A Bolzano l’assemblea ANEF
Venerdì 18 ottobre si è tenuta a Bolzano l’assemblea Generale 2024 di ANEF (Associazione Nazionale Esercenti Funiviari). Un appuntamento importante, al quale sono intervenuti anche il Ministro del turismo, Daniela Santanchè e l’europarlamentare Lara Magoni, la quale ha evidenziato come “in Europa nessuno parla di montagna. Su 27 Stati membri e 720 europarlamentari in rappresentanza di circa 450 milioni di persone, non esiste un intergruppo dedicato al nostro mondo. Ecco perché il mio impegno sarà quello di organizzare a Bruxelles un forum dedicato alla montagna per parlare di sostenibilità: ambientale certo ma anche economica”.
C’è stata poi la relazione del presidente, Valeria Ghezzi, che ha iniziato il suo intervento soffermandosi sul titolo dato quest’anno all’Assemblea: “Un viaggio fatto di traguardi”. Un intervento di ampio respiro, articolato, che ha toccato il prossimo appuntamento di Milano-Cortina 2026 e ha aperto una parentesi sulla scorsa stagione invernale, che è stata molto buona sulle Alpi, un po’ meno sugli Appennini a causa del caldo e della scarsità di neve.
Ha ribadito il ruolo importante dell’Italia in questo settore visto che “è il 3° paese europeo per fatturato e giornate di sci dopo Austria e Francia e il 4/5° al mondo (dopo Stati Uniti e Giappone): con 1,3 miliardi di euro di fatturato diretto e circa 8 miliardi di indotto. Siamo forse piccoli in valore assoluto, ma a livello internazionale siamo leader e rappresentiamo un punto di riferimento”.
Poi, si è arrivati a un altro aspetto fondamentale: la montagna oggi e domani. E qui Valeria Ghezzi è stata molto chiara e diretta. “Chi vorrebbe chiudere lo sci una volta per tutte rischia di causare un danno enorme – ha ribadito -. Basta sci, basta turismo invernale, riconvertiamo gli impianti in non-si-sa-cosa…: Attenzione!!! Non possiamo lasciare che questo accada perché quando ci renderemo conto del danno fatto sarà troppo tardi. La montagna ha bisogno dell’uomo…”
“In occasione dell’Assemblea Generale di ANEF del 2022 abbiamo presentato un Manifesto della Montagna, nel quale abbiamo raccolto le istanze degli operatori della filiera e le abbiamo presentate alla politica e all’opinione pubblica. In seguito, nel 2023, la nostra Assemblea è stata basata sul “dialogo”, cioè sull’esigenza che noi sentiamo con forza di migliorare i canali di comunicazione con tutti i soggetti e le organizzazioni interessate alla montagna, anche con quelle più critiche nei confronti del nostro settore, per avviare un confronto franco su tutti i temi, soprattutto su quelli per i quali spesso veniamo attaccati.
“Oggi abbiamo voluto dare concretezza a questo impegno e pertanto abbiamo voluto invitare importanti esponenti del mondo scientifico, della ricerca e dell’ambientalismo a dialogare con noi sotto la guida di Giulia Apollonio, che tutti conoscete, in quanto è giornalista scientifica del TG2 RAI. Oltre a questo, abbiamo anche voluto correre il rischio di affidare a una società indipendente ed autorevole, quale Price Waterhouse Coopers, il compito di realizzare un’indagine sull’impatto socioeconomico delle nostre imprese e delle nostre skiaree sui territori nei quali viviamo e operiamo. Questo perché noi siamo soliti dare molti dati, ma spesso questi possono essere interpretati come frutto di un interesse “di parte”. Abbiamo quindi chiesto a PWC di verificare se quanto da noi affermato fosse vero, e sono certa che i risultati che ci verranno presentati saranno un importante base di partenza per la discussione successiva…”.
“… permettetemi di sintetizzare in poche parole quello che potremmo definire il bilancio costi/benefici della nostra presenza in montagna, non solo sull’impatto socio economico, ma anche su quello ambientale.
“Tra rischi e costi/punti deboli, parliamo di biodiversità, di tutela degli ecosistemi, di green deal, di crisi climatica e di Overturism. L’Italia ha un terzo di territorio di montagna. Le piste da sci occupano in Italia 91 km2, ovvero lo 0,03% del territorio italiano e lo 0,09% del territorio italiano montuoso. La quota di utilizzo di suolo è davvero minima e lascia alla montagna il 99% di territorio ‘libero’ da piste e impianti; certo poi ci sono tutte le altre attività dell’indotto, ma credo di poter affermare che la quota di territorio libera è estremamente alta.
“Allora se è vero (come il Covid ha dimostrato) che gli impianti sono il traino della filiera, questo significa che in una porzione minuscola di territorio si genera la possibilità di vivere in montagna la maggior parte della popolazione che la abita. Significa che lo sci è per la montagna un moltiplicatore straordinario non solo di PIL.
