Carosello 3000: il sancta sanctorum del freeride
Livigno: petrolio a 0,90 al litro, feste fino a notte inoltrata, ma soprattutto neve, tanta neve. Anche quando le altre località faticano ad accendere l’innevamento programmato qui si scia senza problemi di Mattia Laudati
Non è un caso che Livigno sia stata definita il piccolo Tibet delle Alpi. Il clima tipicamente alpino regala estati fresche abbinate a inverni lunghissimi e carichi di nevicate. E così il passaggio da piccolo Tibet a sancta sanctorum sulle alpi per gli appassionati di freeride è breve.
Infatti, chiunque sia appassionato di fuoripista si illuminerà d’immenso solo sentendo il nome della località valtellinese, dove non è raro trovare pendii ricoperti di powder anche a fine stagione. Sembra impossibile immaginare che fino a meno di un decennio fa, davanti alle biglietterie del Carosello campeggiava un cartello minaccioso che vietava lo sci fuoripista se non accompagnato da un professionista della montagna.
Correva l’anno 2013 quando il Comune di Livigno si attivava tramite alcuni esperti di nivologia per creare le condizioni di sicurezza che permettessero di non dover più emettere ordinanze di divieto per i freerider. Si è quindi cercato di fare tutto il possibile perché gli sciatori fossero pienamente coscienti dei pericoli legati alla montagna. Sono poi stati tracciati percorsi per lo scialpinismo e per le ciaspole; percorsi che vengono tenuti segnati durante l’intera stagione invernale proprio al pari delle piste da sci.
I problemi di carattere organizzativo e burocratico sono stati risolti grazie alla sinergia tra il Comune di Livigno, l’ufficio turistico, la società Alpsolut, le Guide Alpine di Livigno e Carosello 3000. Dopo un’attenta analisi del territorio, si è partiti con la creazione di un bollettino valanghe giornaliero. L’intenzione era quella di far prendere coscienza del rischio ai freerider. Il bollettino viene emesso da un team di esperti, guidato da Fabiano Monti, con frequenza giornaliera. Ed è estremamente dettagliato facendo riferimento a una sola località, contrariamente a quello che accade nel resto di Italia, dove i bollettini sono emessi per zone molto più ampie. Fin dagli albori della legalizzazione del freeride sono inoltre stati organizzati incontri settimanali, con la sicurezza come tema centrale, in modo da creare un nucleo di appassionati ben informati sugli aspetti più importanti dell’organizzazione di una gita fuoripista.
Carosello 3000, uno dei 2 comprensori di Livigno, ha iniziato subito ad attrezzarsi per cavalcare l’onda di powder che andava creandosi. Il primo passo è stato far girare il nome della stazione nell’ambiente dei freerider e creare iniziative volte ad attrarre persone sul territorio che potessero essere i primi testimoni dei cambiamenti in atto.
Sono state istituite le Approaching Areas: zone di pendio vergine, completamente circondate dalle piste battute e, pertanto, facilmente accessibili e con rischio valanghe molto ridotto. Al momento ci sono due zone con queste caratteristiche e gli accessi si trovano a fianco alla stazione d’arrivo della seggiovia Fontane e dietro la stazione d’arrivo della seggiovia di Federia, a fianco alla pista Magu.
Con lo stesso spirito sono state create anche le Powder Slopes, che da subito hanno aiutato tanto ad avvicinare il grande pubblico alla polvere. Quando Livigno è interessata da una significativa nevicata, si sceglie una pista che, per l’occasione, non viene battuta. Per un giorno è a disposizione degli amanti degli sci larghi. L’annuncio della Powder Slopes avviene tramite le notifiche di Powder Alert e sui canali social di Carosello 3000. Spesso la scelta cade sulla pista di Magu. Le Powder Slopes sono consigliate ai soli sciatori esperti ma che, rispetto alle aree di backcountry, godono del vantaggio di essere delimitate dalla segnaletica e controllate dal team di soccorritori della stazione. E sono scelte in modo da essere facilmente evitabili dagli sciatori che vogliono avventurarsi solo sui tracciati battuti.
