Perché Stenmark vinse “solo” tre Coppe del Mondo generali
Vincere 34 gare di Coppa del Mondo di sci alpino nel corso di tre inverni (solo altri sette sciatori ne hanno vinte di più nel corso di tutta la loro carriera) e non riuscire a portarsi a casa nemmeno una delle tre sfere di cristallo assolute di quelle stagioni, 1978-1979, 1979-1980 e 1980-1981. Tutto questo è capitato a Ingemar Stenmark. Com’è possibile che un campione del genere abbia potuto rimanere a bocca asciutta per quanto riguarda le coppe generali in quegli anni e si sia dovuto accontentare solamente delle coppe di gigante e slalom?
E’ presto detto: da metà degli anni settanta nel calendario di Coppa del Mondo fecero la loro comparsa le combinate, che penalizzavano notevolmente le chance del campionissimo di Tarnaby: non disputando le discese, non poteva guadagnare punti nelle gare multiple. Ma soprattutto, a penalizzarlo furono gli scarti, che negli sport dello sci al giorno d’oggi rimangono solo nella Coppa del Mondo di biathlon, peraltro in misura ridottissima. In pratica, per la classifica generale si prendevano in considerazione solo un certo numero di risultati per specialità e tutti gli altri ciascun atleta li doveva scartare. Un sistema a nostro avviso folle, che fu finalmente abolito nella stagione 1987-1988, quando vennero conteggiati tutti i risultati di ciascun atleta.
Fin dalla prima edizione della Coppa del Mondo del 1967 e fino al 1970-1971 si contavano per la classifica generale solo i tre migliori risultati in discesa, gigante e slalom, che aumentarono a cinque nel 1971-1972. Dal 1972-1973 si adottò un sistema un po’ più corretto e infatti gli atleti che dovettero scartare risultati furono molto pochi: la stagione veniva divisa in due o anche tre periodi, per ciascuno dei quali venivano presi in considerazione i migliori risultati in poco più della metà delle gare di ogni periodo.
Questo sistema restò in vigore fino alla stagione 1976-1977 compresa. Durante questo periodo ci fu l’esperimento del 1973-1974: se un atleta arrivava nei primi dieci in discesa e in slalom o in discesa e gigante nella stessa località gli venivano raddoppiati i punti ai quali aveva diritto. Dal 1974-1975 per la classifica generale furono introdotte le combinate: fu la stagione della quarta Coppa del Mondo vinta da Gustav Thoeni grazie alla sua polivalenza (memorabile il secondo posto a 1/100 da Franz Klammer nella discesa sulla Streif di Kitzbuehel) ma soprattutto grazie al suo trionfo nel celeberrimo parallelo finale di Ortisei nei quale prevalse in finale proprio su Stenmark.
Le combinate nei due inverni successivi non bastarono a fermare lo svedese, ormai diventato nettamente superiore agli altri, compresi i campioni della Valanga Azzurra, nelle specialità tecniche. Si portò a casa infatti le sue prime due sfere di cristallo, subito seguite dalla terza, che si rivelerà poi essere la sua ultima, nel 1977-1978, malgrado un primo tentativo della FIS di intaccare la sua superiorità: si tornò alle origini non conteggiando le combinate e prendendo in considerazione solo i tre migliori risultati nelle altre tre specialità. Alla nona gara stagionale Stenmark, avendo vinto i primi tre giganti e i primi tre slalom (che facevano seguito agli ultimi due slalom e agli ultimi due giganti dell’inverno precedente per un totale di 10 trionfi consecutivi nelle gare tecniche), aveva già raggiunto il massimo possibile di punti a sua disposizione, 150, ma nessuno dei suoi avversari, nelle restanti tredici gare, fu in grado di superarlo.
A questo punto la FIS decise che ne aveva abbastanza e, oltre a conteggiare i tre migliori risultati in discesa, gigante e slalom, reintrodusse le combinate, prendendo in considerazione anche qui i tre migliori risultati di ciascun atleta. Inoltre, incredibilmente, nelle ultime gare dell’anno per specialità, due discese, tre giganti e tre slalom, venne cambiato il sistema di punteggio: a quello in vigore fin dal 1967, e cioè 25, 20, 15, 8, 6, 4, 3, 2 e 1 per i primi dieci, ne subentrò uno per i primi venticinque: 25, 24, 23 ecc. fino al 25° che prendeva un punto. Il tutto ovviamente per assicurare punteggi più alti nei piazzamenti tra i primi dieci agli avversari di Stenmark, che avevano anche altri 15 piazzamenti a disposizione, dall’11° al 25°, per andare a punti, quando invece fino a pochi giorni prima restavano a bocca asciutta.
Un vero scandalo: la Coppa del Mondo venne vinta dallo svizzero Peter Luescher con 186 punti mentre Stenmark, dovendosi accontentare solamente di 150 punti esattamente come l’anno precedente, finì addirittura quinto, preceduto anche dal giovanissimo austriaco Leonhard Stock, non ancora campione olimpico in discesa (ci riuscirà l’anno dopo a Lake Placid) e secondo con 163 punti, lo statunitense Phil Mahre, terzo con 155 punti, e il nostro Piero Gros, quarto con 152 punti. E’ interessante notare che Stenmark vinse tutti e dieci i giganti di quella edizione della Coppa per un totale di 13 successi (3 in slalom) contro i 3 di Luescher (2 combinate e 1 slalom) e dovette scartare ben 260 punti: il suo punteggio “pieno” sarebbe stato di 410 (e invece fu costretto a scartare 260 punti!), contro i 289 di Luescher, i 197 di Stock e i 204 sia di Phil Mahre che di Gros.
