Dolomiti Superski: “I numeri ci danno ragione”
La stagione volge al termine ed è tempo di bilanci, seppur non definitivi. È quello che abbiamo fatto con Marco Pappalardo, Direttore Marketing di Dolomiti Superski.
«Direi che la stagione è stata ottima e le ultime, abbondanti nevicate hanno permesso alle stazioni di arrivare alla fine senza problemi. E questo è ormai un dato di fatto, che le precipitazioni arrivano sempre più avanti, a ridosso della primavera. Dovremo tenerne conto in futuro e infatti Dolomiti Superski sta monitorando la situazione già da qualche stagione. Però, non basta tenere aperti gli impianti. Per far sì che l’offerta sia appetibile al pubblico occorre lavorare tutti assieme. Occorre che gli albergatori tengano aperte le strutture, idem i rifugi e i ristoranti. Non c’è infatti niente di più triste di vedere paesi a mezzo servizio, dove si fatica a trovare un hotel aperto o un ristorante dove andare a mangiare. Se ci muoveremo tutti nella stessa direzione, allora potremo ottenere risultati e allungare la durata della stagione, visto e considerato che esiste una buona domanda da parte della clientela, soprattutto internazionale, in tal senso».
«Venendo ai bilanci, questi sono ancora provvisori, poiché mancano i dati della seconda parte di marzo e di Pasqua. Però, posso affermare che siamo assolutamente soddisfatti. Al 10 di marzo i primi accessi alle piste in giornata sono cresciuti del 2% rispetto alla stagione scorsa, già tra le migliori di sempre, mentre in termini di passaggi agli impianti, valore che misura la propensione allo sci, il livello è identico all’inverno 2022-23. In crescita anche la vendita delle varie tipologie di skipass, sia a livello di Dolomiti Superski che di comprensorio singolo, con lo skipass 6 giorni riconfermatosi quale cavallo di battaglia sia su tutta la destinazione delle Dolomiti che nei comprensori, con un aumento delle vendite del 4%. Ciò sottolinea l’alta incidenza e, di conseguenza, l’importanza del turismo stanziale. In forte aumento nei confronti della scorsa stagione anche lo stagionale, che è cresciuto del 17% per la variante “Dolomiti Superski” e dell’8% per il singolo comprensorio. Questi dati ci fanno guardare al futuro con ottimismo, soprattutto perché a inizio stagione le previsioni erano di un consolidamento e invece siamo cresciuti. Significa che c’è una domanda di sci molto forte, a dispetto di diverse analisi molto più critiche».
Clientela italiana e straniera. Chi sale e chi scende?
«C’è stato un lieve calo dell’Italia o, meglio, è cresciuta, però meno rispetto all’internazionale. L’Italia rimane comunque il mercato principale, salgono parecchio gli Stati Uniti, la Repubblica Ceca, la Polonia e anche la Germania. E questa è una sorpresa poiché le previsioni di inizio stagione indicavano invece un calo della presenza tedesca»
Si è molto parlato degli aumenti dei prezzi degli skipass e non è mancata anche qualche polemica. Al netto dei numeri di vendita, che sono ottimi, credi che tale trend di aumenti possa continuare anche nei prossimi anni?
«Dolomiti Superski ha già pubblicato i prezzi per la prossima stagione prevedendo un adeguamento, a seconda della tipologia di abbonamento, tra il 3,7 e il 5,2%, con il 6 giorni di alta stagione fissato a 423 euro (381 euro in stagione), mentre il 3 giorni costerà 241 euro (216 euro in stagione). Il giornaliero costerà in alta stagione 83 euro, in stagione invece 75 euro. Assistiamo poi a una crescita importante delle vendite online degli skipass, che ogni anno raccoglie sempre più i favori della clientela, che ne scoprono e ne apprezzano la comodità e i vantaggi. La spinta quasi forzata dalla pandemia, che ne ha reso necessaria l’implementazione onde ridurre al minimo i contatti interpersonali, ha portato a far sì che oggi quasi un cliente su tre sceglie di acquistare lo skipass online. Vorrei comunque sottolineare che l’aumento dei prezzi tra il 3 e il 5 % è in linea con l’inflazione e con le stagioni pre covid. Soltanto l’anno scorso è stato applicato un aumento più importante a causa dell’esplosione dei costi dell’energia e dell’approvvigionamento, in una fase in cui l’inflazione era ben sopra il 10%».
Così facendo non c’è il rischio di creare uno “sci di serie A”, con Dolomiti Superski e uno “sci di serie B”, nelle stazioni più piccole, dove la discriminante è il prezzo dello skipass?
