Dolomiti Superski: una partenza con il botto!
Con l’inizio della stagione abbiamo scambiato quattro chiacchiere con Marco Pappalardo, Marketing Director di Dolomiti Superski, per farci raccontare le prime impressioni e sapere se hanno già qualche dato sulle presenze del Ponte dell’Immacolata.
«Una cosa è certa. Siamo contenti, molto contenti. I numeri sono buoni e sono superiori a quelli dell’anno scorso. Certo, quest’anno il Ponte cadeva bene e ciò ha aiutato, però stiamo vedendo che anche oltre il Ponte, in tutto il periodo fino a Natale, skipass venduti e passaggi hanno fatto registrare un incremento. Ovviamente, parlo a livello generale di Dolomiti Superski, poi ci sono stazioni che sono andate meglio rispetto ad altre. Ma, ripeto, la partenza è stata ottima, superiore alle nostre previsioni».
Hai qualche numero sulle prenotazioni rispetto alla scorsa stagione?
«I numeri che posso avere riguardano le strutture ricettive, e sono molto buoni. Anche in questo caso parlo a livello generale, poi ci sono aree che già fanno registrare il tutto esaurito fino a marzo e altre che, invece, hanno ancora qualche “buco”, magari a gennaio. In ogni caso, il trend è ottimo. Altro aspetto positivo è che la gente ha ripreso a prenotare con buon anticipo, come avveniva prima del covid. E questo è importante per gli operatori del settore, che riescono ad avere una programmazione migliore».
Dividendo le presenze per nazioni, chi sale e chi scende?
«Siamo appena agli inizi. E’ troppo presto per poter avere qualche dato attendibile. Bisogna aspettare la fine delle feste di Natale»
Cambiamo argomento. Sostenibilità. Dolomiti Superski ha sempre avuto un atteggiamento pragmatico: non c’è nulla che non inquini, noi cerchiamo di farlo il meno possibile. É un atteggiamento che sta pagando nell’opinione pubblica?
«È un argomento complesso, a cui teniamo molto e che va valutato sul lungo periodo. Abbiamo osservato che la fronda degli estremisti, se così possiamo definirli, trova terreno fertile fino a quando non c’era un inizio di stagione certificato. Adesso che l’inverno è arrivato, che fa freddo e la neve ha imbiancato tutto, le loro proteste sono scemate perchè non hanno argomenti a cui attaccarsi. Sia chiaro. Nessuno di noi nega che un cambiamento climatico sia in atto e che tutti dobbiamo comportarci di conseguenza e infatti Dolomiti Superski è impegnata su più fronti per rendere i servizi i più sostenibili possibile, però non possiamo fermarci. La montagna è un momento di rigenerazione importante, la gente ha bisogno di questo e noi cerchiamo di accontentare e di soddisfare questo bisogno».
Per anni abbiamo sentito dire da qualcuno che la neve programmata inquina perché fatta con additivi. E’ una cosa superata oppure c’è ancora ignoranza (o strumentalizzazione) sull’argomento?
«Purtroppo, la strumentalizzazione continua. Basta leggere gli articoli di alcuni organi di stampa per rendersene conto. Ora non si punta più il dito sugli addititivi (ormai è provato che non se ne usano), però si cerca di virare il discorso sull’eccessivo spreco di acqua per un’attività che non è ritenuta primaria. Anche in questo caso, si tratta di un argomento che ha più presa al cospetto di un paesaggio brullo, della classica striscia di neve in un contesto tutto verde. Quest’anno per fortuna la situazione è più favorevole, le montagne sono bianche e la neve è caduta ovunque, ragion per cui anche questo argomento viene meno usato. Quello che tanti non sanno è che alla fine le 120/160 ore all’anno di cannoni ci sono sempre, perché sono indispensabili per creare il fondo adatto a garantire piste ben preparate fino al termine della stagione. Ma questo i nostri detrattori non lo hanno ancora ben compreso».
Durante la conferenza stampa di presentazione dell’Alta Badia del mese scorso, si è insistito molto sull’importanza di conservare le tradizioni del territorio, soprattutto in campo culinario e sulla valorizzazione dei “cibi poveri”. Sarà la tendenza per le prossime stagioni e, se sì, come potrà convivere con il lusso dei locali e dei rifugi stellati?
«E’ un aspetto importante per tutto il territorio e abbiamo notato che in questi ultimi anni c’è una maggior attenzione da parte della clientela per il km 0 e per i cibi della tradizione. La baita che propone piatti esotici ha meno presa di una volta. Certo, ci sarà sempre chi viene in rifugio e vuole mangiare l’aragosta, ma sono sempre di meno; non è più politically correct, se mi concedi il termine. E’ un cambiamento che va interpretato in modo positivo, costruendo una storia, la storia della ricetta e degli ingredienti del territorio. D’altra parte, una delle aree tematiche di Dolomiti Superski sulla sostenibilità riguarda proprio la gastronomia nei ristoranti e nei rifugi e la valorizzazione dei prodotti e delle ricette del posto. Come infatti abbiamo più volte ribadito, la sostenibilità ha mille sfaccettature. Non è solo ridurre le emissioni e le fonti di inquinamento, ma è anche questo. C’è un aspetto sociale che è altrettanto importante e che va considerato. D’altra parte, è provato che senza lo sci le nostre valli, le nostre montagne, i nostri paesi si svuotano, muoiono. La sfida per i prossimi anni è dunque quella di avere un turismo che ben si integri con il territorio e che sia il meno possibile impattante sull’ambiente. Bisogna però essere realisti. Qualsiasi attività inquina, bisogna cercare di farlo il meno possibile».
Il prezzo dello skipass Dolomiti Superski è aumentato. Non temete che una parte di pubblico possa scegliere altre località più economiche?
«La risposta della clientela è stata positiva. Significa che la nostra proposta è comunque in linea e, ci tengo a precisarlo, è legata al valore del territorio. E poi sono tante le possibilità che Dolomiti Superski ha previsto per poter risparmiare. Acquisto in anticipo dello skipass, offerte famiglia e via dicendo. Dobbiamo inoltre tenere conto di un aspetto fondamentale. Siamo un’azienda energivora e i nostri costi di produzione sono aumentati del 35/40 per cento negli ultimi due anni e ovviamente di ciò non possiamo non tenerne conto. Questo per dire che a monte c’è uno studio approfondito di ogni singolo aspetto, non ci siamo certo svegliati una mattina e abbiamo deciso di aumentare il costo dello skipass».
Percentualmente, la vendita degli ski pass on-line sta crescendo rispetto a quella alla casse?
«Si, tanto. Si tratta di un elemento molto interessante. Ormai, nel computo generale la vendita on-line ha superato il 30 per cento. E’ un dato importante, anche perché si tratta di un percorso iniziato da poco, con parecchio margine di crescita. E soprattutto è un percorso da cui non si torna indietro».
Luca Laudati