Cortina 2021 si chiude con due slalom degni di un campionato del mondo
Finalmente una pista da slalom
Nelle grandi rassegne si è spesso optato per accorpare le gare e le diverse discipline su un’unica pista, o un’unica area di arrivo, per praticità e costi. Ma uno slalom sulla parte finale di una pista da discesa è a dir poco sacrificato, perché di solito non c’è pendenza. È stato così a Åre 2019, St. Moritz 2017, e in molti altri casi.
A Cortina invece si sono impegnati a dare agli slalom un teatro adeguato. È stata adeguata la storica pista Druscié, dove si corse nelle Olimpiadi del 1956, e mai più dopo, allargandola e servendola anche con un nuovo impianto, in sostituzione della vecchia funivia Freccia del Cielo.
Doppio lavoro di allestimento e logistica e costi più alti, ma lo spettacolo ha ripagato degli sforzi.
Shiffrin cede il passo
Le ragazze si sono misurate su un manto nevoso compatto, barrato, ma non troppo ghiacciato. Due atlete sulle altre si sono distinte in gara infliggendo distacchi pesantissimi, mentre dietro, il gruppo è rimasto compatto.
A comandare la prima manche e poi a vincere con un secondo di margine, è stata Katharina Liensberger, già podio inaspettato in gigante, e vincitrice pari merito in parallelo. L’austriaca non aveva mai comandato una prima manche e non aveva mai vinto una gara (di Coppa). “È come un film” ha detto, incredula ma per niente intimidita dal successo. Il suo bottino eguaglia quello di Lara Gut-Behrami: due ori, un bronzo.
L’altra atleta “in fuga” è stata Petra Vlhova, da anni dominatrice dello slalom insieme a Shiffrin. La slovacca allenata da Livio Magoni era andata in confusione tecnica in gigante, per via dei continui cambi di condizioni di neve e scelta materiali, ma tra le porte strette era più sicura, ed è riuscita a dimostrarlo.
Mikaela Shiffrin dopo quattro titoli mondiali di disciplina consecutivi, ha dovuto cedere il passo. Già nella prima manche è parsa meno incisiva delle due leader, senza errori, ma incapace di produrre la loro velocità. Parte da Cortina con un oro in combinata, un argento in gigante e due bronzi, in super g e slalom, sulle quattro gare disputate.
Gara maschile
La decisione della giuria di invertire nella seconda manche solo i primi quindici invece dei tradizionali trenta ha scatenato dibattiti e polemiche, gli americani hanno contestato apertamente, altri dietro le quinte. Il caldo e l’esposizione della seconda parte di pista fronte sole avevano spaventato la FIS, che non voleva rivedere rimonte causate dal deterioramento, come a Chamonix.
La scelta coraggiosa ha premiato, perché c’è stata battaglia equa e i migliori hanno meglio potuto esprimersi, in condizioni di neve ancora buone.
Foss-Solevaag ha recuperato due posizioni aggiudicandosi il titolo, con il miglior tempo nella seconda manche. Dal suo marchio di sci, lo stesso di Stefano Gross, fantastico fino a inforcare nella prima manche, fanno sapere che si era molto lavorato per essere compatitivi anche in queste condizioni di caldo. L’argento è andato ad Adrian Pertl, al comando a metà gara, stessi sci di Foss-Solevaag. L’austriaco non era nemmeno certo di essere schierato in slalom, in ballottaggio con Gstrein. Pertl è stato scelto dagli allenatori perché veloce su questo tipo di neve e anche perché avrebbe avuto un pettorale migliore, secondo gruppo, rispetto al compagno, fuori dai quindici nelle liste di partenza.
L’Italia ha sognato con un provvisorio secondo posto di Alex Vinatzer, che aveva il piccolo vantaggio di aver giá sciato sulla pista Druscié in allenamento, inedita per quasi tutti gli atleti. È finito poi con la medaglia di legno. Henrik Kristoffersen completa il podio. Come già aveva chiarito in più occasioni, si sente molto competitivo con il caldo, anche grazie ai materiali.
Andrea Cappelletti