Bivacco Edoardo Camardella, a due passi dal cielo
Ci sono idee che nascono nei momenti più tristi vissuti dalle piccole Comunità, idee che si fanno strada nei giorni dell’incredulità e del lutto. Idee levigate dai venti del dolore, vergate dalla crudeltà del destino.
C’erano tutti gli abitanti di La Thuile quel pomeriggio del 4 dicembre 2019 a tributare l’ultimo saluto al giovanissimo Edoardo Camardella, maestro di sci, alpinista e freerider, ma soprattutto carismatico atleta, amico e punto di riferimento per tanti ragazzi della cittadina valdostana, tradito pochi giorni prima da una slavina insieme a Luca Martini di Finale Ligure, mentre percorreva il suo ultimo freeride sotto punta Helbronner a 3.000 metri di quota.
Forse è stato in quel momento che l’idea ancora impalpabile ha mosso i suoi primi passi, costantemente alimentata dal sentimento e dalla reazione vitale di un’intera vallata.
Regalare a La Thuile e a tutti coloro che amano queste vette un nuovo bivacco alpino, un rifugio sicuro in grado di dare riparo a chi si avventura ai 3364 metri di altezza del Rutor, uno dei più vasti e incontaminati ghiacciai valdostani. Un edificio che rappresentasse a pieno il grande cuore di Edoardo e di tutta la sua gente.
Un progetto ambizioso, da realizzarsi in un territorio estremo, un progetto solidale che rispettasse l’amore per l’alpinismo, ma anche lo spirito di servizio che ha caratterizzato la breve vita di questo ragazzo.
«Un’idea, un concetto un’idea finché resta un’idea è soltanto un’astrazione» cantava Giorgio Gaber Nei giorni della solitudine provocata dal lockdown 2020 il progetto è diventato tamtam tra tante realtà diverse, ha abbandonando l’astrazione per mettere radici.
Non è stato un processo semplice, c’è voluto un grande sforzo collettivo capitanato dall’architetto milanese Massimo Roj, fondatore e amministratore delegato di Progetto CMR, una vera archistar per chi segue il mondo dell’architettura “integrata”, da sempre vicino alla vita di La Thuile, che ha raccolto attorno a sé un nutrito gruppo di aziende e sponsor disponibili a mettersi in gioco.
Una corposa task force tecnica, affiancata e sorretta da chi ha conosciuto Edoardo e la sua bella famiglia e da tanti semplici cittadini contagiati dallo spirito autentico e solidale emanato dal progetto, impegnati a raccogliere fondi per la sua realizzazione e per il suo mantenimento futuro.
Vederlo prendere forma, aiutati da un telaio in legno posizionato nel centro del paese che ha permesso anche a chi non potrà mai affrontare l’ardita salita del Rutor di seguire i lavori e farsi un’idea precisa del risultato finale, è stata una vera avventura per tutta La Thuile, un percorso irto di difficoltà tecniche e economiche, ma denso di soddisfazione.
Si può guardare in vario modo al bivacco Camardella, limitarsi al suo utilizzo, una porta aperta a chiunque sia sorpreso dalle intemperie, dalla notte o semplicemente dalla stanchezza, si può assorbirne la storia ben rappresentata da quel volto di ragazzo sorridente che il progettista ha voluto inciso sul legno del suo accogliente interno, si può infine ammirare i suoi aspetti tecnici, ma ciò che balza all’occhio è che Massimo Roj ha saputo dare un’anima a questo edificio antico nella sua funzione e modernissimo nella sua realizzazione,
Nulla è fatto a caso in alta montagna, a iniziare dalla scelta del luogo dove posizionarlo. I genitori di Edoardo, che hanno seguito passo passo il progetto, hanno individuato un punto molto caro al ragazzo, un balcone con vista del Monte Bianco, sul culmine del ghiacciaio del Rutor, appena sotto la cima omonima, dove le bufere con venti che possono raggiungere i 280 km/h sono tutt’altro che infrequenti e dove l’esigenza di un riparo era particolarmente sentita.
Un bivacco high tech, forse sarebbe meglio chiamarlo cella di sopravvivenza, poggiato su una piattaforma in acciaio sopraelevata rispetto a neve e permafrost, che ne garantisce orizzontalità, isolamento dal terreno e accesso alle batterie di accumulo che raccolgono l’energia delle batterie dei pannelli solari delle quali è in parte rivestito.
Se abbiamo in mente i vecchi bivacchi, umidi, freddi e certamente insalubri presenti sul territorio alpino, dobbiamo cambiare registro, bivacco Camardella è un prodigio della tecnica destinato a fare scuola in questo difficile settore dell’edilizia montana e artica.
Costruire sul ghiaccio è una sfida alle regole della statica, trasportare il materiale premontato a valle con gli elicotteri e posizionarlo su un crinale è, viceversa, una sfida ai problemi di peso che questi straordinari mezzi di trasporto possono sostenere nei vari viaggi.
Massimo Roj ha scelto di costruire due corpi distinti, con tetti sfalsati, che sono stati uniti in quota. Indubbiamente il due è il numero simbolico di questo progetto, due come i ragazzi uniti nella disgrazia, due come i Paesi, Italia e Francia, che si affacciano su questo picco, due come i versanti della valle di La Thuile, due come le braccia che accolgono l’alpinista in difficoltà.
L’utilizzo dell’alluminio trattato e sapientemente accorpato al legno dell’interno rende esteticamente gradevole e estremamente confortevole questo spazio che ospita sei posti letto, dotati di corrente per la ricarica dei cellulari, luce e riscaldamento, tutto alimentato da pannelli solari, che in linea con l’alta tecnologia dell’edificio non potevano che essere ultra innovativi. Costituiti da una membrana morbida e sottile che fa da rivestimento al tetto e a una delle facciate, hanno il vantaggio di alleggerire la struttura, di non opporre resistenza al vento e di non rischiare il distacco con temperature che raggiungono agevolmente i -30°.
La facciata che guarda il Monte Bianco, luogo della tragedia dei due ragazzi, ha un ampio serramento in triplo vetro che toglie quella sensazione asfittica che si ha in tanti vecchi bivacchi, fornisce luce e caldo alla struttura e permette il contatto visivo con le evoluzioni del tempo esterno.
Interessante anche la porta del bivacco normalmente utilizzata per imbarcazioni che sfidano le intemperie delle traversate oceaniche, in grado di isolare perfettamente gli ospiti in attesa dei soccorsi.
Il lavoro di Massimo Roj non può dirsi concluso con la posa della struttura sulla sua piattaforma in acciaio. Fondamentale per la riuscita del progetto e per un suo utilizzo connesso al territorio è la stazione meteo che, grazie alla collaborazione di Meteo.it, è stata posizionata al suo fianco.
La stazione meteo sul bivacco agisce in due modi: da una parte, è un rilevatore di temperatura, della velocità del vento e della pressione atmosferica e, dall’altra, è dotata di una telecamera 360° gradi che ogni 10 minuti fotografa e manda a valle la situazione reale della zona.
I dati che vengono raccolti dalla stazione meteo sono messi in rete e condivisi con tutte le stazioni meteo della Regione Valle D’Aosta e condivisi a livello nazionale sia a scopo di ricerca e monitoraggio, sia come base necessaria per impostare qualunque tipo di attività in quota.
Una piccola piazzola di atterraggio per gli elicotteri del soccorso alpino, completa la funzione del bivacco, che siamo certi, sarà un polo fondamentale della sicurezza e contribuirà a aiutare tanti alpinisti in difficoltà.
Luca Steffenoni