Sarà l’anno dello sci estivo?
Dato che ieri sera è stato approvato dal consiglio dei ministri un decreto che, tra le altre cose, stabilisce che, come si legge sul sito del governo, “dal 22 maggio sarà possibile riaprire gli impianti di risalita in montagna, nel rispetto delle linee guida di settore”, ovviamente per quello che riguarda le zone gialle, è davvero arrivata la volta buona per la riapertura al pubblico delle nostre montagne. Così abbiamo pensato di ripubblicare qui sotto un nostro articolo uscito sul numero di marzo di Scimagazine, in cui abbiamo descritto nel dettaglio le località più “in” dell’arco alpino per quanto riguarda lo sci estivo.
Mai come dopo questo travagliatissimo inverno c’è voglia di mettere finalmente le lamine sulla neve. Anche in estate, senza aspettare l’inizio della prossima stagione. Noi di Scimagazine abbiamo selezionato le località (poche, ormai) dove gli impianti sono aperti in Italia ma anche in Francia, Svizzera e Austria
di Luca Steffenoni
In questa stagione accade veramente di tutto. Anche di ricevere richieste curiose.
“Gentile redazione di Scimagazine, desidererei avere informazioni sullo sci estivo praticabile in Italia. Ci sono ancora località dove andare in agosto? Potreste fare un articolo su questo argomento?”. C’è chi è più diretto e approccia il discorso su Whats up. “Luca, mi ha detto un amico comune che vai spesso a sciare sui ghiacciai, sai mica darmi qualche dritta per quest’estate che quasi, quasi…” e chi preferisce chiamare direttamente, come il mio amico Giorgio, che detto tra noi è un soggetto molto particolare. “Ciao carissimo, è da un po’ che non ci si vede, eh, mannaggia tutti chiusi agli arresti domiciliari. Senti un po’, tu che sei pratico di queste cose… belle le ciaspole, lo skialp, le passeggiate con il cane, i bambini sullo slittino, i pupazzi di neve, ma diciamo la verità: dopo un po’ due… dai ci siamo capiti. Allora, ascolta, mi è rimasta una voglia che sciolinerei il parquet di casa. Sai che sto facendo un pensierino allo sci estivo? Che dici, sono matto? Non ne so più niente, saranno 30 anni che a fine marzo metto gli sci in garage, hai mica qualche consiglio da darmi? Una cosa tipo sole, whisky e sei in pole position, ci siamo capiti?”.
Che volete che vi dica, ho degli amici fatti così, per loro il tempo si è fermato a Vacanze di Natale con Christian De Sica e Jerry Calà. E invece di acqua sotto i ponti, specie quella proveniente dallo scioglimenti dei ghiacciai alpini, ne è passata parecchia.
Diciamo la verità, negli ultimi tempi sciare su ghiacciai malaticci, con abbigliamento leggero e grandi dosi di crema solare spalmata sulla faccia si è ridotta a un’attività per pochi intimi, per atleti obbligati all’allenamento costante, per skiman e tester ultra professionali affaccendati nelle prova del materiale, terreno di perfezionamento tecnico per accademie, maestri, istruttori e sci club di buon livello. Molto rari gli altri avventori, i semplici appassionati, i turisti che non si rassegnano al passaggio delle stagioni.
L’appeal dello sci tra crepacci, aquile e stambecchi sembrava essere in caduta libera, capace di suscitare ilarità tra i vicini di ombrellone per quell’abbronzatura bicolore ricavata da qualche giorno in alta montagna. Ora, complice un inverno malvissuto e mal sciato, sembra improvvisamente rinato un certo interesse per il mondo dei ghiacciai. Condito da tanta confusione in testa a coloro che, una sciatina a ferragosto, magari in maniche corte, se la farebbe volentieri, ma non sanno nemmeno da che parte incominciare.
Andiamo con calma. Come spesso accade per chi si è distratto ci sono due notizie, una buona e una cattiva. Iniziamo da quella buona. Lo sci estivo in pista esiste ancora, sì, è ancora possibile fare qualche bella discesa sui ghiacciai più alti d’Europa. E veniamo a quella cattiva. Complice il riscaldamento globale, ma anche mode e abitudini diverse, nonché la concorrenza dei viaggi low cost almeno in anni non pandemici, il mondo dello sci su quei ghiacciai che un tempo si chiamavano perenni, è molto cambiato e non proprio in meglio.
Così l’argomento sci estivo va maneggiato con grande attenzione e chiarezza, pena forti delusioni. È necessario informarsi bene, tarare le proprie aspettative su nuovi scenari, allargare i confini della mente e quelli geografici guardando oltralpe, conoscere i mesi giusti, sapere bene cosa ci può offrire la neve dei 3000.
Difficile spiegare ai più giovani cosa sia stato lo sci estivo in Italia fino a 30 anni fa. “In estate si impara a sciare sul serio, in inverno si applica quello che si è imparato e in primavera si gioca”, lo ripeteva sempre Mario Deflorian, storico istruttore al Livrio, passo dello Stelvio. “Università dello sci”, rispondeva lo slogan del rifugio Pirovano. Per decenni, migliaia se non milioni di sciatori si sono divertiti sotto il sole abbacinante dei ghiacciai, hanno assaporato la brutalità delle tormente estive di alta quota, hanno pazientemente studiato i rudimenti dello sci o perfezionato la loro tecnica.
