Conte e la Caporetto dello sci. E adesso chi paga?
Che le cose stavano prendendo una brutta piega lo si era capito da giorni, da quando Conte e il suo Governo avevano iniziato la loro crociata contro le vacanze di Natale in montagna, cercando addirittura la sponda della Commissione Europea per fare fronte comune e bloccare tutto. Tentativo naufragato in quanto, tempo 48 ore, la Commissione aveva risposto, come era ovvio, che la “materia sci” era di competenza dei singoli Stati ed erano loro a dover decidere.
A stretto giro non era mancata la risposta, piccata, dell’Austria che in buona sostanza aveva detto a Conte e all’Italia di farsi i fatti propri. E infatti il 24 di dicembre gli impianti austriaci apriranno, seppur senza turisti dall’estero. E aperte sono pure le stazioni in Svizzera (lì non hanno mai chiuso e non lo faranno certo ora, nel culmine della stagione, oltretutto sono fuori dall’Unione Europea). Infine, la Slovenia (di cui poco si parla): non si hanno notizie precise, ma la tendenza è quella di tornare a sciare a breve.
Manca la Francia. Macron si è preso ancora qualche giorno per decidere. La situazione dai cugini transalpini è alquanto tesa, con sempre più manifestazioni pro sci; e si sa, quando i francesi scendono in piazza non scherzano…
A completare la Caporetto di Conte erano nel frattempo arrivate le sue dichiarazioni riguardo l’intenzione di trovare un presunto asse con Angela Merkel per bloccare, si lasciava intendere, il flusso di sciatori da e verso la Germania. E qui siamo al paradosso. Bloccare chi? Quelle flotte di sciatori incalliti che saltano in macchina e si mettono a tavoletta sul Brennero, attraversano l’Austria, svoltano a destra e salgono verso Garmisch, nel bel mezzo della Baviera? 450 chilometri per 5 ore abbondanti di viaggio da Milano. Di più vicino, in Germania, non ci risulta essere nulla per tirare quattro curve…
Insomma, la situazione è grave, gravissima. Con (l’ennesimo) Dpcm illustrato ieri sera agli italiani Conte ha dato una mazzata terribile al “sistema neve”, una mazzata da cui sarà molto difficile risollevarsi senza aiuti. E qui arriviamo all’altra nota dolente: i cosiddetti ristori. Vista la scarsa (o nulla) considerazione dimostrata verso il nostro mondo e visti anche i precedenti non incoraggianti con tantissimi lavoratori e imprenditori che stanno ancora aspettando la Cassa integrazione promessa, non c’è da stare allegri.
Servono soldi, tanti soldi per un comparto che fattura più di 10 miliardi e dà da vivere ad almeno 120.000 persone. Occorre venire incontro agli impiantisti, agli albergatori e ai ristoratori, ai maestri, ai noleggiatori, ai negozianti, alle aziende e a tutte quelle persone a cui è stato impedito di lavorare. “Senza aiuti la montagna muore” è il grido che si è levato da più parti. Ora gli aiuti, adeguati e subito, aggiungiamo noi.
Tornando al Dpcm, questo recita che dal 7 gennaio si potranno riaprire gli impianti, seguendo probabilmente quel protocollo messo a punto da tempo dalla Conferenza delle Regioni. Finalmente c’è una data precisa. Una data da cui ripartire a testa bassa, come sanno fare le persone di montagna. Gente seria e responsabile.
Da qui al 7 gennaio non bisognerà perdere nemmeno un minuto perché in questa dannata stagione occorre rimodulare l’offerta, intercettando quei turisti che a Natale sono stati costretti ai box e che non vedranno l’ora di rimettere gli sci ai piedi e di godersi qualche giorno di vacanza all’aria buona. Bisogna approfittarne. Da subito. Prima che il loro budget dedicato al Natale sulla neve prenda altre strade.
Servono offerte e iniziative allettanti (il che non significa abbassare i prezzi…), servono certezze sulla possibilità di recedere da una prenotazione anche all’ultimo in caso di nuova emergenza, serve trasmettere il messaggio che in montagna è tutto sotto controllo e che la sicurezza è garantita. Serve tutto questo, e anche di più. Ecco la grande sfida. Provare ad allungare una stagione zoppa del Natale.
Abbiamo davanti 3 mesi abbondanti, il tempo c’è. E la gente di montagna ha già dimostrato che sa fare miracoli.
Luca Laudati