Il primo round va a Mikaela Shiffrin: suo il gigante di Soelden
Come previsto, Mikaela Shiffrin comincia vincendo la prima gara della Coppa del Mondo femminile, della quale è la grandissima favorita. La fuoriclasse statunitense del Colorado ha trionfato nel gigante di Soelden battendo di 14 centesimi Lara Gut, che nella prima manche l’aveva preceduta di due. Per Mikaela è la vittoria numero 70 in Coppa del Mondo, la tredicesima in gigante.
Terzo posto, a completamento di un podio regale, la slovacca Petra Vlhova, detentrice della sfera di cristallo assoluta, anche se staccata di 1”30. In casa Italia solo Sofia Goggia, sedicesima, è arrivata al traguardo, mentre Federica Brignone sul piano finale ha infilato il braccio sinistro in una porta ed è deragliata fuori dal tracciato per fortuna senza cadere.
Malgrado si continui a dire, pur con qualche ragione, che il gigante è la specialità femminile con più concorrenza (per noi invece lo sono le gare veloci) Shiffrin e Gut hanno fatto completamente un’altra gara rispetto a tutte le altre, sciando quasi in parallelo da’’inizio alla fine. La 30enne ticinese nella seconda manche è stata letteralmente strepitosa sul muro centrale ma sul tratto iniziale e sul piano finale ha dovuto cedere il passo alla sua avversaria che vince per la prima volta in solitaria sul ghiacciaio del Rettenbach dopo esserci riuscita ex-aequo con Anna Fenninger nel 2014.
A 9 centesimi dal terzo posto di una bravissima Vlhova, alla quale il cambio di allenatore da Livio Magoni a Mauro Pini sembra non aver creato sconquassi, c’è la prima delle austriache, Katharina Liensberger, quarta a 1”39 da Shiffrin, miglior risultato della carriera per la norvegese Marie Therese Tviderg, quinta rimontando dalla quattordicesima posizione col secondo tempo di manche dietro a Shiffrin e davanti a Gut, e facendo meglio del sesto posto ottenuto proprio due anni fa qui a Soelden.
Sesta come l’anno scorso la slovena Meta Hrovat, la nuova allieva di Livio Magoni, settima la canadese Valerie Grenier, al suo primo top ten in gigante, ottava la veterana francese Tessa Worley, nona l’emergente statunitense Nina O’Brien, anche lei al primo top ten tra le porte larghe ma che ha rischiato di vincere l’oro agli ultimi mondiali di Cortina d’Ampezzo, decima l’austriaca Ramona Siebenhofer, mentre la sua connazionale Stephanie Brunner è crollata dal terzo al diciassettesimo posto.
Tra le deluse di giornata la neozelandese Alice Robinson, undicesima, la svizzera Michelle Gisin, venticinquesima e partita all’ultimo momento ma chiaramente non in condizione dopo la mononucleosi che l’ha colpita in estate, e naturalmente le azzurre. Siamo passati dal primo, secondo e sesto posto di un anno fa a una sola atleta al traguardo oggi. Non solo: su dieci atlete uscite tra prima e seconda manche, esattamente la metà, cinque, sono italiane. Una vera e propria disfatta, da dimenticare il più in fretta possibile: escludendo le finali di Coppa del Mondo, che sono una cosa a parte, dal 19 dicembre 2012, con solo Elena Curtoni al traguardo, per giunta diciottesima, non c’era un risultato così negativo per la squadra femminile di gigante.
Sofia Goggia: “Ho fatto una prima manche nella quale mi sentivo imbrigliata, nella seconda mi sentivo più sciolta, peccato per un piccolo errore nel raccordo. Prendo questi punti e da qui continuerò a lavorare in gigante. Per quanto riguarda l’Italia sono dispiaciuta. Io, Marta e Federica, per le campionesse che siamo e per quello che possiamo dare, chiudiamo con la mia sedicesima posizione e non basta. Possiamo fare molto di più e dare molto di più. La prima gara è un po’ a sé stante, ora si va avanti”.
Federica Brignone: “Penso di essermi agganciata con l’avambraccio alla porta. Regola numero uno: lasciar stare i pali sul piano, regola numero uno non rispettata. Non sono riuscita a mettere in pista quello che so fare. Ho un mese per lavorare. Sarà una lezione in più”.