Fino agli sgoccioli degli anni ‘90 lo sci nei mesi di giugno, luglio, agosto e settembre, parlava soprattutto italiano. Era una delle tante eccellenze turistico-sportive tricolori, una realtà fatta di impianti, rifugi, alberghi, scuole, dai numeri molto consistenti.
Uno sci quasi “di massa”, trainato dal prestigio dei migliori maestri e dalla possibilità di scendere sulla neve accanto ai grandi nomi dell’agonismo, in anni nei quali gli appassionati alla Coppa del mondo e alle medaglie mondiali e olimpiche erano ben più numerosi di oggi.
Non c’è stato atleta degno di questo nome che non sia passato dallo Stelvio, dal Presena, da Cervinia. Venivano da tutta Europa, ma non solo. Gli atleti giapponesi e americani erano di casa nella Cervinia del Plateau Rosa, attratti dagli uomini jet del Kilometro lanciato che si svolgeva a luglio, Ingemar Stenmark preferiva la relativa tranquillità delle piste del Tonale, gli azzurri, da Thoeni fino ad Alberto Tomba, a schivare pali sotto Punta degli Spiriti o sulla pista Nagler dello Stelvio. Poi gli svizzeri, i tedeschi, gli austriaci, i polacchi, gli spagnoli, gli inglesi. Tutti da noi, nell’eccellenza dell’offerta estiva. Solo qualche ricca federazione, come quella canadese, se la cavava da sola spedendo i Crazy Canucks, gli spericolati discesisti dalla tuta giallo canarino nell’emisfero sud, a Portillo in Cile, dove tra una bufera e l’altra preparavano la stagione delle grandi discese libere europee.
In quota salivano tanto i vip delle classifiche Fis quanto quelli della mondanità. Tra la vivace Cervinia e il più austero passo dello Stelvio, si potevano incrociare le traiettorie con Ira von Fürstenberg e il suo giovane rampollo, il simpaticissimo Hubertus Von Hohenlohe, carico di tutti i suoi cognomi e titoli nobiliari, si potevano fare due curve a fianco dell’avvocato Agnelli, di Mike Bongiorno, degli allora giovani eredi Barilla o Benetton. Si potevano scorgere i paparazzi all’inseguimento di Carolina di Monaco o lady Diana, di Niki Lauda come di Michele Arboreto.
La stagione estiva partiva il 15 giugno e vedeva le migliori scuole di sci impegniate su piste ancora oggi attive, come quelle dello Stelvio, di Cervinia, ma anche in luoghi che oggi faremmo fatica a riconoscere. Si sciava fino a settembre a Malga Ciapela, sulla Marmolada, al Presena del Passo del Tonale, a Punta Indren, sopra Alagna, sul ghiacciaio del Sommeiller di Bardonecchia e sul Talliboden di Macugnaga, al rifugio Casati del Cevedale. Un lungo elenco di stazioni dimenticate, come Punta Helbronner e il ghiacciaio del Gigante sopra Courmayeur, Conca Prevala nella friulana Sella Nevea, il ghiacciaio Cresta Bianca, poco distante dalla forcella Staunies, sopra Cortina, dove si trovava una lunga manovia per sciare a torso nudo. Poi, quasi di colpo, lo scenario è cambiato.
Verso la fine degli anni ‘90 la maggior parte dei siti sciabili ha chiuso i battenti, lasciando piloni arrugginiti non più appoggiati sulla neve, ma su pietre e terriccio fangoso. Fusione del ghiaccio, collasso, scioglimento dei nevai.
A fatica lo sci estivo ha resistito. I nostri parenti d’oltralpe in qualche caso sono stati più bravi di noi, hanno curato i loro ghiacciai, talvolta li hanno aiutati con impianti di innevamento, sfidando il taboo che vuole nell’immobilismo la miglior cura, e i fatti stanno dando loro ragione. Oggi sotto il sole estivo si scia in Francia, Svizzera e Austria, più che in Italia.
Sono diminuiti i luoghi eppure è intatto lo spirito con cui sarebbe consigliabile approcciarsi, ecco quello che devo ricordare all’amico che mi ha telefonato per avere informazioni. Bisogna essere chiari: lo sci estivo, salvo qualche eccezione, è poco compatibile con la voracità con la quale siamo abituati a consumare il tempo e le vacanze.
Ieri come oggi, necessita di alcuni sacrifici per raggiungere le vette, è preda dell’incertezza meteorologica, chiama levatacce alla ricerca del ghiaccio mattutino e spesso destina i pomeriggi a fare altro. È lento a causa della scarsa lunghezza delle piste, chiede di assaporare ogni curva con attenzione, non sprecarla, riflettere sulla tecnica piuttosto che divorare in pochi istanti il nastro bianco. Soffre talvolta di code all’apertura degli impianti, alle quali non siamo più abituati. È insomma un mondo a parte, non paragonabile a quello invernale.
