Magoni si sbilancia e lancia Petra verso la generale
Tutto il team di Petra Vlhova è in questi giorni al lavoro sulle nevi dello Stelvio, ma giovedì scorso l’atleta slovacca assieme a Livio Magoni è scesa a Milano per eseguire dei test nella galleria del vento del Politecnico di Milano e per fare i calchi per i nuovi plantari che Petra userà nel prosieguo dell’estate e nella prossima stagione invernale. L’occasione è stata propizia per capire come il tecnico di Selvino e la sua atleta si stiano muovendo in preparazione di una stagione molto importante per Petra.
Livio, come avete vissuto tu e Petra il periodo di lockdown in cui il mondo pare essersi fermato?
“L’abbiamo vissuto bene, non voglio dire che il lockdown sia stata una fortuna ma di certo non ci ha rovinato i programmi. Quando Petra finisce la stagione è distrutta perché ha dato l’anima per mesi e vorrebbe staccare due settimane andando in vacanza. Quest’anno, tornata da Are, Petra ha deciso di mettersi in quarantena nella sua seconda casa sul lago, dove è stata raggiunta anche dalla famiglia. Dopo un po’ di meritato riposo ha iniziato ad allenarsi con grande intensità sui nostri programmi atletici”.
Poi siete tornati sulla neve prima in Slovacchia e dopo allo Stelvio. Come è andata?
“Si esatto, appena è stato possibile abbiamo rimesso gli sci a Jasna, la stazione era chiusa a causa del Covid ma grazie all’enorme popolarità di Petra abbiamo avuto ampia collaborazione: motoslitta e gatto delle nevi dedicati e piste riservate e perfettamente battute. E’ stato un ottimo allenamento nel complesso”.
A maggio Petra ha lavorato bene dal punto di vista atletico complice la possibilità di andare in palestra.
“Dai primi di giugno abbiamo messo nuovamente gli sci allo Stelvio, dove abbiamo trovato spesso brutto tempo e condizioni della neve non ottimali, tuttavia per il lavoro in campo libero che avevamo in programma di fare questo non ci ha creato problemi più di tanto”.
Petra come sta adesso?
“I test che abbiamo fatto sono i migliori degli ultimi quattro anni. Lei è molto su di morale e se proseguiamo in questa direzione siamo messi benissimo per la stagione”.
Come pensi di organizzare il lavoro per quest’estate in cui ogni federazione proverà a sfruttare al massimo i ghiacciai di casa?
“Ora staremo allo Stelvio ancora fino al 24 con una pausa di un paio di giorni per scendere un po’ di quota e recuperare. Quest’anno abbiamo affittato una casa a Vipiteno per tutto il team proprio per avere la possibilità di scendere un po’ di quota e lavorare bene sull’atletica. A inizio luglio lascerò che Petra torni a casa per una decina di giorni e poi torneremo allo Stelvio, ai primi di agosto abbiamo in programma una sessione in ski dome per lavorare bene sullo slalom e poi Petra si godrà la sua settimana di vacanza vera e propria per mollare di testa. A settembre lavoreremo tra Hintertux e Stelvio per il blocco che rappresenta la nostra Ushuaia”.
La crisi economica in cui stiamo entrando ha portato a tagli importanti delle sponsorizzazioni. Pensi che patiranno di più le grandi federazioni o quelle piccole come la vostra?
“A dire il vero non ti saprei dire la situazione delle federazioni come la nostra perché noi siamo ormai un team privato a tutti gli effetti e c’entriamo poco o niente con la federazione slovacca che non ci ha mai supportati più di tanto. L’unico che era dalla nostra parte era il segretario generale che per questo è stato licenziato. Per la prossima stagione alla federazione abbiamo chiesto solo 100 pali da slalom, i nostri sono ormai vecchi e la prima al mondo in slalom necessita di qualche palo per potersi allenare. Le grandi federazioni invece in qualche maniera se la cavano sempre perché i budget e il giro di affari sono talmente alti che le squadre di Coppa del mondo non vengono mai intaccate. Taglieranno sui progetti giovanili e se occorre anche sulla Coppa Europa ma non in maniera significativa sulla Coppa del mondo”.
Tralasciando la parentesi con la Fisi, negli ultimi anni hai allenato due talenti del calibro di Tina Maze e Petra Vlhova. Che analogie trovi tra le due?
“A dire la verità sono molto simili, due grandi lavoratrici. Più che altro è diverso il percorso che stiamo facendo insieme perché Tina ha iniziato con me la sua seconda carriera: lei aveva vinto appena arrivata in Coppa, poi ha avuto problemi con la federazione, voleva anche smettere e poi allora ha fatto il team con me e Massi – nel frattempo la conversazione viene interrotta da Claudio Ravetto che, invitato dal suo secondo Alberto Laurora, dà inizio a un confronto tecnico di livello incredibile con Livio -. Inoltre con Tina mi occupavo esclusivamente della parte tecnica sugli sci perché dell’atletica si è sempre occupato esclusivamente Andrea Massi. Petra mi ha chiamato dopo la prima vittoria in Coppa del mondo dicendomi che voleva lavorare insieme a me per poter continuare a vincere. Lei è un libro tutto da scrivere per me, mi segue con molta più facilità. Inoltre facciamo un lavoro davvero completo perché la seguo anche dal punto di vista della preparazione atletica, del mental coaching e in parte anche della preparazione dei materiali”.
Pensi che Petra sia pronta per l’assalto alla Coppa del mondo generale?
“Assolutamente sì, la stagione passata abbiamo avuto un po’ di sfortuna con le cancellazioni delle gare anche prima della pandemia, ma ora Petra è davvero in ottima condizione, se tutto andrà come deve andare siamo messi molto bene per l’inverno”.
Mattia Laudati