Valeria Ghezzi: “Il protocollo esiste già, vanno fatte le rifiniture”
Dopo il nuovo Dpcm e in attesa che venga approvato un nuovo protocollo da parte delle regioni per garantire ancora una maggior sicurezza su impianti e piste da sci, abbiamo sentito il parere di Valeria Ghezzi, presidente Anef.
Alla luce del nuovo decreto, come vede la situazione?
“Innanzitutto il nuovo Dpcm si occupa del nostro settore, e questo è già un fatto positivo. Ci vincola a linee guida per l’utilizzo in sicurezza, e anche questo mi pare logico. Aprendo allo sci, il nuovo Dpcm ‘salva’ di fatto tutta l’economia della montagna. Perché senza impianti, la stragrande maggioranza delle altre attività economiche (dalle scuole sci agli alberghi, dai ristoranti all’artigianato) resterebbero chiuse”.
Quali saranno le prossime mosse da fare? Nuove soluzioni e strategie?
“È talmente logico che si debbano avere delle linee guida che un protocollo esiste già. Ci abbiamo lavorato fin da maggio ed è stato inviato già a settembre sia alla conferenza Stato Regioni che al ministro Boccia, che lo ha trasmesso al Cts. Ora si tratta di fare in modo che tutti i governi regionali condividano il testo, apportando le eventuali modifiche che riterranno necessarie. E che successivamente il Cts validi questo testo. Ma il lavoro di fondo è già fatto. Diciamo che siamo alle rifiniture”.
Lo sci può proseguire davvero in sicurezza?
“Sì, per la sua natura intrinseca, per il fatto che si pratica all’aria aperta e su superfici molto vaste, perché se siamo a meno di 2 metri di distanza corriamo il rischio di scontrarci. Dopo l’esperienza di Cervinia, sicuramente porremo maggiore attenzione nella gestione delle code. Uno dei problemi è certamente che le nuove misure di sicurezza rallentano tutte le procedure, facendo in tal modo aumentare le code. Dalle vendite on line alla gestione dei momenti di maggior afflusso, il superamento di questi aspetti di difficoltà sarà ora la nostra priorità”.
Si potrà salvare la stagione?
“Sarà una stagione di perdite importanti, 30% in meno sarebbe già un successo. Purtroppo, ci aspettiamo peggio. Ma non aprire gli impianti significherebbe un danno incommensurabile per tutte le categorie economiche legate alla montagna invernale. Quindi ce la metteremo tutta per farcela. Virus permettendo, perché ovviamente l’andamento dei contagi sarà comunque determinante e di questo ci rendiamo perfettamente conto”.
Chiara Todesco
Foto: anef.ski