Ora siamo veramente pronti per immergerci dello sci estivo attraversando tutto l’arco alpino per valutare ogni singola offerta. Iniziamo il nostro viaggio da ovest incontrando quella che è diventata una delle pretendenti alla corona di regina dello sci in costume da bagno.
Les 2 Alpes – Divertimento a 360 gradi
A quattro ore di auto da Milano, due e quaranta da Torino, un’ora e mezza dal confine italo francese del Monginevro, si trova quello che negli ultimi anni è diventato il paradiso dello sci su ghiacciaio. Inutile girarci attorno, con i suoi 20 chilometri di piste e una stagione che generalmente inizia ai primi di giugno per finire il 30 agosto, la stazione di Les Deux Alpes si piazza tra le top dello sci europeo tra i 3200 e i 3600 metri.
Imboccata dopo il confine la statale D1091 si procede verso ovest attraversando un’incantevole vallata teatro delle epiche imprese ciclistiche del Tour de France, poi, una volta costeggiato il Lac du Chambon, si vira verso sud per entrare, dopo qualche tornante, nel comune di Les 2 Alpes. Per chi non c’è mai stato e ha la passione per lo sci, si apre uno scenario degno di grande attenzione, un susseguirsi di impianti di risalita che si sviluppano sui due lati della strada danno l’idea di quanto possa essere immensa questa ski area nei mesi invernali. Ma non solo.
La grandeur francese si specchia in questa suggestiva località che è un po’ elegante cittadina e un po’ un villaggio vacanze, un gigantesco divertificio con tutti i suoi pro e suoi contro. Le dimensioni sono la cifra stilistica di Les 2 Alpes, vasta ai limiti della bulimia la sua offerta turistica e sportiva.
Se il nostro ideale è quello di un paesino alpino genuino e folkloristico, di un luogo di quiete al cospetto della natura, abbiamo certamente sbagliato meta. Les 2 Alpes è una lunga distesa di grandi alberghi, di residence, di centri sportivi, maneggi, palestre di roccia, campi da tennis, di piscine e spa, di pub, ristoranti, baite, discoteche, golf club, vie dello shopping, negozi e piste per biciclette in ogni declinazione, percorsi salute, parchi avventura, giochi per i bambini, trampolini elastici, skate park. E sicuramente ci siamo dimenticati qualche cosa.
Giusto, ci stiamo dimenticando lo sci. Perché una cosa va subito chiarita, lo sci estivo sui ghiacciai de la Girose e de Mantel è solo una delle molteplici attività che qui si possono svolgere. A Les 2 Alpes si scia dalle 8 alle 12.30, poi ci si dedica a altro.
Con le prime luci dell’alba una grande quantità di skibus provenienti dagli alberghi che ospitano decine di scuole sci, i furgoncini plurisponsorizzati di ogni nazionalità, nonché tante auto di privati, scaricano sciatori e snowboardisti alla partenza della funivie Jandri Express per raggiungere in fretta il carosello in alta quota. Un balzo dai 1600 metri del paese fino ai 3156 della stazione a monte.
Lassù troveranno sei skilift, due cabinovie, una funicolare e una manovia per i principianti. L’area sciabile sul tetto delle Alpi è forse la più ampia tra quelle disponibili in Europa, sicuramente la più varia. Le piste sono discretamente lunghe, considerando che parliamo di sci estivo e anche larghe e pendenti a sufficienza per godersi tante belle carvate.
Il clima è internazionale, con maestri che parlano ogni lingua e molti appassionati provenienti dall’Italia, ma siamo pur sempre in Francia. Questo significa ampio spazio al freestyle, che sulle orme di Candide Thovex, l’idolo dei più giovani, è la grande passione dei nostri cugini d’oltralpe. Nella patria della liberté, egalité e fraternité hanno democraticamente diviso tutto il ghiaccio disponibile in tre grandi aree, oltre a una piccola zona dedicata ai principianti.
Guardando la cima della Meije, la vetta che sovrasta il ghiacciaio, abbiamo sulla sinistra tre piste d’allenamento per gli atleti, al centro quelle riservate allo sci libero e ai corsi e a destra un enorme snowpark, con il suo impianto di risalita dedicato, un easy park, uno slope style, un big air e un park de rails. Se non capite di cosa diavolo si stia parlando non preoccupatevi, è solo che non avete più vent’anni, non possedete una tavola da snowboard e nemmeno degli sci larghi a doppia punta.
Ogni centimetro quadrato del comprensorio è sfruttato e dove manca lo spazio lo si crea, magari sul vuoto. Così, per le foto al paesaggio è prevista una sorta di passerella sospesa sul nulla, perfetta per sfidare le proprie paure e il senso di vertigine. Ovviamente qui si trova anche un bar-ristorante, un’area gioco per i bambini e perfino delle grotte da visitare.
Il poco ghiaccio che rimane a disposizione viene tenuto per i cocktail, visto che non è infrequente che in quota si svolgano feste, party e concerti per celebrare il passaggio delle stagioni o i vincitori di ogni tipo di competizione.
