Corea del Nord lo sci oltre la dittatura
Al Masik Pass Ski Resort, la stazione sciistica fortemente voluta dal dittatore Kim Jong Un, in una delle terre più povere, depresse e segrete del pianeta
L’autostrada “dell’arcobaleno”, che da Pyongyang porta al Masik Pass Ski Resort e fende la Corea del Nord da ovest a est, è un tracciato realizzato con imponenti lastre di cemento disposte le una dopo le altre. Niente asfalto né terra battuta, ma solo grandi e difformi blocchi di calcestruzzo che rendono il viaggio verso l’unico comprensorio sciistico del Paese particolarmente turbolento e dinamico.
A ricordare la fragilità del panorama geopolitico in cui è inserita la penisola coreana, ci pensano gli imponenti pilastri disposti lungo la strada, pronti per essere fatti esplodere in caso di necessità, così da isolare i luoghi strategici da difendere.
Quello che vediamo al di fuori dei finestrini del bus è un mondo caotico e spettrale. Persone in bicicletta nel mezzo della superstrada si intervallano a militari che riparano alcuni tratti di selciato. Cani randagi vagano lungo le corsie e mucche scheletriche trascinano con fatica l’aratro in mezzo ai campi.
Il particolare periodo dell’anno (fine dell’inverno), non aiuta di certo a rendere l’atmosfera più gentile. I meli sono ancora rinsecchiti e i campi di mais brulli in attesa del periodo delle piogge. La luce, bassa e fioca, rende il morale del viaggiatore ancora più mesto e riflessivo. In questo quadro decadente, però, ogni tanto compare qualche singolo frammento di colore: un bambino che cammina sul ciglio della strada e che porta sulle spalle una cartella colorata con disegnato Topolino.
L’ingresso vero e proprio al resort (voluto dal leader Kim Jong-un e completato a gennaio di quest’anno dopo 10 mesi di lavori) avviene attraverso un grosso “totem” composto da sei enormi sci finti disposti l’uno di fronte all’altro. Un portale luccicante e moderno, in netto contrasto con tutto ciò che lo ha preceduto, che conduce in uno spaccato di Paese lontano anni luce dal resto. Chi viene a sciare a Masik Pass lo sa: qui vivrà un’esperienza che ha ben poco a che fare con quanto ha visto nei giorni prima. La porta funge da divisione tra le due facce della Corea, quella povera e pragmaticamente reale da una parte, e quella lussuosa e utopica dall’altra.
Come di consueto, le nostre guide turistiche ci danno le informazioni preliminari sul luogo: «Alla vostra destra potete vedere la pista illuminata e la guest house, dove ha dormito Dennis Rodman – ci racconta Mr. Ho, un vulcanico e orgoglioso coreano che fuma come un turco –. Quando è venuto in Dprk (Democratic People’s Republik of Korea, questo il nome ufficiale del Paese, ndr) per il compleanno del nostro Brillante Leader, l’ho accompagnato fin qui e ha sciato proprio su questa pista. Senza prendere lezioni, ma solamente guardando e copiando gli altri». Poco più avanti rispetto alla villa dove ha soggiornato l’ex stella dell’Nba sorge l’imponente albergo nel quale trascorreremo il nostro soggiorno.
Il Masikryong è un’eccentrica costruzione di 9 piani e viene venduto alla clientela come hotel a 5 stelle. Il complesso è composto da due edifici comunicanti: quello più grande – l’ala Est (lo Stylobate) – è riservato ai turisti stranieri e alla classe coreana abbiente; quello di destra, orientato a ovest, viene occupato dalle comitive di studenti e dai militari in vacanza premio, dallo staff dell’albergo e dalle guide turistiche.
Il nome della stazione è legato a un’antica leggenda del XVI Secolo, epoca in cui il Paese era nelle mani della dinastia Joseon. Un contadino di Wonsan, città costiera situata nel sud-est dell’attuale Corea del Nord, per vendere parte del suo raccolto, decise di percorrere a cavallo i 200 chilometri che lo separavano dai floridi mercati di Pyongyang. Ma le ripide colline nei pressi di Wonsan misero subito a dura prova l’animale, tanto che il contadino dovette farlo riposare più volte già all’inizio del viaggio. È per questo motivo che la collina venne chiamata Masikryong, che in coreano significa letteralmente “collina dove anche i cavalli devono riposare”. Aldilà del mito, la scelta della location non è stata certo casuale. Kim Jong-un abita a poco più di 40 chilometri da qui, in un’amena località termale in riva al mare.
L’ingresso del Masikryong è lussuosissimo, con sfarzosi lampadari che sovrastano la hall. Improbabili statue di sciatori in pose più o meno plastiche e facchini in doppio petto accolgono gentilmente gli ospiti. Le camere da letto sono all’avanguardia sia per quanto riguarda gli arredi sia per il comfort: il riscaldamento, così come vuole la tradizione coreana, è a pavimento; i letti sono preparati con caldi piumoni e all’ingresso troviamo un paio di pantofole e una selezione di dolci a darci il benvenuto. Sulla scrivania, invece, per chi volesse studiare o prendere qualche appunto di viaggio, sono stati preparati fogli bianchi, matite, temperini e gomme per cancellare.
