce nelle selezioni, supera di gran lunga la quota di ragazzi dallo sviluppo normale o tardivo.
Gli studi condotti in passato confermano questa supposizione e indicano una sottorappresentanza di ragazzi dallo sviluppo tardivo nei vivai di varie discipline (Figueiredo, Gonçalves, Coelho e Silva, & Malina, 2009; L. Müller, Gonaus, Perner, E. Müller, & Raschner, 2017).
Questa disparità viene compensata mediante un numero inferiore alle aspettative di ragazzi dallo sviluppo normale (a confronto con la popolazione normale) e non attraverso una minoranza di ragazzi dallo sviluppo tardivo.
Andrebbe quindi svolta una ricerca, in ambiente FISI, per valutare la composizione attuale delle squadre nazionali (almeno degli ultimi tre anni), ma anche i criteri d’accesso ai gruppi sportivi militari, per avere una ripartizione degli atleti in base agli stati di sviluppo.
Nella pratica, per determinare l’età biologica si utilizza un metodo non invasivo, ossia la classificazione secondo Mirwald (Mirwald, R.L., Baxter-Jones, A.D.G., Bailey D.A., & Beunen, G. P., 2002). Il procedimento tiene conto anche dell’età cronologica e del rapporto tra lunghezza della seduta e delle gambe.
Effetti dell’età nello sport: Combinazione di età relativa e biologica
Combinando l’età relativa (RAE) e l’età biologica (EB), si possono trarre conclusioni più precise per la selezione dei talenti.
L’età relativa (ER) e l’età biologica (EB) spiegano le differenze nel decorso evolutivo delle giovani leve all’interno di una categoria d’annata. Combinando i due aspetti, è possibile rappresentare l’entità complessiva dei diversi presupposti fisici e psicologici rispetto all’età cronologica (EC).
Questo procedimento permette altresì di individuare le percentuali di età relativa ed età biologica nella categoria d’annata in questione.
Considerando che le disparità maggiori nello stato di sviluppo biologico intervengono durante la fase della pubertà, fino agli otto anni i vantaggi fisici e psichici di determinati giovani atleti possono essere attribuiti principalmente alla diversa età relativa.
A partire dall’ottavo anno, l’influsso dell’età biologica aumenta costantemente. Parallelamente si riduce gradualmente l’effetto dell’età relativa.
Si stima quindi che, a partire dall’undicesimo anno di età (nei maschi), la maggior parte delle disparità sia dovuta alle differenze nell’età biologica.
Queste importanti disparità si protraggono fino al 18° anno di età, quindi fino alla conclusione della spinta di accrescimento. La scelta della fascia d’età è perciò decisiva.
Prima degli otto anni, le differenze nell’età biologica sono minime, quindi è importante considerare con un occhio di riguardo l’età relativa, anche se le selezioni tra i giovanissimi non sono auspicabili. Negli anni seguenti è necessario concentrarsi maggiormente sull’età biologica (EB), tenendo quindi in considerazione per la selezione le differenze tra i giovani atleti.
La combinazione nella pratica
In che misura si tiene conto della combinazione dei due fattori d’influsso ER ed EB nella selezione pratica dei giovani atleti?
Da uno studio relativamente recente condotto in Austria, risulta che le giovani leve del quarto trimestre selezionate nel calcio e nello sci alpino vengono considerate in maniera sproporzionata «a sviluppo precoce». Viceversa, i giovani stimati a sviluppo fisico tardivo sono rappresentati soltanto nei due primi trimestri (Müller et al., 2017).
In altre parole, i vantaggi imputabili all’età relativa e all’età biologica sembrano essere veramente troppo importanti affinché una giovane leva possa essere selezionata. O si annullano gli svantaggi dell’ER con l’EB avanzata, o viceversa uno stato di sviluppo posticipato viene vanificato dai vantaggi nell’ER.