Nonostante l’aumento dei migliori risultati a quattro per specialità per decretare il vincitore della coppa, più tre per le combinate, e nonostante l’allungarsi della sua striscia di vittorie consecutive in gigante a 14 in poco più di due anni, Stenmark dovette accontentarsi del secondo posto nella stagione 1979-1980 alle spalle di Andreas Wenzel. La zona punti venne fissata per i primi 15 e sarà così fino al 1990-1991 compreso. Dopo un lungo duello con Stenmark, il campione del Liechtenstein operò il sorpasso decisivo nella terzultima gara, il gigante di Cortina d’Ampezzo, nel quale fu quarto a 4”41 (avete letto bene, 4 secondi e 41 centesimi!) dal trionfatore Stenmark, che però non guadagnò nemmeno un punto perché aveva già raggiunto i 200 a sua disposizione e alla fine fu preceduto di 4 punti dal fratello minore della grandissima Hanni. Le vittorie stagionali per Ingo furono 11, 7 in gigante e 4 in slalom, mentre per Andy furono 3, una in combinata, una in gigante e una in slalom. Inoltre i punti scartati dall’atleta del Principato furono solo 8, quelli dello scandinavo ben 128.
Nuova modifica del regolamento per il 1980-1981: vennero ulteriormente aumentati a cinque i migliori risultati per discesa, gigante e slalom e mantenuti a tre per le combinate. Dopo un lungo regno in testa alla classifica del discesista e, per l’occasione, combinatista, Peter Mueller, arrivò il colpo di scena: per guadagnare punti in combinata Stenmark decise di disputare la discesa di Kitzbuehel e lo fece percorrendo la Streif praticamente in piedi classificandosi 34° a quasi 11 secondi dal vincitore Steve Podborski, il più forte e solido dei Crazy Canucks. La combinata non prevedeva l’accoppiamento della discesa con lo slalom del giorno dopo ma, curiosamente, con lo slalom di Oberstaufen di quattro giorni prima, nel quale Stenmark era stato battuto per 2 centesimi da un altro portacolori del Liechtenstein, Paul Frommelt, e nella combinata vinta da Phil Mahre davanti al gemello Steve Ingo si classificò terzo.
Stenmark il giorno dopo trionfò nello slalom e nella combinata dell’Hahnenkamm non valida per la Coppa arrivò secondo dietro al cecoslovacco Bohumir Zeman, Phil Mahre invece uscì nella prima manche. Ingo, che non disputerà mai più discese, prese la testa della classifica generale il successivo weekend e sembrò poter finalmente prevalere ma all’ultima gara, il gigante di Laax, venne sorpassato di 6 punti, 266 contro 260, dallo statunitense che arrivò secondo dietro al sovietico Aleksandr Zhirov guadagnando 9 punti, Stenmark fu terzo e non guadagnò nulla in classifica avendo già fatto il pieno di punti validi tra le porte larghe.
Lo svedese in stagione vinse 10 gare, 6 giganti e 4 slalom, contro le 6 dello statunitense dello stato di Washington, 3 combinate, 2 slalom e 1 gigante. I punti totali dello scandivano sarebbero stati 416 (156 punti scartati) e quelli di Mahre 363 (97 punti scartati). Ma la combinata di Oberstaufen e Kitzbuehel ebbe un peso determinante sull’esito di quella Coppa: se la discesa sulla Streif fosse stata accoppiata allo slalom sulla Ganslern e non a quello nella località bavarese Stenmark avrebbe guadagnato 5 punti e Phil Mahre ne avrebbe persi 10: la classifica finale della Coppa avrebbe visto trionfare Ingo con 265 punti contro i 256 del rivale. Insomma, un’altra piccola grande ingiustizia che negò per la terza volta consecutiva al più grande slalomgigantista di tutti i tempi (i tifosi di Marcel Hirscher si mettano il cuore in pace) la sfera di cristallo assoluta.
Anche nelle tre stagioni successive Stenmark arrivò secondo nella generale ma il suo rendimento non fu più così clamoroso, tanto è vero che i vincitori lo avrebbero preceduto anche col punteggio totale senza gli scarti. Nel 1981-1982 e nel 1982-1983 vinse ancora Phil Mahre, che si aggiudicò 8 gare nella prima occasione e 6 nella seconda contro le 5 di Ingo in entrambe le stagioni, mentre nel 1983-1984 nacque la luminosissima stella di Pirmin Zurbriggen che vinse solo 4 gare contro le 8 dello scandinavo ma salì ben 12 volte sul podio contro le 10 dell’avversario. Stenmark continuò a gareggiare fino al 1988-1989 vincendo una gara anche nella sua ultima stagione agonistica, il gigante di Aspen, il suo 46° in Coppa, che aggiunti a 40 slalom lo installano in cima alla classifica dei plurivittoriosi con 86 trionfi. Forse non avrebbe vinto otto Coppe del Mondo consecutive come Hirscher ma quello che è certo è che solo dei regolamenti profondamente ingiusti come quelli che abbiamo descritto gli negarono la possibilità di portarsene a casa almeno sei di fila e invece, cosa incredibile visti i numeri che abbiamo snocciolato, si è dovuto accontentare di metterne in bacheca solamente tre.