Ciao Casiot
Oggi il mondo dello sci perde un grande campione, ma soprattutto un grande amico. Alessandro Casse ha vinto tanto sugli sci e nella vita, ma questa volta l’avversario era più forte di lui, un brutto male l’ha colpito improvvisamente alle spalle negandogli una competizione leale.
Lo ricordiamo con infinita nostalgia, atleta solido fuori quanto sensibile e delicato dentro. Un gran signore oltre che un campione.
Un grandissimo interprete di ciò che è l’essenza del nostro sport, un raggio di luce che ha illuminato la nostra storia, dalla discesa al Kilometro lanciato, senza mai smettere i panni del maestro e dell’allenatore di prestigio. Alessandro Casse, era fatto così, un generoso, uno che più che alle medaglie ha sempre badato alla passione con cui conseguire i risultati e alla voglia di condividerla, di iniettarla in chi gli stava accanto.
«Rispetto a quando ero ragazzo, oggi avverto molto di più la grandezza dei risultati conseguiti insieme agli amici. Abbiamo davvero scritto pagine indelebili». Parlava così Sandro, sempre al plurale, sempre con l’idea di squadra, di amicizia, di collettività, il noi davanti all’io, cosa rara in uno sport individuale e in una società individualista come la nostra. Lavoro e condivisione, questi i punti cardinali della sua filosofia di sportivo. E quando non era la squadra, lo sci club o il gruppo, era il figlio Mattia l’oggetto delle sue attenzioni, accompagnato passo per passo fino ai vertici del discesismo azzurro.
Gli si illuminavano gli occhi quando parlava di Mattia, si percepiva immediato l’amore del padre e la ragione dell’allenatore. «Il dna di famiglia è stato tramandato, oggi Mattia sta facendo bene con la nazionale, ma può ancora crescere, ci sono margini di miglioramento, per arrivare più in alto di quanto sono arrivato io. Ha il carattere, la testa e la tecnica per farcela, ma soprattutto la tenacia per superare gli infortuni. Ed è un bravo ragazzo. Questo è quello che conta più di tutto».
Un instancabile atleta che non ha mai smesso di essere tale. Alessandro Casse, per molti semplicemente Sandro, è stata una figura importantissima dello sci, ma soprattutto una bella persona.
Un lottatore, colpito tante volte dalla sfortuna, che non ha mai negato un sorriso, un incoraggiamento. Sempre disponibile, con quell’umiltà che solo i grandi personaggi sanno mantenere per tutta una vita.
Perdeva poco tempo nell’autocelebrazione, preferendo vivere nel presente, con gli scarponi ai piedi su e giù per le piste di Bardonecchia o ai pedali della sua amata bicicletta quando la neve iniziava a sciogliersi.
Tempo fa, con il gruppo Kl, gli abbiamo chiesto un contributo in ricordo della sua carriera. Lui ci ha mandato queste note stringate che fanno quasi sorridere per quanto sono impregnate di umanità e semplicità.
«Sono nato a Oulx, fino a 14 anni facevo gare di fondo e qualche gara di gigante. La Scuola di sci “Edoardo Agnelli” ebbe modo di osservarmi sciare e visto che avevo dei “buoni piedi” mi ha preso sotto la sua tutela permettendomi di allenarmi durante la settimana per partecipare alle gare domenicali. Con lo Sci club Sestriere sono diventato Juniores ottenendo dal secondo anno buoni risultati, arrivando a fine stagione in seconda categoria in tutte le specialità, discesa, gigante e slalom
«È stata una bellissima esperienza. È a Sestriere che faccio l’apripista di una sessione di KL vinto da Agraiter a 160,714 km/ rimanendo colpito dalla bellezza di questa disciplina. A 18 anni entro a far parte del gruppo sportivo Fiamme Gialle sotto la guida del maresciallo Agostino Michielini, così è iniziata la mia carriera. Sempre a 18 anni ho fatto il primo Kl a Cervinia con scarso risultato avevo paura…..
«Nel 1967 ho esordito ufficialmente per la prima volta arrivando dodicesimo, nel 1968 arrivo sesto mentre cresce in me la fiducia, la sicurezza dei materiali e nel 71 stabilisco il primo record a 184,143 km/h. Nel 1973, sempre a Cervinia stabilisco il secondo record a 184,237 km/h.
Infine decido di ritirami e fare l’allenatore. Oggi sono padre di Mattia Casse atleta della Squadra Nazionale di SG e DH. Il più bel record della mia vita».
La fa facile Sandro, dimenticando di dire che con Bruno Piazzalunga, con Claudia Giordani e Paolo De Chiesa ha scritto la storia di uno degli sci club più prestigiosi del panorama alpino. Punta di diamante di quella scuderia Agnelli che ha nella sua bacheca tante medaglie olimpiche e coppe del mondo. Non dice per modestia, che è stato nazionale nel periodo iniziale della valanga azzurra, apripista della generazione di fenomeni che hanno caratterizzato gli anni ‘70 e che è stato un mostro sacro del Kl, magnifico interprete dell’irripetibile stagione di Cervinia.
Arrivederci Sandro, il tuo sorriso ci mancherà.
Luca Steffenoni