Individuazione, tutela e sviluppo del talento nello sci alpino: la programmazione a partire dai dati
di Enrico Clementi e Pietro Poletti
Iniziamo con questo articolo un nuovo percorso stagionale, una nuova rubrica, che dedicheremo – con le sue molte implicazioni – al tema della individuazione, tutela e sviluppo del talento.
Il progetto prende l’avvio da un lavoro di tesi di Pietro Poletti, (relatore Prof. P. R. Brustio, Università degli Studi di Torino, dipartimento di Filosofia e Scienze dell’Educazione, Corso di Studi in Scienze dell’Educazione Motoria e delle Attività Adattate), titolata, Analisi della prestazione e RAE nello sci alpino: differenze tra genere, disciplina e performance a livello agonistico giovanile e assoluto.
Abbiamo già sviluppato su questo stesso magazine alcune considerazione sullo sviluppo del talento, in un articolo di Enrico Clementi intitolato: Il talento nello sci alpino, tra realtà e mito (14/04/2023), al quale rimandiamo.
Ma questo nuovo percorso si caratterizza per alcuni aspetti in un certo senso inediti e che riguardano:
– il taglio non più o non solo divulgativo delle tematiche, supportate da dati e analisi cogenti;
– dalla co-creazione di attività di studio, analisi, divulgazione, sperimentazione attiva, ricerca;
– dalla multidisciplinarità delle analisi stesse e della sperimentazioni sul campo, dove le abilità specifiche implicano e in un certo senso “accorpano” quelle mentali e motorie;1
– dal tentativo di seguire le tappe stagionali, fornendo al settore, ai tecnici, alle federazioni, strumenti critici di lettura, programmazione, gestione delle attività e dei progetti rivolti “all’altro livello”, e non da ultimo strumenti previsionali dei trend di sviluppo (tasso di miglioramento).
In particolare quest’ultimo aspetto – su chi investire per l’alto livello? Perché? Sulla base di quali indicatori? In quali fasi nevralgiche dello sviluppo? Tenendo conto di quali variabili? – ci sembra essere rilevante anche in termini di sostenibilità dei progetti e di allocazione delle risorse da parte delle federazioni e degli altri organismi coinvolti; ma anche in termini di differenziazione ulteriore dei percorsi di crescita degli atleti, dei modelli tecnici federali, delle prassi (apprendimento, allenamento, competizione) e della finalizzazione dei percorsi stessi.
La ricerca del talento rappresenta da sempre un ampio campo d’indagine nella letteratura scientifica, essendo un fenomeno complesso e ampiamente frainteso, senza prove di ricerca certe (Till & Baker, 2020); in particolar modo in uno sport ricco di variabili come lo sci alpino.
Diversi approcci sono stati utilizzati nel tentativo di individuare gli atleti di talento, cercando il più possibile di considerare tutti gli aspetti che possono influire sulla loro selezione; quali i fattori fisici, sociali e psicologici, gli aspetti tecnici, tattici, l’andamento delle prestazioni, i programmi di allenamento ecc.. Tutti fattori che risultano interconnessi tra loro, ma non sufficienti a spiegare il fenomeno.
La rubrica si articolerà attraverso una serie di focus tematici e andremo ad analizzare, a partire da una raccolta dati in ambito FIS (Fédération International de Ski) per un totale di 3537 atleti (44,4% F; 55,6% M):2
– l’andamento delle prestazioni;
– le differenze prestative in relazione al genere, all’età e alla disciplina;
– le carriere dei migliori atleti a livello giovanile e assoluto;3
– l’età nella quale avviene la prestazione di picco (Peak Performance) in relazione al genere, alla disciplina e ai gruppi indagati;
– la presenza e l’effetto dell’età relativa o RAE (Relative Age Effect) in relazione ai gruppi indagati e alle discipline.4
Il nostro approccio allo studio, alla ricerca, alla divulgazione, è un approccio “comunitario”, ossia un approccio che intende il mondo dello sci alpino come una comunità di pratiche e di apprendimenti, che ha l’obiettivo di produrre conoscenza organizzata e di qualità, alla quale ogni membro contribuisce e ha libero accesso. Ci aspettiamo pertanto, da parte dei tecnici, dei dirigenti, degli atleti, degli altri professionisti che a vario titolo si occupano di agonismo e prestazione, un contributo critico costruttivo a quanto andremo dicendo.
Siamo convinti, infatti, sulla base dei dati, che un approccio di questo genere all’individuazione, tutela e sviluppo del talento abbia una serie di implicazioni pratiche che esuberano quelle individuate, tra le quali indichiamo:
– informative chiare sui metodi di selezione in considerazione dei risultati, dell’età in cui vengono prodotti, della specialità, del genere, del tasso di miglioramento (!) e dell’età relativa degli atleti;
– lo sviluppo di nuovi programmi di ricerca da parte delle federazioni nazionali a partire dai dati così prodotti;
– la definizione di obiettivi a medio e lungo termine, al fine di monitorare la crescita sportiva e l’andamento di carriera;
– la possibilità di fornire ad allenatori e tecnici coinvolti non solo un’idea, ma riferimenti chiari sul livello da raggiungere e a quale età andrebbe raggiunto, e in quali discipline;
– la possibilità di capire meglio quali annate sono cruciali, e adattare il lavoro, i programmi, l’intensità di conseguenza;5
– la possibilità di fare riferimento a un’età di picco il più possibile attendibile, al fine di non escludere prematuramente atleti con del potenziale inespresso;
– la possibilità di rivedere, con criterio, le età di selezione nei Gruppi Sportivi e nelle Squadre Nazionali;
– la possibilità di considerare il RAE nei processi di lettura, selezione e tutela del talento.
Ringraziamo la rivista Scimagazine per avere accolto questa iniziativa, e ringraziamo amici e lettori per l’attenzione e il contributo che sapranno dare, augurando a tutti buona lettura.
1 Funzioni cognitive e loro influenza sulla prestazione sportiva: rapporto tra cognizione e azione, ruolo della percezione nel comportamento motorio, la “mente rappresentazionale” e l’organizzazione del movimento, le funzioni meta-cognitive, alcuni degli aspetti considerati.
2 Periodo considerato dal 2005 al 2019, con follow-up (in via di realizzazione) dal 2019 ad oggi: anagrafica, genere, club/gruppo di appartenenza, status, ranking, punteggi per specialità. Per ogni gruppo sono state calcolate le età di uscita dalle liste FIS, il punteggio medio, l’età media del miglior punteggio raggiunto, i punteggi medi e i miglioramenti annuali dai 16 ai 24 anni.
3 Attraverso la definizione di 4 gruppi: Junior (J), migliori 50 U18 all-time; Junior/Senior (J/S), migliori sia da U18 che a livello assoluto; Senior (S), migliori 50 a livello assoluto; Altri (A), parte restante del campione.
4 Divisione degli atleti in base alla data di nascita in quattro quartili, ognuno dei quali comprende tre mesi dell’anno: Q1 gennaio-marzo; Q2 aprile-giugno, Q3 luglio-settembre, Q4 ottobre-dicembre e test del Chi Quadro (χ²): presenza e significatività del RAE per ogni disciplina, per entrambi i generi e per i diversi gruppi. Livello di significatività fissato a p < 0,05.
5 Attualmente c’è discrezionalità su questo aspetto e i programmi, nelle categorie giovanili sono pressoché standardizzati, in eccesso o in difetto.