“Nel nostro operare in montagna abbiamo particolare attenzione proprio per gli ecosistemi e la biodiversità, con pratiche sostenibili ormai invalse nel nostro modus operandi. Il tema non deve essere se investire o no, ma come investire, come lavorare sul territorio. Da anni dimostriamo in molti modi una notevole capacità di resilienza e adattamento al cambiamento climatico, sia con l’innevamento in inverno che con gli investimenti per destagionalizzare, garantendo reddito alle nostre aziende e all’intero sistema. Il green deal andrà applicato ai territori montani con accortezza, intelligenza e buon senso, non per distruggere ma per costruire e rafforzare…
“E infine una parola sull’Overtourism. Cosa significa? Quando si verifica? Viene gestito? Queste sono le risposte da dare: perché quello che viene definito overtourism, cioè “eccesso di turismo”, in realtà consiste in semplici “picchi di presenze” che, per ragioni indipendenti dalla nostra volontà, questo tengo a sottolinearlo, si verificano 1 o 2 volte all’anno e per periodi molto brevi. Siamo consapevoli del disagio creato ai residenti, e saremmo felici, noi per primi, se quelle presenze potessero essere distribuite meglio nel corso della stagione, ma dobbiamo essere tutti consapevoli che questi numeri consentono a tutta la filiera di sopravvivere, di investire in sicurezza e innovazione e di dare certezze per il futuro alle famiglie dei nostri collaboratori. Questi periodi, della durata di poche settimane, vanno gestiti, cercando un equilibrio, in modo rispettoso tra le esigenze dei residenti e quelle dei turisti e degli operatori.
“Ma vediamo ora i punti di forza e le opportunità: una piccolissima porzione di territorio in ‘cambio’ di intere comunità che possono continuare ad abitare i territori in cui sono presenti da millenni, questa è la prima grandissima opportunità che dagli anni ’50 offriamo alla montagna. Gli impiantisti fungono da presidio del territorio, con un controllo palmo a palmo, una prevenzione da frane e valanghe e un’azione costante contro il dissesto idrogeologico. Valorizziamo la montagna, perché la rendiamo accessibile a tutti, a coloro per cui il cammino in salita e in discesa sarebbe troppo faticoso. E poter accedere all’alta quota significa conoscere, ammirare la bellezza straordinaria, mozzafiato che si gode dalle terre alte, ma anche preservare cultura e tradizioni millenarie. Poi sport e outdoor: una porzione infinitesimale di territorio perché il mondo intero possa scoprire le meraviglia della nostra natura, del nostro ambiente.
“Cosa significherebbe per il territorio rinunciare alle aree servite dagli impianti a fune? Espellere di fatto l’uomo da quelle aree, far venire meno la motivazione di una vacanza, interrompere la catena dell’ospitalità con tutte le conseguenze che questo può avere sull’indotto che verrebbe ridotto in modo estremamente consistente, sia in inverno che in estate. Obbligando così i residenti ad andare a cercare altrove sia il lavoro che i servizi, che una comunità troppo ‘rimpicciolita’ non potrebbe più garantire.
“Mi voglio poi soffermare sul tema, ormai ‘inflazionato’, della sostenibilità. Sostenibilità che è presente anche in quanto ho descritto sopra, perché non è nostro interesse intaccare un patrimonio che è prima di tutto nostro. Tuttavia, la sostenibilità deve essere valutata anche sotto il profilo sociale ed economico e non soltanto ambientale. In questa direzione desidero ricordare il nostro sforzo sempre più visibile e sempre più concreto di tenere gli impianti aperti e funzionanti fino a dieci mesi l’anno, con tutte le conseguenze positive che questo può avere”.
La relazione è proseguita con un altro importante aspetto: quello che riguarda gli investimenti. “Gli investimenti nel nostro settore non mancano, anche grazie agli incentivi che ci sono stati dati negli ultimi anni. Con orgoglio noi apparteniamo al settore del Turismo, settore che ha trainato la ripresa post Covid e tuttora traina l’economia, rappresentando ben il 13% del PIL. Quando utilizzo la parola ‘traino’ penso a un sistema complesso che movimenta industria e manifattura a 360°. Gli impianti a fune e tutto quello che ruota attorno sono ‘clienti’ dell’industria metalmeccanica, ma nell’indotto si pensi alle filiere del legno e dell’arredo, all’edilizia e non solo: senza alberghi a queste filiere mancherebbe molto…
“Tutti abbiamo il nostro ruolo e la nostra funzione, ogni contrapposizione è soltanto dannosa e fa male a tutto il sistema. Chi dice “basta sostegni al turismo” … sbaglia. E in questa regione, tale grave affermazione è stata fatta anche da alcune Organizzazioni Sindacali”, ha concluso il presidente.
Foto: Gabriele Barchetti