La stagione estiva è quasi sempre garantita e anche quest’anno la società impianti promette che con l’abbondante neve scesa in inverno non ci saranno problemi. Ma attenzione a quel “quasi”. Nel 2019, complici le temperature roventi registrate in tutta la Francia, anche a Les 2 Alpes hanno dovuto abdicare chiudendo ai primi di agosto.
Allora cosa devo dire al mio amico Giorgio che, detto tra noi, ha un po’ di pancetta da mezza età e qualche capello bianco? Gliela consiglio o no Les 2 Alpes? Sicuramente la consiglierei ai suoi figli. Per lui non so, vediamo se troviamo qualche località più tranquilla.
Tignes e la Grande Motta – Per veri freeriders
Se l’amico Giorgio volesse fare qualche chilometro in più e dal Monginevro virare verso nord, potrebbe prendere in considerazione Tignes. Certo, il viaggio dall’Italia è lunghetto e deve sbrigarsi perché salvo casi eccezionali la stagione sciistica della celebre località della Val d’Isere finisce alla prima domenica di agosto. In considerazione di una distanza così importante, sarà anche bene che preveda un soggiorno almeno settimanale.
Tignes è una stazione sciistica e sportiva sorta dal nulla intorno agli anni ‘60, ampliatasi a dismisura nelle stagioni successive, con tutto quello che ne segue in termini architettonici. La nota prevalente è il cemento declinato in enormi residence alti come palazzi di città, in ardite torri che vorrebbero riproporre il profilo delle montagne, in alberghi sovradimensionati gestiti dai colossi dei villaggi vacanze.
Si sviluppa su tre differenti piani. Tignes 1800, in riva al lac du Chevril, indubbiamente suggestivo per una vacanza, ma piuttosto lontana dalla partenza degli impianti estivi, Tignes 2100, che ha anch’essa un piccolo lago e la frazione di Val Claret, posta sotto la Gran Motte, dove partono la funicolare e la veloce cremagliera ultra moderna che porta ai 3456 metri del ghiacciaio.
In inverno la zona è un immenso ski resort, uno dei più grandi d’Europa, con oltre 200 chilometri di piste unite a quelle di Val d’Isère sotto il nome di Espace Killy, in onore di Jean-Claude Killy, grande campione transalpino. In estate bisogna accontentarsi di molto meno, 20 chilometri circa, pur compensati da ottime pendenze e da un’eccezionale lunghezza delle discese.
Con un ragionevole prezzo dello skipass si può sciare dalle 7.15 fino alle 13 nello spettacolare scenario della Gran Motte, con poco traffico in pista, forse dovuto alle tante alternative che la cittadina offre oltre alla sua distanza dalle grandi città.
Anche se a Tignes sono numerosi i resort all inclusive che offrono mattinate sulla neve, in pista sono relativamente pochi i grandi gruppi accompagnati da maestri e ancora meno gli atleti che si allenano. La parte del leone la fanno ancora una volta gli snowboardisti e i freerider che trovano un ampio snow park protetto dotato di una manovia per la risalita, oltre a un po’ di spazio dentro e fuori delle piste tracciate. Al pari di quasi tutti i ghiacciai, la neve è dura nelle primissime ore, ma già intorno alle 11, in virtù dell’esposizione solare, tende a mollare ricordando quella delle nostre montagne a fine primavera.
Una funivia, una seggiovia, tre skilift e piste che non sfigurerebbero in un piccolo centro invernale, questo è quello che offre la Tignes sciistica di giugno e luglio. E per principianti e bambini un’altra manovia e un percorso protetto.
In quanto a che fare nel pomeriggio, nessuna paura di annoiarsi. Infinite sono le possibilità offerte dal trekking, dalla mountain bike e dall’equitazione, dal rafting nei fiumi della zona, così come i campi da tennis, le piscine all’aperto o al chiuso e i campi da golf.
Breuil Cervinia – La signora dello sci estivo
Autostrada Torino-Aosta, uscita Chatillon, direzione Breuil Cervinia. Niente di più facile e di più comodo. Due ore e mezza da Milano, un’ora e quaranta da Torino sono sufficienti per trovarsi di fronte a uno dei capolavori che la natura ci ha donato. Eccolo lì, maestoso quanto iconico, sua altezza il Cervino, la Gran Becca nella lingua locale, il Matterhorn per gli svizzeri che lo guardano da Zermatt. Una piramide di 4478 metri, leader indiscussa tra le cime alpine, grandiosa presenza che domina l’intera Valtournenche e gran parte della Val d’Aosta.
Alla sua destra, in una cornice unica al mondo, il privilegiato ghiacciaio del Plateau Rosa, meta di chi non è mai sazio di neve e di sci.