Anche se i materiali d’arredo non possono essere paragonati agli standard occidentali, tuttavia, il Masikryong, se raffrontato alle altre strutture ricettive del Paese, può sembrare davvero un hotel a cinque stelle. Senza contare che a differenza della maggior parte degli altri hotel coreani, corrente elettrica e acqua calda sono disponibili tutti i giorni, 24 ore al giorno senza blackout.
I servizi offerti alla clientela sono di altissimo livello. Nel piano interrato sono state realizzate una piscina da 25 metri, una vasca idromassaggio con tanto di cascata artificiale, una sauna, un bagnoturco, una palestra, vari bar e ristoranti (uno aperto giorno e notte), un negozio di abbigliamento sportivo, un minimarket, diverse sale congressi, una sala con accesso internet non criptato, una con telefoni esterni e fax, e una zona per stampare e modificare in post-produzione le foto della propria vacanza. Senza contare il salone di bellezza, il parrucchiere, la sala da ballo, le sale biliardo e quelle per giocare a carte.
Alcuni dei fattori che caratterizzano il Masikryong sono sicuramente la presenza di un efficiente noleggio sci al suo interno e, soprattutto, il prezzo per l’affitto dell’attrezzatura sportiva. Un “pacchetto” per un adulto, comprensivo di ski pass, noleggio sci, scarponi, bastoni, casco, maschera, giacca e pantaloni costa 30 euro al giorno, mentre le lezioni di sci (i maestri sono tutti coreani e non tutti parlano inglese) non hanno ancora un prezzo definito. Sciare in notturna sulla pista blu di fronte alla Guest House di Rodman, al contrario, è decisamente proibitivo. Il costo per lo ski pass sale a 41 euro l’ora.
Il materiale noleggiato è quasi tutto Made in Italy: sci e scarponi Nordica (sono presenti alcuni modelli Elan), caschi Boeri e maschere Swans. E guai a riportare l’attrezzatura sporca o bagnata all’interno della struttura! Gli addetti vi faranno uscire e vi inviteranno a pulirlo con le pompe ad aria compressa presenti all’esterno.
Le temperature in questa zona meridionale della Corea del Nord, almeno quest’anno, sono state decisamente fredde. E grazie alle minime molto basse è stato possibile usare in maniera massiccia i cannoni sparaneve, così da creare una condizione del manto nevoso ottimale, eccezzion fatta per qualche tratto di erba e fango qui e là, fino a metà marzo.
Le piste realizzate secondo le “indicae sono disposte in modo cronologico da est a ovest. Le difficoltà, pur non essendoci ancora una vera e propria categoria di colori che ne indichi l’impegno tecnico richiesto, sono crescenti dalla prima alla nona, mentre la numero 10 (quella che di notte si illumina) è un campo scuola per principianti servito da un tapis roulant e da uno ski lift. Per chi non avesse mai messo gli sci ai piedi, sul front neige (650 metri di altezza) proprio di fronte all’uscita del noleggio, è stato posizionato un tapis roulant ancora più corto e facile.
Gli impianti realizzati sono 7: oltre ai due tappeti e allo skilift, il comprensorio è fornito di quattro seggiovie di probabile provenienza svedese (due a due posti e due a quattro). Tuttavia, quando si ha a che fare con un severo embargo internazionale (voluto dall’Onu, dagli Stati Uniti e dall’Unione Europea a seguito dei test nucleari del 2006), conoscere con esattezza la provenienza dei materiali è complicato.
Una delle seggiovie a due posti presenti a Masik, quella su cui è stato fotografato Kim Jong-un durante una delle sue visite al comprensorio, parte proprio davanti all’albergo e permette ai turisti di sciare su una pista, la numero 6, dalla lunghezza limitata ma dalle pendenze comunque importanti. Scelta come sede degli allenamenti degli studenti della Kim Il-sung University di Pyongyang, la pista numero 6 solitamente è quella più frequentata in assoluto. Il gruppo di studenti che incontriamo, ci è stato detto, stava trascorrendo a Masik Pass una settimana di vacanza premio.
Qualcuno di loro, informato della nostra presenza, ha provato un timido approccio in un inglese un po’ stentato: «What is your name? You play ski very well. Show me the carving». La sorpresa più grande è stata vederli sciare: seppur con uno stile particolare, il loro livello era davvero molto alto. Si trattava degli stessi ragazzi che due mesi prima avevano preso parte alla cerimonia di inaugurazione della stazione (avvenuta sotto la supervisione di Kim Jong-un): in poco tempo aveva fatto progressi davvero notevoli!
Sicuramente un ottimo risultato in vista delle prossime Olimpiadi Invernali, che (guarda caso) si terranno in Corea del Sud dal 9 al 25 febbraio del 2018.
La scelta di allenarsi sulla stessa pista, oltreché tecnica era dovuta anche a ragioni pratiche. L’alternativa era rappresentata dal Taehwabong Pavillon e dalle altre piste del comprensorio che da lì si snodano. La salita, però, porta via 40 minuti d’orologio. Con tanto di musiche sovietiche trasmesse dagli altoparlanti dei piloni della seggiovia.