Consigliamo, così come accade in Svizzera già dal 2008 con il PISTE (Prognostisch Integrative Systematische Trainer-Einschätzung), di adottare strumenti adeguati che tengano conto dell’età relativa e dell’età biologica nella valutazione del potenziale di un atleta, al fine di tutelare quegli atleti a sviluppo tardivo per i quali le possibilità di essere selezionato sono veramente minime.
In questo senso il riferimento ai soli risultati stagionali, a partire dal progetto Osservati, risulta ampiamente insufficiente a definire i criteri di selezione, anche regionali. Sono ancora troppi, infatti, i casi in cui per giustificare la convocazione dell’uno, piuttosto che dell’altro atleta, si ricorre a questa motivazione.
La qual cosa non significa, come evidente, discrezionalità assoluta, ma un arricchimento dei programmi d’allenamento e formativi, con strumenti di valutazione delle performance multifattoriali e – come detto in altri interventi – non solamente cronometrici.
Con uno slogan potremmo dire che il cronometro non è – almeno in questi casi – criterio obiettivo di individuazione e selezione del talento. Quindi, in questo senso, vengono meno quelle caratteristiche di imparzialità, pari opportunità, giustizia, che qualificano l’attività sportiva in genere e agonistica in particolare.
Effetti dell’età nello sport: criteri risolutivi e di bilanciamento
Necessitano quindi misure che consentano di tener conto dell’età relativa (ER) e dell’età biologica (EB) già nelle attività di base, al fine di garantire dei presupposti attendibili per le future selezioni.
Sono criteri già adottati a livello internazionale, e che andrebbero vagliati in tavoli tecnici dedicati:
- l’introduzione di due date di riferimento, anziché una sola, per la suddivisione in categorie (ossia la categoria di riferimento ulteriormente suddivisa in almeno due sottocategorie: a partire dalla ripartizione in quartili, i più vecchi all’interno della categoria, e i più giovani all’interno della stessa);
In una suddivisione in categorie di questo tipo, vantaggi e svantaggi dell’età relativa si alternano. Ogni atleta appartiene alternativamente al gruppo dall’età relativa più elevata, poi ai più giovani della sua categoria attuale. Questo permette a tutti gli atleti di sviluppare in ugual misura l’autostima e le competenze affini, ad esempio la gestione della leadership, formale o meno che sia.
- Una seconda misura per contrastare l’effetto dell’età relativa (RAE) potrebbe consistere nel distribuire equamente tra le prove coetanei dello stesso trimestre, ossia una ripartizione degli atleti di una medesima categoria in almeno due gruppi diversi, per discipline uguali o diverse.
Inoltre, per gli atleti dallo sviluppo tardivo, già oggi le società sportive dispongono di cosiddette Cartes Blanches da distribuire. Una Carte Blanche offre la possibilità a un ragazzo a maturazione posticipata di gareggiare in un gruppo diverso (non “inferiore”, ma appunto distinto: è una precisazione importante, sul piano psicologico e della percezione di sé) nonostante la sua età cronologica più avanzata.
Migliorare la diffusione della Carte Blanche grazie a una regolamentazione generale e alla visione d’insieme dei vantaggi, dell’efficienza e degli impieghi potrebbe essere una soluzione interessante per tener conto dell’età biologica nei giovani.
L’applicazione coerente e capillare del principio della Carte Blanche, ossia la determinazione dell’età biologica per ogni singolo atleta, sfocia nella:
- soluzione di una ripartizione in categorie in base all’età biologica anziché all’età cronologica.
Il cosiddetto bio-banding viene già applicato nelle accademie calcistiche inglesi. Nell’agosto 2018, anche l’ASF ha lanciato un progetto basato sul bio-banding.
In altre parole, ci sembrano maturi i tempi per l’acquisizione di questi strumenti, e per la creazione in ambito federale di un gabinetto di studio e ricerca, che promuova attività formative o informative rivolte ai tecnici (e da questi riceva dati, informazioni, input di lavoro, in un’attività costante di sinergia e di rete in ambiente neutro e in contesto) non sporadiche, nei modi del classico aggiornamento, ma sistematiche e progressive.