Questa località non ha certo bisogno di presentazioni ed è veramente difficile trovare uno sciatore degno di questo nome che almeno una volta nella vita non sia sceso dalle sue piste. Siamo in uno dei centri strategici dello sci alpino europeo, in un comprensorio invernale che si dipana lungo 322 chilometri di discese e in uno dei due poli, l’altro è il passo dello Stelvio, che hanno fatto la storia dello sci estivo. Un territorio magnifico votato al grande alpinismo, al trekking, alla natura, allo sport, ma anche a tutti i confort richiesti oggi a una stazione turistica di elite.
Certo, anche Breuil-Cervinia ha pagato il suo tributo architettonico ai tempi moderni, ma a tanta distanza dai primi insediamenti si può dire che abbia trovato un suo più che gradevole equilibrio e che la presenza dell’uomo sia ben mitigata da ciò che la natura offre a piene mani.
È una cittadina che, oltre allo sci e ai suoi alberghi, negozi e ristoranti offre in estate un’infinità di attività sempre discrete, potremmo dire a misura d’uomo. Negli ultimi anni la bicicletta (mountain bike e downhill) ha avuto un notevole boom, ma a Cervinia si può alternare lo sci estivo, che è quello che più ci interessa, con l’equitazione, con la pratica del golf nel 18 buche più alto d’Europa, con il tennis, con piscine affacciate sui monti, adventure park nascosti tra i boschi o seguire ogni tipo di sentiero e ferrate, fino a cimentarsi in arrampicate di altissimo livello.
Noi, però, siamo qui per sciare e dunque la meta è una sola: il vasto “pianoro ghiacciato” che si apre davanti ai 3400 metri della vetta Testa Grigia. Plateau Rosa, come è immaginabile non c’entra nulla con il colore rosa e nemmeno con il gruppo del Monte Rosa, che pure è assai vicino. Plateau è appunto una piana o una conca e rosà, in patois valdostano, è il ghiaccio, che seppure in perenne movimento qui c’è ancora.
Se la parola chiave di Les 2 Alpes è mondanità, quella di Tignes è qualità delle piste, a Breuil Cervinia si privilegia la comodità. Per sciare in estate è sufficiente prendere i tre impianti con partenza nel centro del paese e con mezz’ora di tragitto più che panoramico si arriva a mettere gli sci ai piedi.
Scarsissime o addirittura inesistenti le code, unico neo sono le tariffe, un po’ care, causa l’obbligo di acquistare lo skipass internazionale pagando un ricco tributo al franco svizzero. Pochi metri fuori dalla funivia, infatti, e si è già in territorio elvetico. Al turista interessa poco, ma è evidente che la convivenza con i vicini ha creato e crea tuttora parecchie problematiche sugli interventi necessari a far vivere il ghiacciaio e notevoli costi aggiuntivi per chi porta la gente in quota. È sufficiente affacciarsi all’arrivo della funivia, a fianco del rifugio delle guide alpine, per venir ripagati della sveglia mattutina. Il panorama premia chi si spinge quassù con uno spettacolo mozzafiato.
La Valtournenche alle nostre spalle, lo spigolo vivo del Cervino alla nostra sinistra, il ghiacciaio di fronte a noi con l’imbuto un tempo sede del mitico Kl, il Breithorn con i suoi 4164 metri di altezza, a destra la Gobba di Rolin.
Oggi si scia utilizzando due skilift del tipo ad ancora, molto amati dagli scudocrociati, che corrono praticamente paralleli e su una pista piuttosto larga e relativamente pendente solo nella parte più alta. Per cercare pendenze maggiori si possono operare delle diagonali fuori pista e con la massima attenzione alla segnaletica, causa crepacci, cercare delle vie alternative.
La scarsa pendenza premia chi sa far correre gli sci senza eccessivo uso delle lamine e scoraggia chi vuole divorare la pista. Va anche detto che il manto nevoso si assesta maggiormente verso fine giugno quando, scaricata l’acqua primaverile, vira al ghiaccio mattutino e permette pieghe e velocità maggiori.
Orari, dalle 9 alle 15 con ampie variazioni a seconda delle annate più o meno calde, così come variabile è la stagionalità del ghiacciaio. Generalmente l’apertura avviene all’ultimo weekend di giugno andandosi a saldare con la coda della stagione primaverile, che permette di sciare sulla parte alta della pista Ventina. Si chiude ai primi di settembre, garantendo a Breuil Cervinia una sciabilità record di ben dieci mesi all’anno.
Passo dello Stelvio – La storia dello sci
Se il mio amico Giorgio desidera rimanere all’interno dei confini nazionali, non può non prendere in seria considerazione il santuario dello sci estivo, che si inerpica tra i 2758 metri del Passo dello Stelvio e i 3450 metri di Punta degli Spiriti, nell’estremo lembo di confine tra Lombardia e Alto Adige.
Confesso, però, di essere la persona meno adatta per offrirgli una recensione imparziale, tanto i miei giudizi sono influenzati da decenni di frequentazione, imbrigliati in mille rivoli di ricordi e di sentimenti. Non credo di essere il solo. Per chiunque abbia una certa età, sia stato un agonista o semplicemente abbia fatto qualche corso estivo in alta quota, lo Stelvio non è solo una distesa di ghiaccio, ma un terreno imbevuto di storia dello sci e della mistica della montagna. Nel bene e nel male.