Ma se per questi aspetti la salita può dirsi noiosa, per altri, invece, ha regalato momenti esilaranti, come il passaggio nel fango all’arrivo degli impianti, il tentativo goffo degli impiantisti in colbacco bianco di darci una mano o, ancora, la voce di benvenuto a ogni passaggio del tornello: Annyonghassimnigga!.
I paradossi che caratterizzano la Corea del Nord, anche a Masik Pass, sono evidenti. Anche su queste piste, realizzate soprattutto per turisti occidentali, si vedono spesso scritte di propaganda anti statunitensi, caratterizzate dal loro colore nero. Non solo: nel bar ristorante realizzato al Taehwabong Pavillon, il lusso e l’alta gamma sono dominanti e fanno a pugni con un comprensorio semi vuoto e visitato più per curiosità che per velleità sportive.
Il panorama dalla cima è grandioso, e nonostante le più alte montagne del Paese si trovino al nord, al confine con la Cina (la più alta è il Monte Paektu, 2744 metri), anche in questa zona si può godere di una vista a 360 gradi su massicci e ripidi crinali e, nelle giornate più terse, lo sguardo arriva sino al Mare del Giappone che completa l’immagine da cartolina verso ovest. La vegetazione, caratterizzata da alberi a basso fusto e arbusti, non riporta sicuramente la memoria ai paesaggi alpini a cui siamo solitamente abituati. Ma l’effetto del gelo, che imprigiona i rami e i tronchi degli alberi dentro a un guscio di ghiaccio, ci ha regalato un’atmosfera davvero magica.
Se le temperature o l’umore riflessivo raffreddassero troppo lo spirito durante il viaggio, oltre allo sci, per riscaldarsi l’alternativa che da queste parti va per la maggiore è il karaoke (assieme al biliardo, uno degli “sport nazionali” coreani). Non soltanto sulla televisione di stato vengono spesso trasmessi video accompagnati da sottotitoli per seguire il testo della canzone, ma anche alla partenza degli impianti, proprio di fronte alla postazione dei pisteurs secouristes, è stato installato un mega schermo che proietta ininterrottamente canzoni. In realtà, nessuno si ferma per improvvisare uno spettacolo, ma se si chiede gentilmente a un coreano di cantare una canzone tradizionale, è facile trovare persone disposte ad acconsentire alla richiesta.
Prima di lasciare Masik, in molti ci hanno chiesto di dare consigli per migliorare la stazione, per la quale, dal prossimo anno, è in programma un ampliamento delle piste e degli impianti.
I percorsi sono ricavati con estrema precisione dai ripidi fianchi delle montagne, le aree per principianti sono migliori di quelle di alcuni “grandi” comprensori europei e le piste adatte a qualsiasi tipologia di sciatore. Mancano colori che segnalino la difficoltà delle varie discese; la segnaletica sulle piste non è adeguata (è facile perdersi con la nebbia e, vista la presenza di tigri mongole in questa regione, non trovare la via di casa può essere spiacevole); le reti e i materassi di protezione sono insufficienti e disposti a caso; mancano ski rama tascabili del comprensorio e altre piccole cose. Ma nell’economia generale di un posto nato dal nulla, si tratta di aspetti marginali.
I grandi interrogativi che rimangono aperti, riguardano piuttosto l’affluenza all’area. Va da sé che per la maggioranza della popolazione coreana, che guadagna mediamente 2 dollari al mese (il giusto per comprare un chilo di riso), Masik Pass rimane e rimarrà inavvicinabile.
Il nodo da sciogliere è rappresentato dai turisti stranieri (l’unico modo per entrare in Corea del Nord è farlo con un viaggio turistico organizzato), ma le agenzie che operano in questo campo (in totale 7) credono fortemente in questo business. Anche perché alcune, come l’inglese Koryo Tours, hanno dalla loro un’esperienza pluriennale e un costante aumento dei flussi turistici da loro sostenuti. La nascita di questa agenzia, in particolare, risale al 1993. L’allora studente di architettura Nick Bonner arrivò a Pyongyang per fare visita a un amico che lavorava in ambasciata.
La destinazione lo fulminò all’istante e l’anno successivo, grazie anche a un’apertura insperata da parte del regime, fondò appunto la Koryo Tours, aprendo la Corea del Nord al turismo occidentale.
Ancora oggi, la compagnia di Bonner è quella con la più lunga esperienza sul campo e i migliori contatti in loco (fattore da non sottovalutare in caso di emergenza). L’apertura del Masik Pass, ai loro occhi, rappresenta una possibilità di espansione ricca di potenzialità.
Per la prossima stagione invernale, oltre ai viaggi turistici classici, la Koryo (che accompagna all’incirca 2500 dei 5000 turisti che ogni anno visitano il Paese) sta già pianificando diverse settimane bianche in Corea del Nord.
Destinazione sicuramente non usuale per trascorrere il Natale o il Capodanno, ma certamente unica per coloro che volessero provare a sciare nel Paese meno accessibile al mondo.