Un altro pezzo del puzzle creato da Carosello è costituito dal sopracitato servizio di Powder Alert, che tiene gli iscritti aggiornati riguardo la quantità di neve depositata da ogni perturbazione che si abbatte sull’area di Livigno. Per comunicare più velocemente le potenzialità del territorio sono state stampate cartine apposite, sul modello di quelle comunemente distribuite per le piste, ma dedicate al freeride. Cartine sulle quali le varie zone sono state divise per difficoltà in base ai diversi colori attribuitele.
Per chiudere il cerchio rimaneva il problema delle bonifiche dopo le nevicate più abbondanti. Infatti non era sempre possibile, oltre a essere parecchio costoso, far venire ogni volta un elicottero da Sondrio. Si è quindi organizzato un servizio di eliski che rendesse sostenibile dal punto di vista economico la presenza di un elicottero sul territorio livignasco per l’intera stagione. Ora, chi ha già una buona padronanza degli sci anche nelle condizioni un po’ più complicate, a Livigno può comprare pacchetti di sci estremo per uno o più giorni, comprensivi di guida/accompagnatore, oppure prendere privatamente una guida alpina per costruirsi un itinerario su misura. Questo perchè l’Ufficio Guide di Livigno può contare su sette guide iscritte e regolarmente presenti sul territorio, oltre a vari professionisti che collaborano nei momenti di richiesta più importante.
Per guidarvi al meglio nel mondo freeride abbiamo sciato in compagnia delle Guide locali in occasione dell’Outdoor Media Event dello scorso anno. Abbiamo risalito vari 3000 con le pelli, abbiamo sciato pendii vergini, ci siamo calati nei canali più ripidi e ora vi proponiamo alcuni itinerari da non perdere, divisi per caratteristiche tecniche e grado di difficoltà: abbiamo assegnato più stelle agli itinerari più difficili, su una scala che va da uno a quattro.
Approching Area di Vetta Blesaccia 1
Tra le seggiovie 16 e 19, nei pressi di Vetta Blesaccia, Carosello 3000 ha istituito un’Approching Area presso la quale si può entrare liberamente anche senza kit di sicurezza. Il pendio è facile e lungo e si sviluppa su più di mille metri di dislivello. Caratteristiche che lo rendono perfetto per le prime uscite di freeride. Inoltre, grazie ai due impianti citati si gira davvero velocemente; in una mattina è possibile fare molti giri per consolidare le proprie abilità.
Garone Classico 1
Per molti rappresenta il battesimo dell’eliski. Infatti, dalla cima del Monte Garone (3030 metri), raggiungibile in pochi minuti di elicottero, si percorre una sella fino a girare verso destra in un vallone ampissimo di media pendenza, che porta verso il fondo della valle. Esiste poi una variante più tecnica: dalla cima è possibile lanciarsi in uno dei ripidi canali che confluiscono nel vallone dell’itinerario classico.
Valle del Monte 2
Partendo dal Monte Campaccio (che si raggiunge in elicottero o in 10 minuti a piedi dalla pista di Federia), si percorre una cresta da attrezzare con materiale alpinistico fino alla cima del Monte Campaccio. Una volta arrivati in cima si scende lungo un itinerario molto lungo (1100 metri di dislivello), di media difficoltà, verso Campaccio di Sopra, dove sarà possibile prendere il pullman per tornare in paese o comunque agli impianti.
Valle del Canton Basso 2
Dalla cima della seggiovia di Federia si imbocca la pista di destra e dopo poche centinaia di metri si esce dal tracciato a sinistra. A questo punto si può scegliere se proseguire verso la cima del Pizzo Cantone a piedi oppure con le pelli, scelta da fare anche in base alle condizioni della neve. La risalita impiegherà giusto una decina di minuti. Dalla cima del pizzo Cantone ci si butta verso il paese di Livigno sciando nella Valle del Canton Basso, per più di mille metri di dislivello. L’itinerario è tendenzialmente facile, caratterizzato da un vallone che raggiunge appena i 20 gradi di pendenza, solo nel finale il canale si stringe e diventa leggermente più ripido. La gita è di grande soddisfazione ed è consigliata a chi è alle prime esperienze fuoripista. Si può optare per questo itinerario anche in situazioni in cui il pericolo di valanghe non ci spinge a prendere rischi altrove. Infatti con così poca pendenza il rischio di un distacco è ragionevolmente contenuto.