Nella sua struggente bellezza, come nelle attuali difficoltà di un ghiacciaio in palese sofferenza, lo Stelvio è unico, non c’è posto al mondo che possa assomigliarci. Non è retorico sottolineare che questo territorio, inserito tra le vette dell’Ortles-Cevedale, all’interno di uno dei più antichi e estesi parchi nazionali, è l’essenza stessa dell’alta montagna, un luogo dove tutto è estremo, difficile da conquistare, ma splendido da vivere. «Dello Stelvio o ti ci innamori o ci impazzisci», diceva una mia vecchia conoscenza, venuta apposta dal Giappone per un’estate di sci.
Tutto è complesso in un territorio così isolato, a iniziare dall’apertura della strada che da Bormio porta in cima al Passo per poi ridiscendere dalla parte opposta tra tornanti che definire spettacolari è poco, fino a Trafoi e all’Alto Adige.
Ai primi di maggio i tecnici dell’Anas sollevano la sbarra che chiude la strada voluta dal Kaiser Francesco Giuseppe esattamente 200 anni fa (il 23 aprile 1820 veniva dato l’incarico all’ingegnere Carlo Donegani) e riconquistano metro dopo metro la strada catalogata come una delle più belle e ardite del mondo. C’è da togliere la neve accumulata, bonificare i lati dalle possibili valanghe, chiudere le buche, riaprire le lunghe e strette gallerie scavate nella roccia nel più alto valico stradale d’Italia. Dopo pochi giorni, dai 40 tornanti del lato bormino e sui 48 di quello altoatesino, salgono gli albergatori e i tecnici che rianimeranno gli impianti di risalita e riapriranno i rifugi.
Lo Stilfserjoch, come lo chiamano i vicini austriaci, è un mondo a parte che vive solo da maggio a ottobre. Come definirlo? Un paesino? Un’oasi naturale tra aquile, stambecchi, marmotte, lupi e qualche raro orso? Per certi versi è indescrivibile.
È l’unica località sciistica estiva dove è possibile dormire in quota, tra i 2770 del passo e i 3174 del rifugio Livrio per svegliarsi direttamente accanto alle piste, dove si può vivere un’alba e un tramonto immersi in uno scenario naturale eccezionale.
Oggi il Passo non vive più di solo sci, fondamentale nella piccola economia del luogo è diventata la bicicletta che insegue la mitologia di Coppi, al quale è dedicata la cima, e le enormi scritte W Pantani sul muro di contenimento. È un luogo-non luogo, punto di arrivo di raduni di auto sportive e di eleganti vetture d’epoca, di gitanti in moto e di maratone alpine per sportivi dai muscoli d’acciaio.
Molti alberghi hanno chiuso o sono in sofferenza, seguiti da alcune storiche scuole di sci che hanno dovuto mollare. Lontani i tempi nei quali sulle piste lavorava un centinaio di maestri, tutta l’elite del Pirovano, del Livrio, dei Confortola, dei Compagnoni, del rifugio Folgore, dei Sertorelli, degli Anzi.
Oggi molti preferiscono pernottare a Bormio, a Santa Caterina o a Trafoi per presentarsi di primo mattino alla funivia del Passo. O, viceversa, dormire al passo, sciare di mattina, per poi passare i pomeriggi nelle stazioni più vicine.
Sia come sia, le due funivie che dal Passo portano al Livrio, i due skilift Geister 1 e 2 ad ancora che accompagnano fino a sotto Punta degli Spiriti, quelli singoli del Pajer e del Cristallo con le relative piste, attirano ancora il gotha internazionale ben disposto a passare l’estate tra pali e cronometri. Nonostante la ritirata del ghiacciaio, si trovano ancora piste più che soddisfacenti per pendenza e lunghezza. Un’area skicross e dei kicker da snowboard e freestyle, insieme con tre lunghi anelli da fondo, tra cui il più alto d’Europa, completano l’offerta sulla neve.
È innegabile che la specializzazione dello Stelvio sia l’allenamento degli atleti e il test dei materiali, questo limita un po’ la presenza dei turisti, ma l’impegno di Umberto Capitani, direttore della società impianti e gestore delle piste, è quello di lasciare sempre sufficiente spazio alle esigenze di tutti.
Ovviamente i mesi migliori sono giugno e i primi di luglio, quando in annate buone è possibile scendere con gli sci ai piedi fino al Passo e in anni eccezionali, crepacci permettendo, percorrere la Valle dei Vitelli, un entusiasmante percorso fuori pista che termina direttamente sulla statale dello Stelvio.
Agosto è spesso a rischio, ma dipende molto dalle annate, purtroppo ci sono stati di recente picchi delle temperature, come quella del 2018, che hanno causato delle chiusure straordinarie. Molto apprezzato è lo sci a settembre e ottobre, generalmente rinvigorito da nevicate di fine agosto.
In quanto agli orari, tutto aperto fino alle 12.30 poi, passata l’ora del pranzo, con la neve che inizia a diventare inevitabilmente acquosa, si prosegue fino alle 15 sui soli skilift Geister.