«Non credo si possa affermare ciò. Noi abbiamo l’ambizione di voler offrire una qualità di tutti i nostri servizi molto alta. Ciò chiaramente comporta costi di produzione elevati che ricadono in parte sui prezzi. L’aspirazione – lo ripeto – è quella di voler essere sempre al top e quindi ci muoviamo di conseguenza. Non è comunque nostra intenzione abbassarci alla guerra dei prezzi».
Soprattutto quest’anno Dolomiti Superski ha rimarcato l’importanza di riscoprire i territori, le tradizioni, il “cibo povero”. Significa che “l’aragosta in quota” funziona meno di un tempo?
«Ne abbiamo già parlato a inizio stagione. Chi offre il pesce fresco in quota continua a esserci. Però, stiamo notando che sempre più persone vanno alla ricerca delle tradizioni, di cosa produce il territorio; è un trend in continua espansione. Per come stiamo costruendo il nostro prodotto, puntiamo molto sull’esperienza autentica. Ecco perché l’aragosta in rifugio rappresenta una nicchia molto relativa, che però esiste. Ed è giusto che sia così perché amplia l’offerta a disposizione di un certo tipo di cliente».
Sci e sostenibilità. Dolomiti Superski è molto attenta a queste dinamiche nonostante adotti un atteggiamento di basso profilo. Il classico “fatti e non parole”. Ci sono novità a riguardo rispetto a quando ci siamo sentiti a inizio stagione?
«La strada è ormai tracciata e come giustamente dici mettiamo i fatti davanti a tutto. Le nostre aziende sono impegnate a dotarsi delle migliori tecnologie e ci interfacciamo costantemente con ogni aspetto che riguardi la sostenibilità. Una cosa è certa: la montagna ricarica e noi dobbiamo farla trovare al cliente nella sua veste migliore e più autentica. Va comunque considerato che chi fa impresa oggi non lo può fare a emissioni zero, però magari in futuro ciò sarà possibile grazie a nuove tecnologie e allora noi ci faremo trovare sicuramente pronti».
Anche quest’anno, soprattutto a inizio stagione, una certa stampa non ha fatto mancare attacchi (talvolta pesanti) sul fatto che lo sci inquina e consuma tantissima acqua per produrre neve. Visto come è andato l’inverno e viste le abbondanti nevicate, trovi che tali attacchi si siano affievoliti oppure no?
«Di solito le critiche si concentrano a ottobre, novembre, quando non si sa se nevicherà, e adesso, a marzo, quando inizia il caldo e una certa stampa inizia a mostrare le classiche strisce di neve in pista e i prati tutto attorno. Credo che tali attacchi continueranno, anzi, aumenteranno. E non si fermeranno pure se nevicherà tanto a inizio stagione. Però, andiamo avanti per la nostra strada, convinti che la montagna sia un valore importante, è il nostro karma. Anche perché le critiche non propongono alternative valide. Il sistema sci nel suo insieme rappresenta una parte considerevole del Pil dell’Italia e dell’intero arco alpino e dà lavoro a milioni di persone, direttamente e indirettamente. È risaputo che la montagna in inverno senza lo sci non ha turismo, i paesi si svuoterebbero, gli hotel, i rifugi rimarrebbero chiusi e le persone perderebbero tanti posti di lavoro».
Siete appena tornati dagli Stati Uniti. Avete stretto nuovi accordi?
«Dolomiti Superski fa parte di Ikon Pass, il circuito internazionale di skipass che ha sede negli Stati Uniti. Lo scopo del viaggio è stato quello di analizzare e osservare in dettaglio una realtà diversa dalla nostra. E con l’occasione abbiamo rinnovato per altri 4 anni l’accordo con loro».
Il messaggio di Dolomiti Superski è sempre più quello che nel prezzo del biglietto non offre solo una giornata sugli sci, bensì un’esperienza a 360 gradi. È corretto?
«Assolutamente si. Ritornando al viaggio negli Stati Uniti ci siamo ben resi conto che da loro lo sci è un’esperienza forte, è tanta roba: ci sono piste bellissime, magari alcune appositamente non preparate, che scendono tra i boschi. E infatti l’offerta turistica si basa su quello, sullo sci, mentre il nostro posizionamento si fonda su 3 elementi, che vanno a chiudere il cerchio: lo sci, ed è ovvio, ma anche il paesaggio, con le Dolomiti e l’aspetto enogastronomico. È un triangolo: scii, ti godi il panorama e l’esperienza culinaria. Ciò non accade negli Stati Uniti poiché il paesaggio è indifferenziato e non certo vario come nelle Dolomiti, lo stesso dicasi del cibo. Ecco perché loro si concentrano molto sullo sci. Questo per dire che Dolomiti Superski offre una vera e propria esperienza che va oltre le piste, la loro varietà, la loro preparazione e abbraccia la vacanza nella sua completezza. Su questo ci stiamo lavorando tanto e siamo orgogliosi dei risultati ottenuti».
Luca Laudati