
50 anni fa in Val Gardena il parallelo dimenticato, svoltosi 24 ore prima di quello più famoso
Sabato 22 marzo 1975, esattamente 50 anni fa, si disputò una gara che è stata completamente dimenticata, se non altro perché è stata immediatamente cancellata dalla memoria da quello che successe il giorno dopo, domenica 23 marzo, quando Gustav Thoeni e Ingemar Stenmark si giocarono la Coppa del Mondo maschile nella finalissima del parallelo della Val Gardena e Stenmark cadde a un passo dal traguardo della prima manche consegnando la quarta sfera di cristallo al fuoriclasse altoatesino di Trafoi mandando in delirio le migliaia e migliaia di persone presenti sulla pista Ronc di Ortisei.
Non ci soffermeremo su questo avvenimento, epocale non solo per lo sci ma per l’intero sport italiano, sul quale sono stati scritti anche dei libri, ma andremo a rivisitare quello che successe il giorno prima, appunto il 22 marzo, sulla stessa pista Ronc, che oggi non esiste più. Ebbene, su quel pendio si disputò il parallelo delle donne, che metteva fine all’edizione 1974-1975 della Coppa del Mondo femminile.
Una gara che attirò molti meno spettatori e addetti ai lavori, perché, come scrisse “La Stampa”, “le donne non fanno spettacolo come gli uomini, almeno nello sci”, ma soprattutto perché la fuoriclasse austriaca Annemarie Proell, sposata Moser, aveva già da tempo chiuso i giochi per la vittoria nella classifica generale, e in quell’inverno riuscì a conquistarla per la quinta volta consecutiva. Invece alla gara maschile del giorno dopo arriveranno a giocarsi il trofeo in tre, che erano in testa alla graduatoria con lo stesso numero di punti, 240: oltre a Thoeni e Stenmark, anche Franz Klammer, che però uscirà immediatamente di scena, battuto da uno dei sette azzurri al via, Helmuth Schmalzl.
Per l’Italia nella gara femminile c’era una sola atleta al via: Claudia Giordani, alla quale abbiamo dedicato un pezzo della rubrica “Campioni per sempre” sul numero di marzo della nostra rivista. A soli 19 anni quella ragazza nata a Roma, cresciuta a Milano e che si formò sciisticamente sulle nevi piemontesi, era già la leader della squadra femminile, poiché aveva già conquistato una vittoria in Coppa del Mondo, nel gigante di Les Gets del 9 gennaio 1974, e si era rivelata come sciatrice polivalente, tanto è vero che il suo primo risultato di rilievo fu il quinto posto nella discesa di St. Moritz del 10 febbraio 1973.
Quella stagione però era stata molto difficile per Claudia, che negli allenamenti in vista della discesa di Cortina d’Ampezzo di inizio dicembre si era fratturata lo scafoide ed era tornata a gareggiare nello slalom di St. Gervais del 29 gennaio 1975 con la mano ancora ingessata. Il 21 febbraio però a Naeba, in Giappone, era riuscita a conquistare un bellissimo quarto posto tra le porte strette.
Ora, nel parallelo finale di Ortisei, era l’unica azzurra in gara poiché Cristina Tisot aveva dovuto dare forfait contro la norvegese Torill Fjellstad a causa del riacutizzarsi di una tendinite. Per la verità un’altra italiana al via c’era: Elena Matous, che però difendeva i colori di San Marino (e in seguito sarebbe passata addirittura a quelli dell’Iran conquistando un podio, ma questa è un’altra storia), che uscì subito di scena, battuta dall’austriaca Wiltrud Drexel.
Insomma, Claudia è l’unica in pista per la squadra italiana femminile, che a quei tempi, come abbiamo visto anche da quanto scrivevano i gornali, era considerata di serie B rispetto a quella maschile. Eppure la figlia del telecronista di basket Aldo Giordani e della cestista Francesca Cipriani, quel sabato di marzo fa faville. Nei primi due turni cadono nel testa a testa contro di lei nella prima manche due ragazze prevalentemente discesiste, l’austriaca Irmgard Lukasser e la svizzera Bernadette Zurbriggen.
Nei quarti di finale Claudia batte l’emergente austriaca Regina Sackl, il tutto con grande sconcerto degli addetti ai lavori, non perché sia riuscita a vincere ma perché, essendo il parallelo una gara inedita in Coppa del Mondo, si stupiscono del fatto che le due piste lungo le quali scendono le atlete non siano uguali l’una all’altra dato che ce n’è una che è più veloce dell’altra. Ma questo, come hanno poi dimostrato i paralleli degli anni successivi, si verifica quasi sempre! Morale della favola, Giordani, sulla pista “blu”, la più veloce, infligge 750 millesimi a Sackl, che ne recupera solo 247 nella seconda a piste invertite.
In semifinale Claudia affronta un’avversaria fortissima come la francese Fabienne Serrat e sulla pista “rossa”, la più lenta, le concede solo 93 millesimi, per poi scatenarsi nella seconda: all’intermedio ha oltre 6 decimi di vantaggio, per giunta la transalpina cade poco prima del traguardo e così Giordani va in finale contro l’austriaca Monika Kaserer, che due giorni prima è arrivata terza nell’ultimo slalom stagionale.
Kaserer è arrivata all’atto decisivo battendo due delle grandi favorite, la tedesca ovest Christa Zechmeister negli ottavi e la connazionale Proell nei quarti, poi in semifinale ha avuto la meglio sulla svizzera Marie-Theres Nadig. L’altra svizzera Lise Marie Morerod, vincitrice della classifica delle porte strette e di tre slalom su sette stagionali, compreso quello di due giorni prima, era stata subito eliminata da Evi Proell, sorellina di Annemarie. La campionessa del mondo in carica di slalom Hanni Wenzel si era invece infortunata al braccio in allenamento alla vigilia del parallelo e non aveva potuto prendere il via.
Un cammino importante quindi per le due finaliste, anche se Kaserer, per lo spessore delle atlete battute, poteva essere considerata la favorita. Nella prima manche sulla pista “rossa” Claudia viene battuta di 206 millesimi dall’austriaca. Nella seconda però sulla “blu” arriva all’intermedio avanti di 140 millesimi. Le manca poco quindi per recuperare il distacco e andare a vincere ed effettivamente il vantaggio si dilata fino a quando Claudia, a un passo dal successo, sbatte con lo scarpone contro il palo della penultima porta e finisce a terra scoppiando in lacrime per la delusione.
Vince quindi Kaserer e Claudia deve accontentarsi di un secondo posto che le sta molto stretto. Tuttavia negli anni successivi si toglierà grandi soddisfazioni, come la conquista dell’argento olimpico a Innsbruck l’11 febbraio 1976 e altre due vittorie in Coppa del Mondo oltre a quella di Les Gets precedentemente citata, negli slalom di Maribor dell’1 febbraio 1977 e di Saalbach dell’11 marzo 1980. Una donna, Claudia Giordani, che è di fatto la capostipite di quella che era, ed è tuttora, la Valanga Rosa, e che ha segnato un punto di svolta nella popolarità dello sci alpino femminile italiano. Ed è davvero un peccato che quella sua gara bella e sfortunata in Val Gardena, disputata alla vigilia del “giorno del giudizio” tra Thoeni e Stenmark, non se la ricordi quasi nessuno.
MV
Foto: Pagina Facebook CONI