Sponde di Federia 3
Nei pressi di Vetta Blesaccia si lascia la pista per buttarsi verso il fondo della Val Federia. Sciando sulle dorsali si rimane su pendii relativamente facili, se però ci si addentra nei canali occorre prestare attenzione poichè alcuni di questi sono caratterizzati da una parte finale ben più ripida di quella da cui si è iniziato. Come regola generale, in inverno pieno è meglio sciare le dorsali per contenere il rischio di distacchi, che in zona non sono per niente rari. Mentre in primavera, quando il manto nevoso è assestato, si possono sfruttare i canali che, generalmente, vengono riempiti dal vento. Arrivati nel fondovalle si prosegue verso destra, in direzione del Ponte Calcheira, dove si trova uno dei ristoranti che più vi consigliamo per una sosta culinaria. Tolti gli sci si torna a prendere gli impianti del Carosello in pullman, oppure camminando cinque minuti sulla strada che conduce verso il centro del paese.
Piz D’Arin 3
Partendo da Ponte Calcheira (1859 metri) si sale con le pelli lungo un itinerario facile in direzione del Piz D’Arin. Chi vuole arrivare fino in cima deve affrontare un ultimo tratto alpinistico, altrimenti è possibile fermarsi poche decine di metri sotto la vetta. La discesa, molto divertente, avviene in un larghissimo canale (con pendenza non indifferente) che conduce verso il punto di partenza.
Calcheira Alta 4
Partendo da Vetta Blesaccia si gira a sinistra lasciando la pista nei pressi dell’arrivo della seggiovia numero 19. Da qui si scende verso il fondo della Val Federia. L’itinerario inizia in una zona molto aperta, dove qualunque linea è possibile. Scendendo occorre però scegliere se proseguire sulle dorsali o all’interno di uno dei canali presenti. In inverno è consigliabile la prima scelta per non prendersi rischi eccessivi riguardo le possibili valanghe, mentre in primavera, quando il manto è assestato, è possibile infilarsi nei canali per trovare condizioni più che invernali grazie al vento che li riempie con neve polverosa. Arrivati in fondo alla valle la pendenza va a diminuire e si prosegue l’itinerario in direzione del Ponte Calcheira, dove si sceglierà se tornare agli impianti a piedi o in pullman.
Canali del Monte Campaccio 4: il nostro preferito
Arrivati in cima alla seggiovia Federia si prende la pista che va verso destra. Dopo poche centinaia di metri si esce a sinistra dalla pista battuta e subito si mettono le pelli. Si procede per meno di mezz’ora fino ad arrivare a una sella, dalla quale parte la cresta che conduce alla cima del Monte Campaccio. La cresta è abbastanza esposta e per essere percorsa in sicurezza richiede la posa di alcune corde lungo il percorso. Per questo si consiglia di rivolgersi a un professionista se non ci si destreggia più che bene con l’attrezzatura alpinistica. Spesso il forte vento rende gli ultimi metri di salita troppo pericolosi, in questo caso si imbocca uno dei canali che partono dalla cresta verso il fondo della Val Federia. La prima parte di discesa è decisamente impegnativa e si svolge completamente all’interno dei vari canali, che sono tutti abbastanza stretti e ripidi. Una volta usciti dal canale che si è scelto, il pedio diventa apertissimo e facile da sciare. Quando si vede la partenza della seggiovia di Federia si può decidere se pellare una decina di minuti per raggiungerla oppure proseguire nella vallata fino al Ponte Calcheira. Occorre tenere a mente che la valle è costituita da un lungo falsopiano che potrebbe diventare infinito in presenza di determinate condizioni di innevamento o di compagni con la tavola.