Saas Fee – Lo sci c’est chic
Capace che il mio amico, esigente com’è, non sia ancora soddisfatto. Cosa posso proporre ancora? Non c’è altra soluzione che guardare a nord e vedere se in casa d’altri c’è ancora qualche offerta interessante. Un nome significativo nel panorama mondano ed elegante al quale Giorgio potrebbe aspirare, è Saas Fee, nel cantone Vallese, dunque nella Svizzera a prevalenza linguistica tedesca. Nemmeno troppo distante se prendiamo come riferimento Milano, con circa 3 ore e mezza di auto alle quali attenersi data la severità degli autovelox oltre confine.
A grandi linee possiamo dire che l’area di Saas Fee è posta sul retro del massiccio del Monte Rosa e per accedervi in estate la via migliore è la strada statale del Sempione, puntando verso Briga per poi ridiscendere a sud nella bella valle di Saas. Un’alternativa è quella di viaggiare in treno fino a Briga per poi salire su uno dei pullman che in circa due ore portano nella cittadina elvetica. L’idea è piuttosto sensata visto che a Saas Fee fin dal 1951, prima città auto free, è vietata la circolazione e se un tempo si girava con magnifiche slitte trainate da cavalli, oggi si utilizzano unicamente bus elettrici, dei piccoli electro-taxi, la bicicletta e i propri piedi.
Con 18 cime sopra i 4000 metri che la circondano, la perla delle alpi, come è chiamata da queste parti non ha bisogno di molte parole per presentare la propria vocazione naturalistica e sciistica. Qui si scia tutto l’anno grazie a 100 chilometri di piste invernali che si riducono a una ventina da metà luglio alla prima settimana di settembre, date indicative di apertura e chiusura del ghiacciaio Allalin.
Se si parla di eleganza, di maestosa architettura montana, di tutela del territorio, di negozi di lusso, di alberghi cinque stelle, di locali, ristoranti e ogni ben di dio in termini di spettacoli e di sport, non si può dimenticare che la cittadina si colloca costantemente tra le località top del turismo europeo. Assolutamente magnifica, come splendide sono le sue case in legno e i tanti Stadel, i vecchi fienili e granai poggiati su colonne in pietra, patrimonio della cultura Walser. Non si contano le ville di attori, grandi industriali, banchieri e personaggi dello sport che qui hanno trovato il loro luogo di vacanza ideale.
A proposito. Qualcuno si ricorderà la clip del 1984 nella quale un giovanissimo George Michael, allora leader dei Wham, scorrazzava tra funivie, piste e chalet da sogno, cantando Last Christmas, uno dei successi simbolo di quegli anni spensierati. Ecco, era girato a Saas Fee e George, innamoratosi dell’ambientazione, decise di acquistare proprio la baita nella quale fu girato il video.
Unico neo della località sono i prezzi, in linea con la valuta corrente e con la fama che Saas Fee si è conquistata in un secolo abbondante di storia. Se al mio amico Giorgio venisse l’idea di acquistare un appartamento, è bene sappia che le ultime quotazioni viaggiano intorno ai 9mila euro al metro quadro.
Ma veniamo al vero motivo che ci spinge quassù. Ancora una volta, per praticare lo sci estivo sul ghiacciaio, dobbiamo alzarci presto perché gli impianti aprono alle 7 e chiudono alle 12, quando il sole è alto e i battipista devono intervenire a rappezzare il manto nevoso deteriorato dalle temperature.
Per salire ai 3500 metri di quota, nemmeno a dirlo, ci sono due tra i più moderni impianti di tutta la Svizzera, una funivia e la funicolare sotterranea Metro Alpin, la più alta del mondo, che porta in un batter d’occhio alla stazione di Mittelallalin. Qui, prima ancora di pensare allo sci, dobbiamo assolutamente godere di una prima colazione al ristorante-bar girevole che ci fa gettare lo sguardo a 360 gradi sul cuore delle Alpi svizzere. Sarà anche bene conservare un po’ di tempo per visitare l’Eispavillon, dichiarata come la più grande grotta di ghiaccio del mondo, occasione unica per entrare nel profondo di un ghiacciaio millenario.
Ora siamo pronti per affrontare la discesa e non possiamo che levarci il cappello, meglio sarebbe il casco, di fronte alla qualità, alla lunghezza e alle pendenze delle piste. Difficile dire quante siano perché le varianti e le parti destinate agli atleti elvetici che qui, ovviamente, sono di casa, sono molteplici. A ogni modo si ha a disposizione un’area molto vasta e spazio in abbondanza per tirare delle belle curve in libertà. Quattro skilift, ovviamente ad ancora, permettono di risalire in cima e un quinto impianto serve un enorme Freestyle park, con half pipe e percorsi adatti sia ai principianti che ai più esperti. Innumerevoli anche le scuole con insegnanti di tutte le lingue e tutti i livelli. Anche se va ricordato che la scuola svizzera è stilisticamente un po’ diversa da quella nostrana.
