In ricordo di Rolly
Ciao Rolando, posso chiamarti confidenzialmente Rolly come fanno tutti i tuoi amici?
Non so se ti ricordi, ci siamo visti appena due anni fa, da te a Solda. Stavo andando a Trafoi da tuo cugino Gustavo, per un raduno di Sciatori d’Epoca, assieme a tanti appassionati dei tempi della Valanga e nutrivo la segreta speranza di portare anche te all’indomani a sciare sui ghiacciai che ti sono cari. Tu avevi il negozio chiuso e ti stavi godendo il GP di Formula Uno in tv, ma al suono del campanello sei scattato, disponibile e sorridente come sempre, per fare quattro chiacchiere.
Volevo lavorarti ai fianchi, instillare un po’ di nostalgia per i tempi andati al fine di ottenere il mio scopo. Ti parlavo di Gustavo, di Piero Gros, di Oreste Peccedi che ci aspettava su al Bellavista, insomma sfoderavo le mie armi. Ma tu niente, piedi ben piantati nel presente. Gli impegni del negozio e dello ski rent, la soddisfazione dei nipoti, gli sci club, come far sciare al meglio i giovani, le problematiche dello sci attuale, quelli erano i tuoi interessi. Poi mi hai detto di tenere d’occhio un ragazzino svizzero che allora conoscevano in pochi, Marco Odermatt, mi dicesti che ti piaceva un sacco la sua sciata e il suo carattere allegro e un po’ ti ci rivedevi. Scommettevi su di lui per un futuro radioso.
Ecco, il futuro. Da quell’incontro ho ricavato l’immagine di un Rolando Thoeni uomo del presente già proiettato sul futuro, niente nostalgie o rimpianti. Passavi sopra ai fasti degli anni che furono con umiltà e con un sorriso quasi imbarazzato. Mentivi, dandoti dello scarso, tu che sei stato uno dei miei eroi giovanili. Davi la sensazione dell’amico della porta accanto, di una bella persona con cui sarebbe stato bello andare al bar a bere un bicchierino assieme.
Ben più di un bicchiere ce lo siamo bevuti pochi mesi dopo, in una giornata di settembre, a una festa degli atleti Fryrie nella magnifica casa di Leonardo, a Eupilio.
Tu hai sopportato pazientemente la parte ufficiale, quella dei discorsi e delle premiazioni, per dare il meglio di te durante il relax del pomeriggio. Al centro della tavolata eri il vero mattatore, fonte inesauribile di aneddoti e di risate. Conoscevi il mondo dello sci come le tue tasche. Vecchi e nuovi atleti, storie leggendarie raccontate con semplicità e leggerezza. Mi è toccato rubarti ai commensali per fare un’intervista e tu nuovamente ti sei reso immediatamente disponibile.
Anche questa volta avevo un piano. L’idea era quella di intervistarti su Streif, Stelvio e Wengen del passato, per poi confrontare le opinioni in bianco e nero con quelle di un giovane discesista di oggi. Ovviamente non sei caduto nel tranello. Ho registrato mezz’ora di intervento, tutto centrato sulla libera del presente. Di quelle piste conosci ogni attuale segreto, ogni curva, ogni momento nel quale attaccare, ogni momento nel quale accontentarsi di portare a casa la pelle. Un’intervista molto tecnica, degna di un grande allenatore, altro che vecchia gloria dello sci.
Ci siamo lasciati con la promessa di risentirci per organizzare qualche cosa a Solda, e aspettavo la fine di questo periodaccio per prendere il telefono.
Lo so, dicono tutti così, ma veramente volevo chiamarti in questi giorni. Il fatto è che Claudia Giordani, la grande campionessa, mi ha regalato delle foto inedite appartenute a suo papà. In una ci sei tu, all’arrivo di una gara, divertente e scanzonato come sei sempre stato. Insomma, volevo proprio portartela direttamente.
E tu che cosa combini? Che scherzo è questo? Andarsene a Pasqua in un giorno di festa, in fretta e furia con la stessa velocità con la quale tagliavi il traguardo? In punta dei piedi, quasi a non voler disturbare.
Sai una cosa Rolly? Ti ho già raccontato che ho un po’ il pallino dei tempi della Valanga, dei vecchi eroi degli anni passati, allora ascolta, ho parlato spesso con tanto di voi, ho avuto il piacere di raccogliere molte confidenze in quello che oltre a un gruppo di atleti straordinari è stato anche un gruppo di grandi amici. Bene, il tuo nome viene sempre fuori. Come quello di Erwin, Cavallo Pazzo, Stricker. Ai tuoi colleghi importa poco del palmares, o delle discussioni sugli incidenti che hanno minato la tua carriera, a loro interessa ricordare che senza quelli come te, senza gli estroversi, i generosi, i gioviali, i cuorcontento, beh forse la Valanga non ci sarebbe mai stata.
Grazie Rolly per l’atleta e per l’uomo che sei stato. Mi vergogno un po’ ma ho un ultimo piacere da chiederti. Ascolta, quando ti capita di incontrare Ilario, Erwin, Fausto e quel ragazzino di Gressoney, Leo David, abbracciali tutti da parte di noi vecchi fans. Dì loro di stare tranquilli. Qui non li dimentica nessuno.
Luca Steffenoni