Discesa a Zermatt? No, grazie!
“Lo sci ha bisogno di nuove idee”, è il pensiero comune che dovrebbe portare a rinnovare in meglio un movimento che sa un po’ di vecchio. Non tutte le nuove idee sono buone, però, meglio fare selezione all’ingresso, forti dell’esperienza di certi “accrocchi” ancora sperimentali.
Dal parallelo, iniquo e pericoloso, criticato dagli atleti, anche quelli che lo vincono, a combinate, super combinate, combinate alpine, dove togli un po’ di slalom, anzi inverti le manche, no, cambia l’ordine di partenza, gira la ruota, rigirala. Ma sí, crepi l’avarizia, assegnamo coppe di specialità per due gare. Per non parlare dei City Event, che dovevano essere, a detta del vertice Fis, “il futuro”, ma sono naufragati miseramente in un paio di stagioni.
Questa volta la nuova idea non meriterebbe nemmeno una menzione, perché è davvero strampalata: sarà un bluff, una boutade per farsi un po’ di pubblicità. Da un paio di settimane rimbalza su alcuni media il progetto di una discesa libera lunga 5 chilometri, “record” di Coppa del mondo, che parte dal ghiacciaio di Zermatt, da disputare dal 2022, nel primo weekend di novembre.
É una boutade! Infatti, chi conosce bene la disciplina e il posto, come il campione olimpico Didier Defago, che oggi si occupa per la Fis di disegnare nuovi tracciati (è lui l’autore, insieme con Bernhard Russi, di quello dei Giochi del 2022), l’ha massacrata. Vediamo perché.
La partenza sarebbe alla Gobba di Rollin, a 3889 metri. Un’altitudine che gli atleti non sopportano certo bene. Inoltre, così in alto il rischio meteo è forte, per nubi/visibilità e vento. L’arrivo è a Cime Bianche Laghi, a 2814 metri, ben lontano dal paese. Siamo in mezzo al nulla, sulla montagna: portaci gli obi-van delle Tv. E anche senza Covid-19, il pubblico te lo scordi. Il dislivello è circa 1000 metri, come la Stelvio di Bormio, che però è lunga 3 chilometri, molto più corta e ripida. Anche la Lauberhorn di Wengen ha un dislivello simile, sui 4 chilometri ed è eccezionale nel suo genere per lunghezza.
Qui, però, il ripido te lo scordi, ci sono due lunghissimi piani, il primo di 1 chilometro (in partenza) e l’altro di 1,5 chilometri, all’arrivo. Va bene il record di lunghezza, ma fare 3 minuti e più a uovo non promette un gran spettacolo, oltre a massacrare di fatica gli atleti.
In calendario ci sono troppi infortuni e troppe gare, lo dicono tutti, proprio tutti. Le discese sono tanto costose e problematiche che si pensa di farle sempre più corte e, addirittura, in due manche. Quindi, che senso ha anche solo pensare una cosa così?
Sono stati gli svizzeri di Zermatt a parlarne con i media proprio quando la federazione nazionale palesava un conflitto con gli organizzatori di Wengen, che ha creato un’impasse di calendario, ora comunque superata.
Ma con quale coraggio si butta lì questa scempiaggine, proprio approfittando del dibattito su Wengen, tempio storico della discesa e gara simbolo di Coppa, assieme a Kitzbühel?
Confondere la “popó” con il cioccolato è un privilegio delle persone estremamente colte, diceva Alda Merini, poetessa milanese. Il Presidente Fis uscente, Kasper, che già da qualche tempo ne dice e ne fa di cotte e di crude, si è detto favorevole alla proposta. Sia mai che qualcuno pensi che non sia un innovatore. Ma di idee così lo sci non ne ha proprio bisogno.
Risparmiatecele, grazie.
Andrea Cappelletti