Niente da dire. Il ghiacciaio di Allalin si erge nella nostra recensione in cima alla classifica dei sogni estivi. E anche l’amico Giorgio troverebbe qui pane per i suoi denti.
Stubai e Hintertux – La via tirolese allo sci in ghiacciaio
E se Giorgio preferisse sciare allietato dalla musica Jodel? Fermarsi al rifugio a bere birra servito da belle ragazze in Dirdnl, il tipico vestito tirolese?
Anche i nostri vicini austriaci hanno patito l’innalzamento delle temperature e molti dei siti sciabili fino a pochi anni fa, hanno chiuso i battenti o sono disponibili unicamente fino a giugno inoltrato. È il caso del celebre Stubai Gletscher, nella valle tirolese omonima, a 45 minuti di macchina da Innsbruck, che ora chiude la stagione il 19 giugno per riaprire a ottobre.
Non si tratta, dunque, di un resort per lo sci estivo in senso stretto, ma i numeri del più grande comprensorio sciistico su ghiacciaio di tutta l’Austria sono tali che non è possibile escluderlo da una sciata di fine stagione o dall’apertura anticipata di quella invernale. Con 26 impianti di risalita, 35 piste di ogni livello, con la neve naturale sempre garantita e un’altezza che raggiunge i 3210 metri della cima Wildspitz, Stubai sta diventando un punto di riferimento anche per gli italiani.
Dal Passo del Brennero alla stazione di partenza degli impianti basta un’ora esatta di auto, comodità alla quale si può aggiungere la possibilità di visitare Innsbruck. Ci sono tutte le carte in regola per considerare Stubai un’interessante meta nel panorama alpino, alle quali si aggiungono prezzi onesti per acquistare la vignette autostradale, per alloggiare in qualsiasi cittadina della Stubaital, per mangiare ottimamente e per lo skipass. Gli impianti che servono la parte alta del ghiacciaio partono dalla stazione di Gamsgarten, a 1750 metri, dove una modernissima funivia a due tronconi porta nel cuore del ghiacciaio. La disponibilità di piste dipende ovviamente dalla stagione, ma fino all’ultimo giorno di apertura Stubai garantisce una sciabilità quasi invernale e un eccellente livello di divertimento e di bellezza della natura circostante.
Se invece si pensa allo sci nei mesi più caldi, c’è solo un posto in Austria dove si può andare tutto l’anno: il ghiacciaio, Gletscher sarebbe più corretto, di Hintertux, a sud est di Innsbruck. Rispetto a Stubai, le distanze dal tunnel del Brennero aumentano, ma non di molto. Ci vogliono un’ora e 40 minuti per seguire il corso del fiume Ziller percorrendo la magnifica Zillertal e giungere ai piedi del ghiacciaio. Il paesino di Hintertux è un piccolo e gradevolissimo centro alpino con una ricettività alberghiera di buona qualità, ma piuttosto limitata. Chi si spinge fin qui a luglio, agosto e settembre lo fa perché attratto dalla vita semplice, dalle innumerevoli passeggiate, dall’amore per la natura, ma soprattutto dalla possibilità di usufruire del ghiacciaio.
Scordatevi la vita mondana, qui si va a dormire presto e ci si sveglia pronti a salire con sci e scarponi. I pochi alberghi sono destinati a un pubblico di sportivi, meta fissa delle squadre nazionali e degli sci club austriaci dove, ricordiamolo sempre, lo sci è sport nazionale. Niente di più facile di sedere al ristorante accanto ai campioni della discesa e dello slalom. La fama di Hintertux tra sciatori “normali” e atleti si riflette anche sull’afflusso mattutino agli impianti, che dalla Talstation salgono in tre balzi sulla sommità del Tirolo e dove è frequente dover affrontare un po’ di coda. Una volta partiti con uno dei tronconi del Glatscherbus, la salita è però piuttosto rapida.
Dai 3250 metri della terrazza panoramica che accoglie gli appassionati, si può godere uno spettacolo unico, spaziando dalle Alpi di Tux alla piramide dell’Olperer, dalle nostre Dolomiti al Grossglockner e alla Zugspitze.
Del ghiacciaio, nei mesi estivi, è sciabile la sommità, con piste ottimamente tenute e molto lunghe. Se la stagione è buona si scende dai 3200 metri dello Schlegeis fino ai 2750 della partenza di una comoda seggiovia, viceversa bisogna accontentarsi dei quattro skilift più alti. Piste rosse e blu, di ottima qualità, larghe quanto basta per non intralciare l’attività agonistica e per concedersi tante belle curve. E per i giovani snowboardisti con felpa e giacca a vento oversize, c’è un grande snowpark con strutture di ogni livello, musica e birra a volontà.
Un ghiacciaio che vale assolutamente la pena di visitare, come da visitare è il Natur eis palast, il palazzo di ghiaccio, una discesa di 25 metri nel ventre della montagna con cascate gelate, formazioni di ghiaccio, stalattiti di quasi 8 metri che aiutano a comprendere la bellezza quanto la fragilità di questo spettacolare dono della natura.
Foto: Giacomo Meneghello